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La pastorale migratoria: una delle grandi sfide del nostro tempo (W. Miehle)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 2/05


LA PASTORALE MIGRATORIA: UNA DELLE GRANDI SFIDE DEL NOSTRO TEMPO
di Wolfgang Miehle
Il rapido aumento della migrazione sul piano mondiale è diventato una delle pregnanti caratteristiche degli ultimi decenni del 20.mo secolo e dell’ormai iniziato 21.mo. In primo luogo sono tuttora le guerre civili, le guerre fra nazioni e le violazioni dei diritti umani che dopo la seconda Guerra Mondiale hanno suscitato i grandi problemi migratori.Inoltre, l’espansione economica di alcuni Stati, l’incremento demografico nel mondo intero e le immense possibilità internazionali di informazioni basate sull’audiovisione e sulla telecomunicazione suscitano i bisogni di una vita sicura e migliore. Spesso la globalizzazione dei mercati economici e finanziari costringe ad una migrazione del lavoro.Non esistono dati attendibili circa la migrazione mondiale. Ciò è dovuto alla grande complessità della sua definizione e della registrazione. Tuttavia si può ritenere che oggi - secondo un calcolo approssimativo - fra i 150 ed i 200 milioni di persone girano il mondo in qualità di migranti, rifugiati, profughi, asilanti oppure sono vittime di schiavitù e di tratta degli schiavi. Esse cercano per se stesse e per le loro famiglie protezione dalla minaccia di vita, migliori possibilità di vita e di lavoro, sicurezza e tranquillità.L’impegno nelle migrazioni come compito di Chiesa1. Il fenomeno della migrazione non è solo una sfida per la politica e la società, ma soprattutto per la Chiesa, anche perché molti migranti sono cattolici. L’impegno cattolico nella migrazione deve adempiere sempre un doppio compito: uno diaconale-rivendicativo ed uno pastorale-missionario.* D’una parte si tratta di impegnarsi dove le persone patiscono e vengono trattate con ingiustizia: denunciando gli abusi, offrendo consulti ed aiuti sul piano socio-caritativo ed infine combattendo le strutture ingiuste e peccaminose.* D’altra parte si tratta di annunciare il Vangelo e di condurre le persone a Gesù Cristo, di far loro comprendere il significato della vita e la situazione di fede nel nuovo ambiente in base al Vangelo, di permettere loro di vivere i propri intimi e spesso ricchi costumi religiosi e tradizioni e di fare da ponte verso un inserimento nella vita religiosa e sociale della Chiesa locale.Con l’erezione di Missioni straniere, che nella maggior parte delle Diocesi vengono ormai chiamate Comunità di altra madre-lingua, e con il generoso sostegno dei centri di consulenza della Caritas e di altre associazioni ecclesiali ed iniziative, la Chiesa cattolica della Germania - prima e più dello Stato e di altre iniziative sociali - negli ultimi 50 anni ha prestato un ottimo lavoro di pioniere. Questo lavoro va proseguito ed ulteriormente sviluppato anche nelle condizioni ormai più difficili.In Germania vivono attualmente (in data 31.12.03) più di 7,3 milioni di stranieri. 2,2-2,5 milioni di loro sono cattolici l’8-9 % del numero totale dei cattolici. Inoltre si contano circa 500.000 cattolici illegali che cercano riparo presso le Missioni di lingua spagnola, portoghese, inglese e francese e presso le Missioni tamil e filippine con i loro rispettivi missionari. Dato l’allargamento della EU avvenuto il 01.05.2004, per molte persone provenienti dall’Europa orientale viene meno lo stato di illegalità. Tutti questi cattolici - si tratta di circa 30 gruppi linguistici - vengono assistiti spiritualmente e spesso anche socialmente in circa 480 comunità di altra madre-lingua. Citando i più grandi gruppi linguistici, contiamo attualmente 85 missioni croate, 77 missioni italiane, 65 missioni polacche e 47 missioni spagnole.Due documenti al momento opportuno2. Nei mesi scorsi sono stati pubblicati due importanti documenti che fanno da guida alla pastorale migratoria: l’Istruzione del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e gli Itineranti (PCPMI) “Erga migrantes caritas