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Primo convegno nazionale delle bande musicali (P.G. Saviola)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 6/04


PRIMO CONVEGNO NAZIONALE DELLE BANDE MUSICALI
“LAUDATE EUM IN CYMBALIS IUBILATIONIS”
di Piergiorgio Saviola
“Laudate eum in cymbalis iubilationis” (Salmo 150), dedicato alle “Prospettive della musica popolare religiosa”, è il tema del primo Convegno nazionale delle Bande musicali tenutosi a S. Maria degli Angeli-Assisi dal 25 al 27 ottobre 2004, promosso dalla Fondazione Migrantes, mediante l’Ufficio Nazionale dello Spettacolo popolare in collaborazione con l’Ufficio Liturgico Nazionale C.E.I., Sezione Musica per la Liturgia e con l’ANBIMA, Associazione Nazionale Bande Italiane Musicali e attività musicali popolari.E un tema questo del Convegno, riferito alla musica, anche popolare, importante e significativo, di permanente attualità, anzi quanto mai aperto al futuro: “canto e musica fanno parte della struttura della liturgia cristiana e quindi non possiamo operare, teoricamente o praticamente, nel campo della liturgia senza tener conto della musica” (cfr. Assemblea Universa Laus, 2003).Molte volte e in diversi modi, le pratiche vocali e strumentali, inserite nelle liturgie cristiane, sono state oggetto di approfondita riflessione e di impegno risoluto da parte della Chiesa. Mi piace ricordare a questo proposito uno degli ultimi interventi, la Lettera apostolica del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, pubblicata il 4 dicembre 2003, nel 40° anniversario della Costituzione Sacrosanctum Concilium, una lettera che purtroppo non ha avuto molta eco nei mezzi di comunicazione sociale e soprattutto nelle nostre comunità ecclesiali.Al n. 4, il Papa scrive: «A proposito delle diverse realtà implicate nella celebrazione liturgica, un’attenzione speciale la Costituzione presta all’importanza della musica sacra. Il Concilio la esalta indicandone quale fine “la gloria di Dio e la santificazione dei fedeli” (SC 112)». Richiamando poi il centenario del Motu proprio Tra le sollecitudini di San Pio X, il Santo Padre continuava: «Questo anniversario mi ha offerto recentemente l’occasione di ribadire la necessità che la musica, secondo le direttive della Sacrosanctum Concilium, conservi e incrementi il suo ruolo all’interno delle celebrazioni liturgiche, tenendo conto del carattere proprio della Liturgia come dalla sensibilità del nostro tempo e delle tradizioni musicali delle diverse regioni del mondo».Assieme a questo intervento magisteriale, si è voluto richiamare anche gli interessanti risultati scaturiti dal gruppo internazionale Universa laus del 1980, e riconfermati nell’Assemblea dell’agosto 2003 a Gazzada (già citata nel secondo capoverso di questo articolo), ai quali il Convegno ha fatto riferimento.All’art. 6 del documento si afferma: “Il ruolo prioritario riservato, nella liturgia, al canto in quanto musica connessa con le parole, non esclude l’uso di musica senza parole, vocale o strumentale, prodotta dagli strumenti tradizionali, o per sintesi elettronica, oppure riprodotta meccanicamente…Vi sono tipi di canto che implicano l’uso di strumenti musicali. Anche la musica senza parole ha un suo posto nella liturgia. Quando la musica interviene nel rito, ha sempre un impatto sulla sua forma e sul suo significato.Nel culto cristiano, la musica non è indispensabile, ma il suo contributo è insostituibile.In certi casi la musica come tale può costituire un rito (ad esempio campane a distesa, musica di meditazione). In altri, invece, essa entra a far parte del rito (ad esempio durante una processione, o un’azione in cui non si canta).La musica in tal modo può mettere in valore il rito come evento; può conferire una certa qualità alla durata della celebrazione; può essere segno di festa, servire di sostegno alla contemplazione e infine diventare essa stessa un gesto di preghiera”.Partendo da tutte queste premesse il nostro Convegno di Assisi aveva lo scopo di:- rilanciare la funzione e l’importanza del canto e della musica nella pietà popolare, come espressione dell’anima di un popolo;- verificare come la cura nel conservare l’eredità di canti e di musiche ricevute dalla tradizione debba coniugarsi con il sentire biblico ed ecclesiale, ed anche aperta alla necessità di revisioni o di nuove composizioni.