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Un prezioso e utile gioiello: Romanes (L. Monasta)
La collana di studi zingari diretta da Leonardo Plasere

Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 2/05


UN PREZIOSO E UTILE GIOIELLO: ROMANES
LA COLLANA DI STUDI ZINGARI DIRETTA DA LEONARDO PIASERE
di Lorenzo Monasta
La collanaSono ormai nove anni che il prof. Leonardo Piasere, antropologo culturale, dirige, per la CISU (Centro d’Informazione e Stampa Universitaria, di Roma) la “Collana di studi zingari”. Il valore di questa collana è inestimabile per coloro che sono interessati ad approfondire la conoscenza della cultura zingara, nelle sue molteplici sfaccettature, e a comprendere la storia e l’evoluzione dei rapporti tra i diversi gruppi e la società maggioritaria. L’idea di una collana nasce proprio dalla necessità di colmare uno spazio vuoto, e di farlo con la delicatezza “interculturale” di chi cerca di osservare ed ascoltare.Il direttoreLeonardo Piasere, che ha insegnato antropologia culturale ed etnologia nelle Università di Trieste, Pisa, Bari, Firenze e Verona, dove è tornato ad insegnare quest’anno, ha svolto, a partire dagli anni Settanta, estese ricerche sul campo tra i Xoraxané Romá e i Roma sloveni e studi di etnografia storica sugli Zingari italiani. I seminari e i progetti di ricerca, da lui coordinati, hanno dato la possibilità a molti studenti e studiosi di materie legate alle realtà zingare di incontrarsi e confrontarsi. Molti degli autori dei saggi e delle monografie pubblicate nella collana, provengono da questo crogiolo e si aggiungono a grandi autori che rappresentano il mondo eterogeneo che guarda alle dinamiche tra società maggioritarie e gruppi zingari in Italia e all’estero.I contenutiAd oggi, la collana comprende cinque monografie, cinque antologie - di cui fanno parte i quattro volumi di Italia Romaní e un testo sulla lingua degli Shinte rosengre - e un libro di poesie di Demir Mustafa, Rom macedone da molti anni a Firenze. Il diverso ritmo offerto dai saggi pubblicati nelle antologie d’Italia Romaní e nelle monografie consentono al lettore, da un lato di dare uno sguardo “puntiforme” su una realtà complessa e spesso banalizzata, e dall’altro di concentrarsi su temi e concetti per sviscerarne tutta la loro complessità.Le antologiePoniamo ora la nostra attenzione sulle antologie e rimandiamo ad una puntata successiva la riflessione sulle monografie. Con l’uscita del primo volume di Italia Romaní nel 1996 inizia, quindi, il progetto antologico e viene inaugurata la “Collana di studi zingari”.L’obiettivo che si prefiggeva Italia Romaní, espresso nella prefazione del primo volume, con l’augurio che il progetto continuasse, è stato rispettato in questi anni.L’idea di Italia Romaní non è di offrire una “summa sugli Zingari in Italia”, ma di fornire risultati di studi di prima mano di “autori sensibili alla ‘variabile’ dell’alterità culturale”. La caratteristica di Italia Romaní non è l’“esaustivo”, ma il “non finito”. E facile, infatti, trovare materiali compilativi che diano risposte grossolane a problemi complessi. In un mondo in cui il problema del pregiudizio nei confronti dei gruppi zingari è di forte attualità, soluzioni semplicistiche e irrazionali sembrano essere quelle di maggiore presa.Può risultare più complicato affrontare temi interculturali forti, come il rapporto tra zingari e non zingari, su cui pesano preconcetti generalizzati, e farlo partendo dalla sensibilità e famigliarità etnografica (o archivistica, per gli studi storici) acquisita sul campo.L’universo zingaro è un “mondo di mondi” e come tale va affrontato, sia per la complessità e l’eterogeneità dei gruppi presenti in Italia, sia per i punti di vista dai quali questi mondi possono essere osservati o ci osservano. La visione che offre Italia Romaní è, quindi, puntiforme, come un mosaico che va componendosi e a cui più ci si avvicina e più si nota che i tasselli sono a loro volta dei mosaici. Senza volere soddisfare il lettore con semplici soluzioni, il grande valore di queste antologie è di fare in modo che il lettore, al procedere nella conoscenza, si senta sì più ricco, ma anche con più domande e desiderio di conoscenza.I primi due volumiI primi due volumi di Italia Romaní, pubblicati nel 1996 e nel 1999, curati da Leonardo Piasere, sono divisi in sezioni a seconda dei gruppi cui i saggi fanno riferimento. Vi si trovano brani sui Caminanti, sui Rom dell’Italia centro-meridionale, sui Sinti, sui Ròma sloveno-croati e sui Xoraxané Romá dell’ex-Jugoslavia.Per fare qualche esempio, il primo