Christi” (EMCC) dell’1.05.2004 (specialmente i numeri 24, 26, 49, 50, 51 e l’art. 16) e le “Direttive per la pastorale dei cattolici di altra madre-lingua” (LL) della Conferenza Episcopale Tedesca del 13.03.2003 (specialmente le pagine 31-39). I due documenti sono stati concepiti e elaborati indipendentemente uno dall’altro. Però tenendo conto del fatto che il presidente della Commissione Migratio della CET (Conferenza Episcopale Tedesca) era coinvolto nella redazione di ambedue i documenti, già in precedenza potevano essere evitate possibili differenze di valutazione nella descrizione situativa della migrazione e le conseguenze pastorali e giuridiche che ne derivano. Mentre il documento “EMCC” attribuisce più importanza alla dimensione della Chiesa mondiale per il fenomeno migratorio e le conseguenti sfide pastorali, il documento “LL” tenta di dare una risposta orientata al futuro circa le cambiate condizioni politiche e sociali per una pastorale migratoria in Germania.Ambedue i documenti sottolineano che la pastorale per i migranti non è un campo marginale della pastorale che si può tralasciare secondo la situazione o a piacere, ma che fa parte della pastorale ordinaria. Siccome la migrazione è un fenomeno durevole della nostra epoca, anche la pastorale migratoria va considerata e garantita come un impegno durevole. Ciò viene ulteriormente sottolineato dal fatto che in Germania immigrano tutt’ora delle persone della prima generazione (negli anni scorsi lo scambio annuale ammontò fra 0,3 e 0,5 milioni di cattolici). Inoltre vivono qui circa 500.000 cattolici senza validi documenti di residenza (“illegali”). Tutti questi hanno bisogno delle comunità di altra madre-lingua come punto di riferimento per i loro bisogni religiosi e sociali.In base a questo compito durevole, la forma d’organizzazione della pastorale migratoria - le “missiones cum cura animarum” - non è un modello transitorio fino ad un prima o poi presunto termine del processo integrativo. Anche in futuro sarà necessaria - e specialmente nelle zone di alta concentrazione - anche se non più come unica valida possibilità. Tenendo conto delle cambiate condizioni della pastorale e visto i necessari cambiamenti strutturali nelle singole diocesi, è indispensabile sviluppare e realizzare dei nuovi modelli di cooperazione fra le parrocchie locali e le Comunità di altra madre-lingua adattati alla situazione della singola diocesi (v. “EMCC” nr. 91-95 e “LL” pag. 32 e seguenti). Durante l’ assemblea plenaria di primavera della Conferenza Episcopale tedesca dal 14 - 17.02.2005, sono stati presentati alcuni modelli di questa cooperazione che in alcuni luoghi sono già in fase di prova e sono stati raccomandati per l’ulteriore realizzazione. Alcuni altri punti chiave del documento “EMCC”:* D’una parte viene esposto lo sviluppo del fenomeno migratorio quasi centenario a partire dalla prima “Istruzione pontificia” pubblicata nell’anno 1914 e le sue conseguenze per le esigenze pastorali.* D’altra parte il documento “EMCC” precisa, sotto l’ aspetto delle globali esperienze di migrazione della nostra epoca, e più ancora del futuro, l’esplicito diritto dei migranti per una loro propria pastorale (“EM” 24, 25 + appendice art. 1), ciò che già era stato detto in precedenti pronunciamenti del magistero e specialmente nel CIC dell’anno 1983. Di conseguenza viene definito il dovere delle singole Chiese locali di realizzare una pastorale adatta ai migranti.* Infine si pone pure attenzione alla sfida della mobilità delle persone provenienti dalla Chiesa cattolica orientale in Asia e nel Medio Oriente, nel centro Europa e nell’Europa orientale e che si sono trasferite nei paesi dell’ovest. I specifici regolamenti che permettono in un certo senso alla Chiesa cattolica di “respirare con due polmoni” fanno già parte del “CCEO”, ma vengono ulteriormente accentuati e sviluppati. Sviluppi nelle comunità di altra madre-lingua3. Nel corso degli ultimi decenni nelle comunità di altra madre-lingua sono avvenuti diversi cambiamenti:A parte i migranti della prima generazione, per chi - nonostante le loro