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Convegno di Chianciano: "Benedetto colui che viene in mezzo a noi" (L. Petris)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 6/04


CONVEGNO DI CHIANCIANO: “BENEDETTO COLUI CHE VIENE IN MEZZO A NOI”
Occorre trasformare in “bella notizia” il fenomeno delle migrazioni, spesso opaco e scabroso, se visto con occhio troppo profano e magari disturbato dalle nebbie di interessi e di ideologie
di Luigi Petris
Duecentoquaranta direttori e collaboratori di 117 Migrantes diocesane (in verità quasi tutte le principali diocesi vi erano rappresentate) si sono ritrovati a convegno per tre giorni, dal 27 al 30 settembre, a Chianciano Terme; un convegno che può sembrare di routine, dal momento che si ripete a scadenza biennale. E difficile tuttavia, sembra anzi un controsenso, ritenere ripetitivo e di ordinaria amministrazione l’appuntamento su un settore della pastorale che di sua natura, anzi per definizione, è connotato da mobilità, da cambiamenti e novità continue.Il convegno ha certamente avuto anche un aspetto organizzativo e di verifica della vita interna delle Migrantes diocesane e della pastorale migratoria nelle nostre Chiese locali: a questo era orientata anche l’indagine conoscitiva cui ha risposto poco più della metà delle diocesi, in numero comunque sufficiente per trovarsi davanti a un quadro abbastanza completo e obiettivo; un quadro realistico e non del tutto esaltante, se si considera - ad esempio - la scarsità di personale, di mezzi e di strutture registrata in molte diocesi particolarmente per quanto riguarda rom e sinti, fieranti e circensi, la fatica di prendere sul serio la Giornata Nazionale delle Migrazioni, l’ancora incerto riconoscimento formale del direttore della pastorale migratoria nell’organico della curia diocesana. Zone d’ombra che però sembrano abbondantemente compensate da altri aspetti significativi e incoraggianti, come l’inclusione del tema migrazioni in molti sinodi diocesani, la recente nomina di un buon numero di direttori giovani e dinamici, l’estendersi dell’interesse e delle collaborazioni in diocesi su vari fronti della mobilità umana. Al cuore dell’evento migratorioL’attenzione principale tuttavia è andata ben oltre gli aspetti organizzativi e la verifica sullo “stato di salute” della Migrantes. Lo stesso titolo “Benedetto colui che viene in mezzo a noi” dice chiaramente che si intendeva andare ancora una volta al cuore stesso dell’evento migratorio, capace di trasformare in “bella notizia” il fenomeno delle migrazioni, spesso così opaco e scabroso, se visto con occhio troppo profano e per di più disturbato da certe nebbie di bassi interessi e ideologie. La riflessione biblica offerta da mons. Bruno Maggioni ha portato veramente ad alta quota, là dove, sulle povere e spesso squallide considerazioni umane, assume il primato la parola di Dio, che ci fa vedere in questo fenomeno umano un grande evento di salvezza. Questo sguardo di fede è stato completato da mons. Pietro Fietta, docente in un istituto teologico e per di più parroco, nella sua relazione “La parrocchia in una Chiesa pellegrina”, dove, alla visione biblica delle migrazioni, si aggiunge quella ecclesiologica, con esplicito riferimento alla recente nota pastorale dei Vescovi italiani “Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia”: le migrazioni sono emblema del mondo che cambia e, per di più, possono aggiungere un tratto molto luminoso a questo “volto missionario” delle nostre parrocchie. E un discorso molto alto, che la dott.ssa Giuliana Martirani, docente di geopolitica all’università di Napoli, aiuta a sviluppare con i piedi a terra con la sua relazione di taglio antropologico, sotto certi aspetti assai provocatoria, “La novità dell’altro: paure e ricchezze”. Non fa meraviglia che l’altro, il diverso desti istintivamente al primo impatto paura e allarme, chiusura e aggressività, atteggiamenti che una più pacata e approfondita riflessione ci può far superare, anzi trasformare in fiduciosa attesa di arricchimento personale e comunitario.Dunque, dalle tre relazioni è giunta un’ampia visione e una ricchezza di proposte, preziose per chi opera tra i migranti al fine di dare una forte carica umana e cristiana al servizio verso di loro e - prima ancora - per illuminare e sensibilizzare le nostre comunità cristiane nei loro confronti in coerenza col Vangelo. E fondamentale infatti operare anche in questa seconda direzione, così che i direttori diocesani della Migrantes e quanti collaborano con loro non si sentano gli “addetti ai lavori”, ma siano lievito e stimolo a tutta la comunità cristiana perché faccia la sua parte e le migrazioni diventino effettivamente kairòs, occasione provvidenziale di rinnovamento e ringiovanimento per le nostre Chiese, evidenziando questo tratto inconfondibile del loro “volto missionario”.A dare particolare rilevanza al convegno hanno concorso altri due temi che erano all’ordine del giorno. Il Direttore generale della Migrantes ha presentato la bozza di un “direttorio” dal titolo: