E’ partito dall’Eucaristia per una meditazione sul corpo il cardinale Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana e vicario del Papa per la diocesi di Roma. Nella catechesi di St. Elisabeth a Bonn il porporato ha constatato come il senso realistico dell’Eucaristia “mantenuto fermo e approfondito dalla Chiesa attraverso i secoli” è “decisivo anche e particolarmente oggi, perché anche dentro alla Chiesa e nella teologia, si sono diffuse opinioni e interpretazioni che riducono la realtà dell’Eucaristia a un suo significato per noi”. Qualcosa di simbolico, insomma, come – è la metafora usata da Ruini – una bandiera per una nazione. Invece, ha proseguito il cardinale “la salvezza passa attraverso il corpo di Cristo, dato per noi e mangiato da noi. Il cristianesimo non è, dunque, come spesso viene dipinto, uno spiritualismo che disprezza o trascura la corporeità”. Lo “scandalo” sta proprio nel contrario: esso “lega indissolubilmente la salvezza eterna alla carne di Cristo e alla nostra carne”. Il corpo è anche comunicazione; e nel linguaggio biblico sta per tutta la persona. Perciò l’Eucaristia è “una donazione e comunicazione etremamente personale, che richiede da parte nostra una risposta, un coinvolgimento altrettanto personale”. Divenuti partecipi di Cristo, ha detto Ruini, “siamo anche abilitati a trasformare la nostra vita e la società, secondo quella logica interna che ha condotto Gesù Cristo dall’ultima Cena alla croce e alla risurrezione, cioè a rendere vero e concreto il sacramento della vita”. Il porporato ha concluso con una sottolineatura sul rinnovamento dell’intero universo tramite l’Eucaristia: “Di fronte alle tendenze che vorrebbero ridurci semplicemente a una parte, sia pure più evoluta, della natura stessa, la fede nell’Eucaristia, ma anche la nostra stessa realtà profonda di persone capaci di cercare Dio, ci rende consapevoli che siamo sì parte della natura, ma che andiamo anche al di là della natura stessa, per ricondurla tutta al suo creatore, con noi e attraverso di noi”.