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Catechesi Mons. Russotto 19/8/05


Servizio Nazionale per la pastorale giovanile - VIVERE NEL MONDO COME VERI ADORATORI DI DIO


VIVERE NEL MONDO COME VERI ADORATORI DI DIO
Per un’altra strada fecero ritorno al loro paese (Mt 2,12)

Mons. Mario Russotto – Vescovo di Caltanissetta

 

Carissimi Giovani,
nella catechesi di ieri abbiamo concluso con l’icona di noi tutti inginocchiati in adorazione dinanzi a Dio che in Gesù Eucaristia si inginocchia dinanzi a noi, sue fragili creature.

1. Come Maria: nella contemplazione l’azione

Il tema della nostra catechesi odierna è “Vivere nel mondo come veri adoratori di Dio”. Siamo chiamati pertanto a “ripartire da Cristo”, incontrato, adorato e abbracciato nell’Eucaristia, per essere nel mondo viventi e profetici tabernacoli d’amore. 

Proprio come Maria, primo tabernacolo della storia. Ella, dopo la forte e profonda esperienza di contemplazione e adorazione vissuta nel mistero dell’Annunciazione, si mette in viaggio per celebrare l’amore nell’arte del servizio all’anziana cugina Elisabetta. E’ questa l’altra nuova strada che i Magi ci invitano a percorrere. Maria, infatti, comprende che la dichiarazione «Ecco la serva del Signore» deve trovare la sua incarnazione nella concretezza e nella immediatezza del servizio a chi è nel bisogno. L’intervento di Dio nella sua vita non la isola dagli altri, ma la consegna alla solidarietà nel dono di sé. Maria ci mostra che non c’è soluzione di continuità fra contemplazione e azione, fra fede e carità, fra apertura a Dio e servizio ai fratelli.

La carità verso chi è nel bisogno scaturisce perciò dall’adorazione, da una profonda e personale esperienza contemplativa dell’amore di Dio. Così scrive il Papa Giovanni Paolo II nella "Novo millennio ineunte": «(La preghiera) è il segreto di un cristianesimo veramente vitale, che non ha motivo di temere il futuro, perché continuamente torna alle sorgenti e in esse si rigenera… Una preghiera intensa, che tuttavia non distoglie dall’impegno nella storia: aprendo il cuore all’amore di Dio, lo apre anche all’amore dei fratelli, e rende capaci di costruire la storia secondo il disegno di Dio» (NMI, nn. 32–33).

Nella preghiera adorante scopriamo di essere destinatari di una parola che Dio ci rivolge e alla quale noi dobbiamo rispondere, perché la nostra libertà si deve a quella Parola fondante che ci ha segnati come cristiani, a quella Parola cruciale della storia e del mondo che è Cristo. In ogni vera esperienza di preghiera si genera una qualche inversione di noi stessi, l’alterazione si fa sottrazione. Nella preghiera, infatti, qualche cosa ci ferisce, perdiamo in un certo senso la nostra libertà, consegnata alla volontà di Dio. Ci scopriamo conquistati, segnati da qualche cosa che non avevamo previsto nelle sue estreme conseguenze, ci troviamo avviati su un cammino imprevedibile che ci trasforma, liberandoci da noi stessi e consegnandoci nell’amore al servizio degli altri.

 

S.E. Mons. Mario Russotto - Vescovo di Caltanissetta