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Un grazie del Governo ai missionari d'emigrazione (V. Corigliano)
Convegno internazionale dei missionari italiani in emigrazione (Roma, 22-24 febbraio 2005)

Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 2/05


CONVEGNO INTERNAZIONALE DEI MISSIONARI ITALIANIIN EMIGRAZIONE (ROMA, 22-24 FEBBRAIO 2005)
UN GRAZIE DEL GOVERNO AI MISSIONARI D’EMIGRAZIONE
di Viviana Corigliano
Fare un bilancio del Convegno internazionale dei missionari italiani in emigrazione, ci viene un po’ arduo per l’immane spessore di sentimenti, emozioni, visi e testimonianze ascoltate e “toccate”. Scegliamo la strada di dare spazio ad una voce terza, un’osservatrice professionale di News Italia press di Torino, Viviana Corigliano, che, insieme ad altre agenzie stampa specializzate per gli Italiani all’estero, alle radio e televisioni, ha seguito con attenzione e partecipazione l’intero avvenimento. In una sua corrispondenza finale scriveva:
“Dietro le quinte, a Santo Spirito in Sassia. Roma - Le porte del Complesso Monumentale di Santo Spirito in Sassia si sono chiuse. Spenti i riflettori, ritirati i microfoni. I religiosi che hanno preso parte al Primo Convegno dei Missionari Italiani in Emigrazione hanno cartoline tra le mani: c’è scritto “Saluti da Roma”; e nello spazio ‘destinatari’ ci sono nomi di confratelli, di prelati superiori in gerarchia, magari di parrocchiani lasciati in uno dei 29 Paesi da cui i missionari sono giunti per rispondere al Ministro degli Italiani nel Mondo Mirko Tremaglia. “Firma anche tu” si dicono a vicenda. Quasi a far vedere che all’evento erano in tanti. Ma, mentre cantano a gran voce “prendimi per mano Dio mio/guidami nel mondo a modo tuo/la strada è tanto lunga e tanto dura/però con te nel cuore non ho paura”, in pochi e a voce bassa cantano l’Inno di Mameli, orgoglio nazionale, con cui il convegno si e aperto e si è concluso. La differenza sarà nel testo: “Avevo tanta voglia di viaggiare/Tu mi dicesti: vai ed io partii/”Son vivo” dissi allora ad una donna/a te amico mio pensaci tu” per un missionario in emigrazione probabilmente è più intimo e più vicino al proprio mondo di un “Fratelli d’Italia/l’Italia s’è desta”. Sicuramente “Italia chiamò” anche i missionari che conservano e dimostrano un forte attaccamento all’italianità, ma i versi “Quel giorno ero triste e me ne andai/la strada per tornar non trovo più” testimoniano la vita di ciascuno. C’è chi lo racconta volentieri in dialetto il viaggio che ha fatto; in italiano, molto si perde: chissà perché prevalgono, tra tutti, gli accenti settentrionali, lombardi e veneti in particolare. Ma c’è anche la dimensione straniera che si coniuga con quella, ridotta ma pur presente, degli oriundi; e allora via alle altre lingue, quelle dei Paesi di accoglienza: ci si possono raccontare più cose tra chi non segue bene l’italiano. C’è chi si sporca le mani lavorando in situazioni estreme, improvvisandosi medico o infermiere, c’é chi porta avanti questioni su cui le comunità emigrate stanno conducendo dure battaglie - come Rai International -, c’è chi parla di alta teologia, c’è chi fa ricerca storica. Gli argomenti di conversazione sono tanti, ma prevalgono i ricordi in comune, i progetti, scambi di opinioni privati sul rapporto con le comunità in cui operano.Poi le telefonate agli amici in Italia: “Certo che lo facciamo, organizziamo una serata e presentiamo la missione” dice qualcuno tra quelli impegnati non in emigrazione; “chi possiamo interpellare per promuovere il gemellaggio?” chiedono altri. “Ciao sono io, sono in Italia e volevo salutarti” dice qualcun altro, come se la distanza telefonica, se in Italia, fosse più corta. “Dì alla mamma che arrivo - telefona qualcuno che manca da tanto tempo in Italia -; sì, che lo prenda quel dolce, ma in quel posto buono”.Poi emerge la doppia identità, di quelli che fanno ponte tra l’Italia e l’estero: il “traffico” di dolci e di vino per i confratelli e i parrocchiani non è peccato.Si ha la sensazione che ci siano anche molte cose non dette in un clima di ufficialità e che ci siano state questioni non risolte nell’organizzazione del convegno: in alcuni depliant c’è scritto “Missionari italiani in emigrazione”, come è poi risultato il convegno, su altri si legge “Missionari italiani nel mondo”. Si tratta di esperienze diverse, alcune anche presenti, che hanno tratto in inganno anche alcuni giornalisti. Tra queste, c’è una piccola polemica che è sfociata poi negli ultimi giorni, sui preti diocesani: hanno denunciato di aver avuto poca voce in sede di convegno. Poi c’è la scarsa presenza delle donne: sono 30 le suore invitate, ma forse non erano nemmeno nei piani.è alta la media dell’età: tranne qualche caso di giovane missionario, la maggior parte ha una lunga vita di servizio, di esperienza e di missione alle spalle: in comune, lo stesso entusiasmo e soprattutto la voglia di raccontare a chi è esterno al proprio mondo le proprie esperienze. Ci sono scambi di opinioni su come erano alcune missioni dove molti di loro sono stati di passaggio.Saliti sui loro pullman dopo l’incontro con il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ieri pomeriggio: in albergo per prendere la valigia, poi ognuno sul suo aereo e ritorno nelle missioni di competenza. Qualcuno avrebbe fatto un salto nella città natale. “Per una volta che vengo in Italia - dicono in molti - vado a salutare la mia famiglia”. Vale soprattutto per quelli che vengono da più lontano, dall’Australia, dall’Indonesia, dalle Americhe. Per qualcuno di coloro che invece non lavorano nelle missioni cattoliche ma operano in Africa o in Asia con popolazioni povere, il viaggio serve anche per portare in Italia testimonianza in altri convegni, in altri incontri diocesani e riportare con sé donazioni per realizzare qualche progetto di aiuto.Macchine fotografiche alla mano e videocamere testimoniano la voglia di documentare.In sala sfila dalla prima all’ultima poltrona un biglietto bianco con una dedica: le firme sono quelle di tutti i 218 presenti. Lo fanno scorrere in ordinato passamano: é il saluto a monsignor Luigi Petris, direttore generale di Migrantes, assente.Anche questa è una cartolina dal convegno”.Apprezziamo la delicatezza e la simpatia utilizzate nel commentare il lavoro dei missionari italiani in emigrazione. Gli atti del Convegno che il Ministero per gli Italiani nel mondo e la Fondazione Migrantes pubblicheranno, forniranno i testi ed i numerosi interventi pronunciati al Convegno. Una edizione finale video è già in produzione e prevede la confezione di 2 DVD con la cronaca video e fotografica del convegno e le relazioni integrali. Si possono richiedere presso Migrantes.