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Nel Circo e nel Luna Park già si vive un mondo nuovo (Piergiorgio Saviola)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 5/05


nel circo e nel luna park già si vive un mondo nuovo

 

di Piergiorgio Saviola

 

Il Circo e il Luna Park sono stati felicemente definiti “laboratorio di frontiera per un cammino cristiano nella fratellanza universale, nell’ecumenismo, nell’incontro con le altre religioni”.

Cammino cristiano nella fratellanza universale

Lo spettacolo, di cui i circensi e i lunaparchisti ne sono i promotori e i protagonisti, nell’offrire ai fruitori, grandi e piccoli, gioia e festa, genera una visione positiva dell’uomo, del mondo e della vita tipicamente evangelica, quando è fondata nella totale fiducia nella provvidenza divina.

Infatti il prendere coscienza della mobilità in senso cristiano può favorire sia il necessario distacco dalle realtà terrene (evitando la tentazione di “attaccarsi” al denaro) sapendo che su questa terra siamo solo “di passaggio”, sia l’accoglienza senza pregiudizi di nuovi compagni di cammino, ed infine coltivare il senso della presenza di Dio in ogni persona e in ogni luogo.

Per i circensi e i lunaparchisti essere continuamente in viaggio di città in città, vuol dire considerare la propria attività non solo un lavoro con il quale sostenere la propria famiglia, bensì un aspetto della propria vita, che ne viene condizionata interamente.

Chi di noi potrebbe vivere in una sorta di precarietà - pensiamo alle loro abitazioni su ruote, certamente meno sicure di un appartamento - se non avesse una visione positiva del contesto sociale che lo circonda?

Vivere pertanto una parte rilevante della giornata all’aperto fa sì che anche il carattere delle persone sia favorevolmente condizionato dalla vita di relazione.

Il Luna Park, ad esempio, si fa in gruppo, sia esso una realtà di carattere familiare o una iniziativa alla quale partecipano centinaia di esercenti; nel Circo vivono decine di artisti ed altrettanti collaboratori di servizio: tutti coinvolti per il buon esito dello spettacolo.

Essere del Luna Park o del Circo vuol dire essere persone che vivono di relazioni, di contatti, di amicizie, di rapporti di lavoro con esponenti delle Amministrazioni comunali, con le Forze dell’Ordine, ecc… e non ne possono fare a meno perché la loro attività è anche la loro modalità di vita.

Quanto avviene con il mondo civile si realizza per i circensi e i lunaparchisti anche con le realtà ecclesiali locali, almeno dove uomini di Chiesa sono più sensibili all’accoglienza e più favorevoli all’invito a partecipare attivamente, pur nelle loro brevi soste, alla vita parrocchiale.

Quando ci si interroga sul significato della “funzione sociale” che il legislatore ha inteso riconoscere all’attività del Circo e del Luna Park con la legge 1968 ed alle felici espressioni dei Sommi Pontefici, da Pio XII a Giovanni Paolo II, concordi nell’affermare “l’attività degli spettacoli viaggianti elemento di pace interiore, di tranquillità dello spirito e, nel contempo, di serietà, dignità sino a diventare utile apostolato, poiché favorisce l’accordo dei migliori sentimenti e perciò una seconda armonia”, non è difficile trovare che tali affermazioni continuano a corrispondere alle mutate situazioni in cui lo spettacolo viaggiante si trova ad operare.

Per vocazione i circensi e i lunaparchisti operano infatti per favorire svago e riposo alla gente: sono costruttori di poesia, di sogni, di tempo disteso.

E pure una delle loro caratteristiche dominanti il privilegiare i più deboli: bambini, anziani, disabili.

Si sentono collaboratori di Dio nel settimo giorno, per aiutare gli altri a trovare distensione.

Nell’ecumenismo e nell’incontro di altre religioni

Nella realtà composita dei Circhi e Luna Park è frequente la presenza di persone di altre razze.

E normale trovare radicata nei circensi e lunaparchisti oltre l’accoglienza cristiana del “diverso” integrandolo a pieno titolo in una rete di solidarietà, anche il rispetto delle altre religioni, favorendo un dialogo ecumenico ed interreligioso.

Questo dialogo nasce dalla convinzione che “ogni uomo è mio fratello” che permette di parlare con lui, di comunicargli la mia ricchezza interiore e condividere le mie risorse, accogliendo anche quanto di buono mi può essere offerto.

Naturalmente il dialogo è possibile a partire da una identità forte, per non correre il rischio della confusione delle lingue, come a Babele. Per potersi aprire con serenità ai fratelli bisogna sapere bene quello che si è, essere saldamente radicati nella fede in Gesù Signore, nella cui conoscenza bisogna continuamente crescere, per essere testimoni autentici e credibili della sua morte e resurrezione.

Da qui la necessità di una presenza di Chiesa in ogni Circo e Luna Park, di operatori pastorali, sacerdoti, religiosi, laici impegnati, come compagni di viaggio nel cammino cristiano non sempre facile, spesso pieno di imprevisti e difficoltà.

Ci si appella allora alle Chiese locali, alle parrocchie, perché diventino “case aperte a tutti”, “parrocchie missionarie” al servizio della fede delle persone, anche quelle di passaggio, compresi, dunque, i circensi e i lunaparchisti, e possano assumere nei loro confronti quegli atteggiamenti e rapporti di vita che sono chiesti da Gesù alla sua Chiesa, superando tentazioni e insidie in contrasto con il Vangelo.