Il servizio pastorale del direttore diocesano. Vi è delineata la figura del direttore Migrantes, una figura irrinunciabile nel contesto della pastorale diocesana oggi in Italia, visti i suoi compiti specifici (ne vengono enumerati undici) e quelli che è chiamato a condividere con gli altri uffici e realtà diocesane. Questa bozza è stata sottoposta all’esame dei sei gruppi di studio, per una valutazione e per eventuali proposte di modifica e di integrazione, in base alle quali sarà riformulata per essere sottoposta all’approvazione della Commissione Episcopale per le Migrazioni (CEMI). Prenderà così veste ufficiale e potrà essere considerata l’identikit di questa figura sulla quale c’è ancora scarsa conoscenza e molta approssimazione anche nel nostro ambiente ecclesiale.Una “lettera” alle comunitàIl secondo tema riguarda “Migrazioni e pastorale d’insieme”, una lettera alle comunità cristiane che il Consiglio Episcopale Permanente ha approvato in linea di massima nella riunione del 21-23 settembre e che, dopo gli opportuni aggiustamenti, sarà inviata a tutte le diocesi tramite i rispettivi vescovi. La lettera si richiama a punti fondamentali della pastorale migratoria, in particolare alla sua dimensione missionaria, ma ha come obiettivo diretto l’invito a costituire o consolidare, qualora già ci fosse, in ogni diocesi una “commissione” o “segretariato” che promuova l’intesa e la collaborazione di tutte le istanze ecclesiali o di ispirazione cristiana presenti sul territorio, così da garantire nel settore delle migrazioni una vera pastorale d’insieme.
A dire il vero, in fatto di collaborazione, possiamo dire che c’è un buon punto di partenza, perché la lettera prende spunto e stimolo dalla convergenza di diversi organismi ecclesiali nel preparare e gestire il grande convegno sulle migrazioni del febbraio 2003 a Castel Gandolfo “Tutte le genti verranno a te - La missio ad gentes nelle nostre terre”. Al termine del convegno era sorta spontanea la domanda: perché non impegnarci affinché questa felice esperienza di un lavoro d’insieme abbia una positiva ricaduta nelle singole Chiese locali? Da allora Migrantes, Caritas, Ufficio nazionale di cooperazione missionaria, Ufficio nazionale per la catechesi e il catecumenato si sono mobilitati perché questo progetto, con l’approvazione e lo stimolo delle rispettive Commissioni episcopali, venisse realizzato. Di fatto, esso ha preso corpo in questa lettera del Consiglio Episcopale Permanente, che verrà trasmessa a tutte le nostre Chiese. Va da sé che il direttore Migrantes si sente interpellato in prima persona dalla proposta e darà tutto il suo contributo perché questa si traduca sempre più in atto, grazie anche all’apposita struttura di coordinamento, nella propria diocesi.Per completezza si può aggiungere un terzo tema, ossia la recente Istruzione Pontificia La carità di Cristo verso i migranti, che è stata presentata personalmente dal Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, il card. Stephen Fumio Hamao, e che è stata più volte richiamata nel corso dei lavori. La Migrantes ritiene di aver fatto la sua parte per far conoscere con diverse pubblicazioni su giornali e riviste questo importante documento, col quale essa opera in Italia già in profonda sintonia. Non si può concludere senza richiamare che in contemporanea a Montesilvano, presso Pescara, si svolgeva il terzo congresso missionario nazionale sul tema “Comunione e corresponsabilità per la missione”. Piace sottolineare che, in tale convegno missionario, come del resto in quello del 1998 a Bellaria, il tema delle migrazioni è ritornato con frequenza ed è stato oggetto di specifici gruppi di studio, a moderare i quali sono stati chiamati alcuni direttori della Migrantes. Si aggiunga che, proprio in quegli stessi giorni, si teneva a Bari un altro importante convegno sull’ecumenismo in riferimento a “Il giorno del Signore” e che, anche in quella sede, il tema migratorio è balzato in primo piano. Non si esagera considerando queste coincidenze come “segni dei tempi”, segni che lo Spirito di Dio sta suscitando nella nostra Chiesa per una consapevolezza sempre più chiara e vasta che i suoi disegni di salvezza passano, nel nostro tempo, anche attraverso le migrazioni. Con una parola forte, pronunciata da mons. Maggioni e che il sottoscritto si è permesso di ripetere a conclusione del convegno, si può dire che «dal modo con cui i cristiani guardano lo straniero e le minoranze, rivelano in quale Dio credono», se al Dio di Gesù Cristo o a un “dio di bottega” che a nessuno interessa.In conclusione, facciamo nostra l’affermazione della citata Istruzione Pontificia: «Le migrazioni odierne costituiscono il più vasto movimento di persone, se non di popoli, di tutti i tempi», e quanto ne consegue: «Nella comunità cristiana nata dalla Pentecoste, le migrazioni fanno parte integrante della vita della Chiesa, ne esprimono bene l’universalità, ne favoriscono la comunione, ne influenzano la crescita». Pertanto viene spontaneo ripetere: “Benedetto colui che viene in mezzo a noi”.