differenti premeditazioni - la migrazione è di fatto diventata una decisione a vita e chi come sempre con i suoi familiari forma un certo “gruppo fisso” delle comunità di altra madre lingua, si sono nel frattempo sviluppate delle biografie diversificate e più mobili: i cittadini della EU traggono vantaggio dalle possibilità della libera circolazione e della flessibilità e ciò causa un progressivo cambiamento di struttura nelle Comunità di altra madre-lingua. Regolarmente si presentano anche degli immigrati della prima generazione e persone senza carte valide di residenza (“illegali”) che necessitano una appropriata cura pastorale e sociale. Inoltre anche numerosi “Spätaussiedler” (persone che vengono dall’est dell’Europa di “origine tedesca”. In genere i loro antenati furono chiamati dallo Zar Caterina II - detta la Grande - per coltivare le terre in Russia) provenienti dal centro Europa e dall’Europa orientale si sentono legati con le relative Comunità di altra madre-lingua e si uniscono piuttosto a loro che alle parrocchie locali. Una grande sfida, sia per le Comunità di altra madre-lingua che per le parrocchie tedesche, sono i migranti della seconda e della terza generazione, perché da “viandanti fra le culture” hanno sviluppato una certa “identità composita”.Anche la stratificazione sociale all’interno delle Comunità straniere si è differenziata: accanto ai semplici lavoratori senza approvata qualifica c’è un crescente numero di specialisti di alta qualifica che lavorano solo temporaneamente in Germania. I giovani vengono come studenti, mentre dei giovani nati e cresciuti in Germania scoprono il mercato del lavoro dei paesi di provenienza dei loro genitori, dove possono far valere la loro competenza interculturale. Matrimoni e famiglie binazionali non sono più una eccezione, ma vengono considerati come chance per l’acquisto di bilinguismo e di competenza interculturale. Gli anziani poi sono un gruppo di destinatari nella Comunità di altra madre-lingua che abbisognano di una offerta pastorale specifica. Proprio in occasione delle Solennità dell’anno ecclesiale, numerosi migranti vengono in Germania per far visita ai loro figli e nipoti.Mentre primordialmente il missionario si intendeva come ‘inviato’ della sua Chiesa originaria per riunire i suoi connazionali e curarli spiritualmente, nel frattempo si è sviluppata la consapevolezza di essere membri della Chiesa locale, con l’obiettivo di fare delle speciali offerte per il rispettivo gruppo linguistico e di promuovere la cooperazione con le parrocchie locali. Numerosi missionari provenienti da tradizionali paesi di origine migratoria sono diventati anziani e trovano difficilmente un successore. Le Comunità di altra madre-lingua stesse non si intendono più come filiali delle chiese di provenienza, ma piuttosto come parte della Chiesa locale di Germania. Va constatato con gratitudine che vi sono numerose buone esperienze di una riuscita collaborazione fra Comunità straniere e parrocchie locali, ma purtroppo vi sono pure dei deficit di cooperazione che hanno portato ad una esistenza in parallelo.Le funzioni religiose, la catechesi e le attività con i giovani costituiscono tuttora l’impegno principale della pastorale nelle Comunità straniere, ma si nota - come del resto nelle parrocchie locali - un crescente affievolimento nel legame con la Chiesa. Le esigenze della moderna società industriale e del settore terziario (flessibilità, mobilità, il lavoro a turni,...) talvolta rendono difficili le consuete forme della vita parrocchiale. Ciò nonostante si apprezza molto l’accompagnamento della Chiesa negli snodi significativi della vita (Battesimo, Prima Comunione, Cresima, Matrimonio,...) e la sua presenza nei momenti difficili (malattia, miseria, morte,...) è ritenuta insostituibile. Come prima, ci vuole la propria Comunità di altra madre lingua, organizzata in modo tradizionale come “missio cum cura animarum”, ma essa deve tener presente la cambiata situazione dei suoi membri e la necessità di cooperazione con la Chiesa locale. Tale processo dovrebbe essere avviato ed