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Le conseguenze delle nuove direttive riguardanti la pastorale dei migranti in Svizzera (Urs Köppel)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 2/05


LE CONSEGUENZE DELLE NUOVE DIRETTIVE RIGUARDANTI LA PASTORALE DEI MIGRANTI IN SVIZZERA
di Urs Köppel
PremesseSono stati soprattutto i Direttori nazionali d’Europa a richiedere un nuovo documento al Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti di fronte ai profondi cambiamenti politici, economici, sociali e sopratutto religiosi del fenomeno migratorio negli ultimi decenni. Sono consapevoli che la migrazione ha assunto varie forme, spesso incalzanti o invadenti. La migrazione per motivi economici non si può più distinguere da quella in cerca d’asilo.ConstatazioniIl documento Istruzione: “Erga migrantes caritas Christi” si può definire come un’Istruzione che indica le basi di una pastorale per migranti. Per l’attuazione della pastorale lascia alla Conferenza Episcopale dei singoli paesi un grande spazio di manovra. Non contiene nessuna riflessione teologica di rilievo, che faccia da filo conduttore da tutto il documento: le riflessioni teologiche sono disseminate qua e là nel testo a sottolineare o motivare particolari espressioni.Il documento si fonda su tre punti essenziali: integrazione, communio e dialogo e sul loro significato per la convivenza in seno alla comunità ecclesiale e altre comunità che sono sorte soprattutto dalle migrazioni.- L’integrazione viene intesa come partecipazione dei migranti alla vita sociale del paese d’accoglienza con il mantenimento della propria identità, cultura e accettazione da parte della popolazione autoctona - un continuo e reciproco processo;- Communio significa il rapporto paritetico fra i vari gruppi in seno alla Chiesa nel rispetto delle caratteristiche - la sensibilizzazione ai propri bisogni;- Il dialogo viene inteso come comunicazione ecclesiale fra indigeni e migranti, come rapporto ecumenico fra le varie Chiese, senza prescindere dai credenti delle altre religioni - nuovi fenomeni che scaturiscono dalle nuove migrazioni. NovitàRispetto ai documenti precedenti sulla pastorale dei migranti si notano varie novità che riguardano particolarmente la Chiesa locale.Un’espressione importante è il riferimento alla “communio”, che è un’indicazione dell’Istruzione. Il concetto “integrazione”, più volte utilizzato, sta in rapporto alla “communio”, in cui viene attribuito grande peso al mantenimento dei propri diritti, anche nella cura pastorale. Il “dialogo” diventa imprescindibile per la presenza continua di fedeli di altre religioni e, allo stesso tempo, è una forma di evangelizzazione attraverso la testimonianza continua dei fedeli cristiani.La direttiva dà una certa precedenza alle parrocchie rispetto alle missioni. I missionari sono sollecitati a preparare i credenti alla partecipazione alla vita cristiana nella parrocchia.Tuttavia fa notare che i migranti hanno diritto ad una cura pastorale nella propria lingua, secondo forme proprie ed espressioni di fede popolari, secondo riti propri nella misura in cui appartengono ad una Chiesa unita con Roma.La cura pastorale secondo le lingue è compito della Chiesa che deve tutelare i migranti. La partecipazione agli organi di decisione e di consultazione della Chiesa locale significa integrazione dei migranti nella stessa che, a sua volta, mantiene e protegge i loro diritti.I delegati nazionali in carica finora sono definiti come “coordinatori” che tutelano il collegamento fra le Conferenze Episcopali ed i paesi d’origine e di migrazione, fra i pastori nominati appositamente e gli ordinariati. Fungono soprattutto da consiglieri, funzione che deve essere presa in considerazione dai vescovi. I vescovi possono attribuire ai coordinatori diritti propri riconosciuti nelle loro diocesi.Una particolare attenzione è attribuita alla presenza di fedeli di Chiese con una gerarchia propria, ma unite a Roma. La Chiesa locale deve avere rispetto per queste Chiese e per i loro fedeli, offrendo loro il proprio aiuto per la creazione di appositi organismi per la pastorale.Indicativo è anche il riferimento alla presenza continua di fedeli di altre religioni. Si promuove soprattutto un “ dialogo della vita” negli incontri quotidiani. AttuazionePer un’attuazione delle direttive pastorali vale il seguente criterio: “Nelle Chiese particolari va dunque ripensata e programmata la pastorale per aiutare i fedeli a vivere una fede autentica nel nuovo odierno contesto multiculturale e multireligioso”.La Conferenza dei Vescovi svizzeri ha incaricato la propria Commissione per i migranti, Migratio, all’attuazione e alla sollecita realizzazione delle direttive pastorali “Erga migrantes caritas Christi”.- Le Commissioni di Migratio hanno già cominciato ad elaborare i documenti di base della Conferenza Episcopale Svizzera sulla pastorale dei migranti, soprattutto il “Direttorio - diritti e doveri del missionario per la cura pastorale dei fedeli di lingua straniera”, che stabilisce da una parte le direttive dei vescovi, dall’altra è sussidio per i sacerdoti.- Inoltre Migratio deve esaminare come corrispondere in modo adeguato alle necessità dei fedeli delle Chiese dell’Est unite a Roma presenti in gran numero in Svizzera.- Inoltre le Commissioni di Migratio propongono alla Conferenza Episcopale Svizzera di pubblicare una nuova Lettera pastorale sulla presenza di persone di altra provenienza, lingua, cultura, confessione e religione. Con ciò la Conferenza può dare un gran contributo alle importanti esigenze delle direttive pastorali “Erga migrantes caritas Christi”. La sensibilizzazione dei fedeli è il primo passo per la costruzione di una nuova comunità ecclesiale, composta di persone di varia provenienza, lingua e rito.