- rileggere il canto e la musica popolare come momento di preghiera comune e non di semplice spettacolo.Aiutati da esperti e qualificati relatori come il biblista mons. Bruno Maggioni, dal direttore dell’Ufficio Liturgico presso il Vicariato di Roma mons. Marco Frisina, dal liturgista don Antonio Parisi e da un serio lavoro nei gruppi di studio, si è arrivati a conclusioni molto pratiche:1. La banda rappresenta un’esperienza umana, sociale e comunitaria di innegabile valore educativo. Essa diventa una piccola comunità.2. Siamo convinti che la banda svolge una funzione di educazione musicale e sociale nel territorio.3. Sarebbe auspicabile che all’interno di ciascuna Diocesi ci fosse la presenza di una banda di ragazzi con un progetto educativo chiaro.4. Preoccuparsi anche della preparazione umana e cristiana dei singoli musicisti in modo che la loro partecipazione alle singole manifestazioni religiose sia una testimonianza di fede autentica.5. Porre attenzione al repertorio da eseguire durante le varie manifestazioni. Distinguere le celebrazioni propriamente liturgiche dai pii esercizi. Proporre un canto adatto ad ogni celebrazione.6. Avere la consapevolezza che durante le celebrazioni liturgiche i musicisti svolgono un vero ministero di fatto a servizio del rito e dell’assemblea.7. Avviare una collaborazione fattiva tra la C.E.I. e l’ANBIMA per fornire alle bande le informazioni necessarie, l’aiuto e lo stimolo per concretizzare i risultati del Convegno.Il coinvolgimento nel Convegno dell’Ufficio Liturgico Nazionale conferma con grande risalto che l’attività delle bande musicali viene altamente apprezzata nella Chiesa anche per il fatto che dà bellezza e solennità, tono di festa e di gioiosa popolarità a tante celebrazioni che spesso hanno tradizioni secolari.Nonostante le difficoltà ben note che sta attraversando la musica in Italia, gli esperti dicono che c’è una richiesta di consumo musicale. L’offerta di concerti e manifestazioni musicali è enormemente accresciuta. E la Chiesa vede con favore il moltiplicarsi di iniziative culturali, perché aiutano l’uomo ad elevarsi a “realtà più alte” rispetto al nostro vivere quotidiano.Già il Concilio Vaticano II nella Gaudium et Spes affermava che “l’uomo vive una vita veramente umana grazie alla cultura”.E Paolo VI in un discorso del 29 marzo 1965 al Conservatorio di Milano affermava: “La musica, la più immateriale ed arcana espressione dell’arte… ha il compito tremendo ed affascinante di interpretare le aspirazioni, le inquietudini, il brivido di assoluto del mondo di oggi; di parlare con un messaggio di serenità le oscure crisi di pensiero e di sentimento; di temperare l’aridità e il freddo, in cui lo possono avvolgere i più raffinati strumenti del suo tecnicismo”.E quando la musica entra nella celebrazione cristiana, veramente essa diventa la voce orante di tutta la comunità cristiana. E se alla voce del popolo viene accoppiata la voce poderosa degli strumenti, allora la lode diviene quasi cosmica e raggiunge il trono di Dio.Perciò l’invito ad approfondire, a studiare, a trovare nuove strade e possibilità di utilizzo dei vari strumenti, delle varie forme musicali, di varie possibilità esecutive, in modo da far sì che il rito diventi solenne, partecipato, festoso, degno della gloria del Signore.La musica strumentale potrebbe, se ben orientata, offrire quel qualcosa in più per far riscoprire la domenica come giorno di festa, come giorno della comunità.