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La "tenda" segno di comunione tra Dio e il popolo eletto (P.G. Saviola)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 2/05


LA “TENDA” SEGNO DI COMUNIONE TRA DIO E IL POPOLO ELETTO
di Piergiorgio Saviola
La tenda: segno di comunione tra Dio e il popolo elettoLa “tenda” come dimora di Dio (Es 26,1) e lo “straniero” (Dt 10,9) sono simboli della condizione umana nella sua vocazione celeste e nella sua situazione di itineranza e di pellegrinaggio, di provvisorietà e d’attesa. San Paolo in 1 Cr 29,5 lo conferma: “Tutto proviene da te... Siamo stranieri davanti a te, pellegrini come tutti i nostri padri. Come un’ombra sono i nostri giorni sulla terra...”.Nell’AT Javhè si rivela come “Dio degli stranieri” (Es 22,50 e 23,9; Dt 24,17ss), categoria, questa, della quale fanno parte tutti gli uomini che sono qui in terra pellegrini e stranieri: “mentre il mondo e le cose rimangono, essi passano come un’ombra fugace” (Gb 1,21).Il NT presenta una nuova e più profonda rivelazione di Dio: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). Dio si fa uomo e mette la sua “tenda” in mezzo a noi, si fa come noi pellegrino e straniero: “Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).La tenda: segno di una comunità missionaria in cammino verso la festa della Pasqua eternaL’annuncio di gioia, la vera grande gioia di questo evento unico del figlio di Dio che si fa uno di noi, di Gesù Cristo morto e risorto per la salvezza di tutti, è affidato alla Chiesa, popolo di Dio, in cammino verso la festa della Pasqua eterna. “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura” (Mc 16,15).Al Convegno sulla pastorale dei Circhi e Luna Park, nel 1988, S. Ecc.za Mons. Antonio Cantisani affermava: “Per portare il Vangelo ad ogni creatura occorre girare il mondo, bisogna muoversi, camminare, essere in itineranza, e mi è caro additare come esempio i fratelli del Circo e del Luna Park sempre in cammino per portare ovunque la gioia e la festa”.I circensi e i lunaparchisti, infatti, non hanno dimora fissa, fanno soste più o meno lunghe in un paese, in un villaggio, in una città; dopo lo spettacolo riprendono il loro cammino per mettere la loro “tenda”, la loro carovana in un’altra piazza, in un altro paese, in un’altra città. Girano, viaggiano e in questo modo ricordano a tutti che siamo di passaggio su questa terra, che non abbiamo una dimora fissa, bensì ne cerchiamo una futura; viaggiano e ci ricordano che la vita è autentica se vissuta come un cammino verso una liberazione sempre più piena, verso la festa della Pasqua eterna.Infatti la “tenda” che Dio ha voluto issare in mezzo al suo popolo è il segno di un “nuovo stile di vita” che il cristiano deve assumere: oltre sentirsi un “forestiero” su questa terra, ha come caratteristica fondamentale “il mandato missionario dell’annuncio del Vangelo”. Di conseguenza tutti siamo “gli inviati” a testimoniare la gioia di essere salvati, a vivere il clima di festa e ad attendere alla cordiale condivisione di questa gioia.Sull’esempio di Gesù che dice: “Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà” (Eb 10,7), anche noi diciamo al Padre: “Eccomi, manda me” (Is 6,8). Un imperativo: “andate e predicate!”, che ha come risposta un indicativo “io vengo”, che indica disponibilità piena ad andare, a pellegrinare, senza una fissa dimora”.Oggi l’uomo tende a costruirsi una casa “stabile”, con delle solide fondamenta, nella convinzione che questa gli offra sicurezza e anni di lunga vita.Oggi, questo tipo di casa è in crisi, non è più come una volta “luogo dove ci si trova insieme”. Può essere molto importante allora recuperare il senso del vissuto familiare dentro una tenda, come la carovana dei circensi e lunaparchisti, dove la vita è vissuta intensamente; una carovana che pur spostandosi non è mai isolata, perché fa parte di un contesto, di tutto “un insieme”.In questa carovana vive:- una famiglia unita: detta unità non si realizza solo nel matrimonio e tra gli sposi e i figli ma anche includendo gli anziani: famiglia, comunità d’amore;- una famiglia aperta: con i problemi che possono sorgere all’interno del circo e del luna park. Solidarietà che emerge nei momenti difficili, duri; solidarietà nella sofferenza sia determinata dalla malattia che da rovesci di fortuna.In questa carovana, in mezzo alle carovane di un circo e di un luna park, c’è la prima scuola per la vita: qui si impara a superare le difficoltà, si apprende ad essere solidalmente responsabili nell’impresa familiare, assumendo ciascuno il proprio ruolo specifico; si è educati, soprattutto nei momenti attuali, ad affrontare il futuro con tutti i suoi imprevisti.Ci sono famiglie riconoscenti dell’affetto, della premura e della solidarietà delle altre persone.Ci sono famiglie la cui preoccupazione principale è l’amore e l’educazione dei figli.Questa “tenda”, questa carovana, allora, può esercitare una funzione importante nella comunità che l’accoglie.La comunità che si lascia arricchire da una “tenda”, da parecchie tende, può diventare luogo di accoglienza nella piena cordialità e carità.E essenziale che le parrocchie, le Chiese locali, si sensibilizzino e prendano coscienza che non possono vivere in pieno la loro realtà cristiana se non si aprono alla realtà mobile da cui possono ricevere molto.Questa apertura deve basarsi su motivi di fede: anche Dio ha messo la sua tenda in mezzo a noi.Sebbene ogni battezzato, per il fatto stesso di aver ricevuto il Battesimo, sia Chiesa, tuttavia, nella Chiesa come Comunità di credenti, il mondo del circo e del luna park spesso non è una realtà tenuta nello stesso conto di altri ambiti sociali o di altre categorie. S’incontrano carenze di attenzione e di adeguamento pastorale nelle parrocchie e nelle comunità delle distinte Chiese locali, dovute alla mancanza di comprensione di questo mondo e di questo stile di vita.Occorre saper leggere quello che lo Spirito ha già costruito all’interno della comunità viaggiante, riconoscere, cioè, che in essa c’è già una Chiesa che prega, che ascolta, che annuncia e che vive la comunione fraterna; una Chiesa particolare che non può vivere staccata dal contesto pastorale di tutto il popolo di Dio in cammino verso la stessa meta. Diceva a proposito Giovanni XXIII: “Incontrando un fratello sul cammino della tua vita: non chiedergli da dove viene ma chiedigli solo se vuole fare un po’ di strada con te”.Non c’è dubbio che quando si parla di pastorale del circo e del luna park non si può ignorare che si tratta di pastorale specializzata, la quale presuppone:- uno studio dell’ambiente del circo e del luna park;- la disponibilità di persone con vocazione, cioè che amino i circensi e lunaparchisti e si sentano integrati nella loro vita;- una preparazione specialistica fondata sulla sensibilità, sulla conoscenza, sull’attitudine, sulla vocazione;- la capacità di dare risposte adeguate alla specificità dell’ambiente.Fare comunità non vuol dire solo accogliere ed essere accolti, ma anche portare qualcosa, un contributo per costruirla: ci deve essere uno scambio di doni. La Chiesa locale offra nell’accoglienza tutta la sua disponibilità pastorale per sostenere i viaggianti nel loro cammino di fede e nello stesso tempo si apra al bisogno di arricchirsi dei valori “autenticamente cristiani che la famiglia dei viaggianti possiede e tramanda di generazione in generazione con vivo senso morale e cristiano” (Paolo VI).