volume comincia con un brano molto significativo di Pamela Hudorovich, romni del gruppo di sloveno-croati di Verona. Hudorovich, che ha svolto attività di didattica e informazione interculturale, ci parla della relazione tra i mondi rom e gagé, dalla prospettiva particolare di chi ha vissuto sulla pelle il peso della propria identità e ha elaborato questo vissuto in modo da poterlo raccontare secondo i canoni della “nostra” cultura. Cristina Simonelli, teologa, della Comunità Ecclesiale tra i Rom e i Sinti di Verona, che ha vissuto per trent’anni tra i Sinti, i Romá sloveni e i Xoraxané, nel primo volume descrive il fenomeno relativamente recente della grande diffusione del movimento evangelico tra i Sinti. Piero Brunello, professore di Storia del Rinascimento, analizza i cartelli usati dai Xoraxané Romá per chiedere l’elemosina a Mestre e Venezia, e come questi vengano modificati per rispondere alle esigenze dell’opinione pubblica. Jane Dick Zatta, insegnante di Letteratura all’Università della Georgia, ci mostra come alcune donne Roma leggano il mondo del gagé attraverso ciò che viene mostrato in televisione.Giovanna Boursier, storica, giornalista e collaboratrice del Centre de Recherches Tsiganes di Parigi, nel primo e secondo volume analizza nel dettaglio la questione della persecuzione e l’internamento degli zingari nell’Italia fascista, offrendo materiali e spunti di tragica attualità. Ancora in entrambi i volumi, Francesca Manna ci parla dei Rom abruzzesi di Milano, dell’evoluzione dei legami territoriali e dei loro riti mortuari. La fotografa Rita Mirabella ci presenta uno spaccato sui Caminanti siciliani, fatto d’immagini fotografiche e brevi descrizioni illustrative.Terzo volume: i Rom di antico insediamentoDal terzo volume, pubblicato nel 2002, la struttura assume caratteristiche diverse e diviene maggiormente legata ai gruppi già citati ed ai progetti di ricerca.Il terzo volume, infatti, è interamente dedicato ai Rom di antico insediamento dell’Italia centro-meridionale, gruppi giunti via mare dai balcani, a partire probabilmente dalla seconda metà del Quattrocento. Curato da Stefania Pontrandolfo e Leonardo Piasere, questo volume riunisce i frutti di una ricerca svolta nell’ambito del Dipartimento di Studi Sociali dell’Università di Firenze. Si aprono le porte su comunità quasi sconosciute come i Rom del Salento, della Basilicata, dell’Abruzzo e della Calabria. Vengono proposti studi di grande rilevanza sulle presenze storiche in Sicilia e Sardegna, nel sedicesimo e diciassettesimo secolo. Si possono trovare brani di studiosi scritti tra il 1783 e il 1936, tra cui per la prima volta in italiano “Zingari del Sud Italia”, del 1865 di Graziadio Isaia Ascoli.L’importanza di questo volume è di destabilizzare ulteriormente l’immagine che molti hanno della figura stereotipata dello zingaro, aggiungendo un’ulteriore dimensione, storica, complessa e fortemente legata al territorio. Un esempio su tutti viene dal saggio di Elide Melchioni sulla festa di San Rocco a Torrepaduli, nel basso Salento, e dalla descizione della pizzica scherma, danza zingara accompagnata da musiche suonate dai contadini del luogo.Quarto volume: la diaspora rom dell’ex-JugoslaviaIl quarto volume d’Italia Romaní, uscito nel 2004, è invece dedicato alla diaspora rom dell’ex-Jugoslavia e riunisce molte ricerche svolte nell’ambito del progetto The Education of the Gypsy Childhood in Europe. Curato da Carlotta Saletti Salza e da Leonardo Piasere, ci parla della realtà dei “campi nomadi” nati in gran parte dai flussi migratori causati dal disfacimento della federazione jugoslava e dall’incapacità, da parte delle autorità italiane, di aprire un dialogo costruttivo e di definire una seria politica d’integrazione. Nonostante molti dei Rom che vivono nei campi siano posti al margine della società, continuano a macinare cultura e ad elaborare soluzioni. Le relazioni, sia col mondo nuovo sia con quello d’origine, vengono continuamente ridefinite tra mille difficoltà generate, in gran parte, dalla realtà sospesa e temporanea dei “campi nomadi”. Il confronto con la scuola, il tema della morte, e il rapporto con la società maggioritaria attraverso una prospettiva economica sono tra i temi affrontati in questo volume. Inoltre, come sottolinea Nando Sigona, il grande movimento migratorio e l’approdo in Italia hanno generato un serio problema legato all’etichettamento e alla ridefinizione identitaria imposte sia dallo scontro etnico nella terra d’origine, sia dalle politiche d’accoglienza fortemente condizionate dal pregiudizio anti-zingaro/nomade.