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Catechesi Card. Scola 19/8/05


Servizio Nazionale per la pastorale giovanile - VIVERE NEL MONDO COME VERI ADORATORI DI DIO


VIVERE NEL MONDO COME VERI ADORATORI DI DIO

«Per un’altra strada fecero ritorno al loro paese» (Mt 2, 12)

Card. Angelo Scola – Patriarca di Venezia

 

1. Sulla strada: vagabondi o pellegrini?

a) Entro domenica saremo qui in un milione. Per questo ci siamo messi sulla strada da 193 Paesi. Non diamo per scontato questo evento. Domandiamoci: sulla strada, perché? Scrive Jack Kerouac nel romanzo–simbolo della beat–generation – On the Road – che presto diventerà un film: «Un tipo alto e dinoccolato con un cappello a larghe tese fermò la sua macchina in contromano e attraversò verso di noi; aveva l’aria di uno sceriffo. Noi preparammo segretamente le nostre storie. Lui si avvicinò senza affrettarsi. “Andate da qualche parte di preciso, voi ragazzi, o viaggiate senza meta?”. Non capimmo la domanda, eppure era una domanda maledettamente chiara. “Perché?” “… sono proprietario di un piccolo Luna–park che è sistemato a pochi chilometri da qui sulla strada e sto cercando dei bravi ragazzi che abbiamo voglia di lavorare e di guadagnarsi qualche dollaro. Ho la licenza per una roulette e per un tiro agli anelli, sapete, di quelli che si buttano attorno alle bambole e chi vince vince. Se volete lavorare per me, ragazzi, potete avere il trenta per cento sugli incassi”. “Vitto e alloggio?”. “Avrete un letto ma niente vitto. Vi toccherà mangiare in paese. Noi viaggiamo parecchio”. Ci pensammo su. “E una buona occasione” disse lui e attese pazientemente che ci decidessimo. Ci sentivamo sciocchi e non sapevamo che cosa dire, e io prima di tutto non volevo restare impegolato con un Luna–park. Avevo una tale maledetta fretta di raggiungere la comitiva a Denver. Risposi: “Non so, vado più presto che posso e non credo di avere tempo”. Eddie disse la stessa cosa, e il vecchio salutò con la mano e con indifferenza tornò lentamente all’automobile e partì. E questo fu tutto» (Jack Kerouac, Sulla strada, Mondadori 1995, 55).

Lo stare sulla strada può identificarsi, come per Kerouac, con l’essere trascinati dalla frenesia di un andare senza fine, nell’illusione di cancellare la noia, in tutte le sue varianti. Illudendosi in fondo di esorcizzare il terrore della morte. In questo caso la meta è non avere meta. Ognuno di noi percepisce che il fascino di questa posizione è perverso perché la posizione è perversa: contraddice la stoffa dell’io/libertà. Tuttavia rischiano di vivere così anche molti uomini di oggi, non importa se impegnati con affetti e lavoro (si impegnano con queste realtà per non soccombere alla noia mortale). Infatti, come dice Baudelaire, «La noia [è un] mostro delicato che, senza strepito, con uno sbadiglio, inghiotte il mondo» .
Vivere sulla strada: questo era l’ideale di vita per Kerouac e per tutta la beat–generation: vagabondare. Per noi il rischio è peggiore: vivere come vagabondi comodi.

b) I Magi invece camminavano, sfidando ogni avversità e prova, perché una stella – potremmo anche usare la parola segno o promessa – li assicurava di una presenza viva (il Re dei Giudei, quel Bambino) che stavano cercando da tutta la loro vita. «Siamo venuti per adorarlo». Adorare è camminare avendo presente qualcuno. L’uomo ragionevole (i Magi) si mette in viaggio perché desidera il compimento (soddisfazione, perfezione). Il pellegrinaggio è questo: portare a termine (perficere) un inizio in una meta. Noi siamo venuti qui avendo negli occhi e nel cuore la meta. (Il verbo latino ad–orare contiene la radice os, oris, che indica il volto).
Ecco il punto: i Magi sono pellegrini, non vagabondi.
Così deve essere anche per noi: pellegrini consapevoli, non vagabondi comodi.

S.E. Card. Angelo Scola - Patriarca di Venezia