accompagnato da cambiamenti strutturali e non solo dipendere dalla buona volontà degli interessati.Le Comunità di altra madre-lingua vivevano i molteplici cambiamenti delle forme migratorie da maggiormente colpiti e continuano ancora a viverli. Nello stesso tempo osservano che si sono pure evoluti il loro profilo e la priorità dei loro impegni. Solo alcuni spunti di orientamento: immigrazione dall’Europa orientale e dall’America latina; rifugiati di guerra e di guerra civile; asilanti; tolleranze “a catena”; migranti illegali; rotazione e movimento pendolare dei cittadini della EU; migranti altamente qualificati; nuove forme mobili e transnazionali di migrazione del lavoro; giovani che parlano meglio il tedesco che non la loro ‘madre-lingua’; aumento dei migranti che nell’età avanzata non tornano più nella loro vecchia patria; aumento di mobilità a causa della globalizzazione nella scienza, nell’economia e nel mondo del lavoro, ecc. I membri delle Comunità straniere vengono purtroppo in modo crescente resi insicuri dalle attuali discussioni politiche e sociali riguardo la legislazione degli stranieri e degli immigrati. Essi registrano attentamente quando si parla di inforestieramento della Germania e di stranieri che sono utili ai tedeschi o che vengono sfruttati. Sperano che la Chiesa si inserisca in questa discussione e con una chiara voce sia fedele alla “opzione per i deboli” fondata sul Vangelo. Nella maggior parte dei casi essi sono pronti a fare degli sforzi per raggiungere l’integrazione e la partecipazione sociale, se la stessa società non attende una indegna rinuncia alla loro propria identità etnica, culturale e religiosa (=assimilazione).Contemporaneamente a questi sviluppi sociali si constata una grande diminuzione delle risorse finanziarie della Chiesa. Si fa sentire:* in una ben visibile diminuzione della coscienza e dell’atteggiamento di fede nel nostro paese,* nello scioglimento di molte tradizioni religiose in Europa,* nella crescente scarsità di sacerdoti e di collaboratori pastorali non solo in Germania, ma anche in molti paesi di provenienza dei cattolici di altra madre-lingua,* nella drastica diminuzione delle risorse finanziarie nelle diocesi tedesche ed in parte pure* nella riduzione della disponibilità a prestare servizio volontario in più di una parrocchia.Sarebbe fatale se, solo sotto il punto di vista finanziario, le diocesi tedesche distruggessero il proprio lavoro pionieristico nel campo della integrazione dei migranti tramite una precipitosa soppressione della Comunità di altra madre-lingua. Determinante per il futuro sarà piuttosto se i prossimi anni, al cospetto delle sfide nel campo ecclesiale e sociale, diventeranno veramente anni “del camminare insieme”. I documenti “EMCC” e “LL” daranno a ciò notevoli impulsi che nella fiduciosa collaborazione fra tutti i responsabili dovranno essere accolti e realizzati.Per finire due fondamentali citazioni dallo scritto dei vescovi tedeschi “Promuovere l’integrazione - realizzare la convivenza” (22.09.2004): * “I rapporti fra i cattolici stranieri e quelli tedeschi, nelle nostre parrocchie e nella società tedesca ormai di immigrazione, possono diventare un motore per una convivenza orientata al futuro. Intanto l’insieme di fedeli di altra provenienza è per la Chiesa innanzi tutto una questione dell’immagine di se stessa, poiché essa è per natura e origine una Chiesa di persone con differenti lingue e culture che, in base al Battesimo ed alla Cresima, sono Comunità. è sotto questo aspetto che la capacità di integrazione e la competenza delle Comunità di altra madre-lingua devono essere messe in rilievo” (vedi pag. 22).* “Le Comunità di altra madre-lingua fanno parte della Chiesa locale benché esse abbiano un impegno loro proprio e rappresentino un grande valore all’interno della Chiesa locale. I migranti sottostanno alla attesa pretesa di mantenere la cultura di partenza, ma nello stesso tempo essi sono tenuti ad integrarsi in quella nuova per arricchire quest’ultima e per far arricchire se stessi nell’incontro con la nuova cultura” (vedi pag. 48).