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Il Direttore diocesano Migrantes focalizzato al convegno di Chianciano (S. Ridolfi)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 6/05


IL DIRETTORE DIOCESANO MIGRANTES FOCALIZZATO AL CONVEGNO DI CHIANCIANO

 

di Silvano Ridolfi

 

La figura del Direttore Diocesano non è nuova. Anzi, la si può dire una “figura obbligata” per il radicamento nel territorio proprio di tutta l’azione della Chiesa che è in Italia.

Già se ne fa menzione nella Costituzione apostolica di Pio XII “Exsul familia” (1952), la “magna charta” della Chiesa cattolica in materia di migrazioni. Ma è nel suo successivo aggiornamento pastorale, il Motu proprio di Paolo VI “Pastoralis migratorum cura” (1969) che acquista maggiore consistenza sia pure in forma non vincolante, cioè “se appare necessario e almeno opportuno”, e ciò sia per la Chiesa di partenza (n. 25) sia per quella di arrivo (n. 29).

La sua figura non compare invece nel documento della Pontificia Commissione per la Pastorale delle Migrazioni e del Turismo “Chiesa e mobilità umana” (1978) e nemmeno nella recente Istruzione “Erga migrantes caritas Christi” (2004) del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.

Ma la prassi prima e ancor più la normativa ecclesiale poi in Italia hanno dato importanza e compiti al Delegato Diocesano come risulta già dai primi inizi della assistenza agli emigrati italiani con l’U.C.E.I. (Ufficio Centrale Emigrazione Italiana), l’organismo CEI che dal 1963 (inizialmente denominato U.C.E. – Ufficio Centrale Emigrazione – e definitivamente nel 1965 U.C.E.I.) ha seguito pastoralmente le migrazioni (e inizialmente, terminando nel 1969, anche il turismo) fino alla costituzione della Fondazione Migrantes (1987).

Basta sfogliare il “Bollettino UCEI” già negli anni ‘50 (poi “Servizio Migranti” dal 1971) per leggervi un costante riferimento ai Delegati Diocesani. Per questi venne organizzato un primo Convegno Nazionale nel 1957. Ne seguirono poi altri (il 2° nel 1965, il 3° nel 1972 e il 4° nel 1976).

La figura del Direttore Diocesano per le migrazioni ha sempre seguito l’evoluzione dell’Organismo Centrale cui era, e resta, strutturalmente e organizzativamente e in parte cospicua anche emotivamente legato. Conseguentemente ora il DD è divenuto il coordinatore dei 5 settori pastorali delle migrazioni che compongono la Migrantes attraverso un raccordo regionale.

Anche se nello statuto Migrantes figura e funzione del DD non hanno – stranamente a dire la verità – ricevuto il necessario spessore dovuto al radicamento nel territorio.

L’art. 5 si limita, infatti, a dire che “per un più puntuale perseguimento delle proprie finalità la Fondazione (Migrantes) può operare anche mediante centri e servizi su base regionale. Sarà poi la Commissione Ecclesiale per le Migrazioni nel 1990 a provvedere all’ampliamento e alle specificazioni dei compiti di questo servizio, riconoscendo l’esigenza di una diramazione periferica della Migrantes. Nelle sue indicazioni su “Organizzazioni Migrantes a livello regionale e diocesano” prevede e regolamenta apposite strutture periferiche, precisando: “Anche se l’indicazione statutaria è sobria di parole, è fuori dubbio l’efficacia dell’organizzazione regionale, articolata a sua volta sul piano diocesano” (art. 2.1).

Viene indicata anche la denominazione della struttura regionale in “Centro Regionale Migrantes” (art. 3.1). Di seguito il Vescovo diocesano è invitato a nominare un incaricato diocesano per i problemi pastorali della mobilità, che si chiamerà “Direttore Diocesano Migrantes “ (art. 4.1).

Avendo, quindi, la Fondazione Migrantes recuperata, per la sua importanza ideale ed operativa, la figura del “Direttore Diocesano”, ci si è preoccupati poi di chiarirne la natura, la collocazione ecclesiale ed i compiti relativi. Sarà il Convegno Nazionale dei Direttori Diocesani Migrantes di Assisi nel 1996 a porsi il problema di “quale Direttore Diocesano per una Chiesa missionaria ed itinerante” (prolusione del Direttore Generale mons. Lino Belotti).

Ne nasce in quella sede una proposta sul servizio pastorale del Direttore Diocesano Migrantes, proposta che dopo diverse verifiche alla base riceverà compiutezza e conferma nel “Convegno Nazionale dei Direttori Diocesani e collaboratori Migrantes” a Chianciano Terme (SI) il 27–30 settembre 2004.

Con l’approvazione infine della Commissione Episcopale per le Migrazioni (CEMI) del 17 gennaio 2005, la figura ed i compiti del Direttore Diocesano restano per ora definitivamente chiariti e devono ora attuarsi nella realtà diocesana.

Paolo VI indicò giustamente che “alla mobilità della gente deve corrispondere quella della pastorale loro dedicata”. La maturazione di riflessione e ordinamento nella Chiesa universale con il Concilio Vaticano II (1963–65), il nuovo Codice di Diritto Canonico (1983), i molti Sinodi, il rinnovamento nelle strutture pastorali (Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti) e la notevole crescita in coscienza, responsabilità e collegialità nella Chiesa italiana con i piani pastorali decennali, l’adeguamento dei suoi Uffici pastorali ed i molti diretti interventi hanno notevolmente influito all’aggiornamento anche nella pastorale delle migrazioni.

Ed è un processo che non può fermarsi, ma deve adeguarsi continuamente alle nuove sfide, oltre a risvegliare attenzioni, prese di coscienza e assunzione di responsabilità.