» Chiesa Cattolica Italiana » Documenti »  Documentazione
Il finanziamento della C.E.I. per la nuova edilizia di culto


Economato e Amministrazione - Convegno Nazionale dei Economi diocesi


L´azione evangelizzatrice della Chiesa ha senza dubbio nell´edilizia di culto uno dei suoi primi strumenti. Senza strutture stabili dove celebrare la propria fede e testimoniare la carità la comunità ecclesiale non vive.


1. – FUNZIONE SOCIALE DELL´EDILIZIA DI CULTO


I fini istituzionali della Chiesa la conducono ad operare anche in una sfera di interessi e di responsabilità propri dello Stato, spesso latitante.
Nella cultura e nel diritto delle democrazie occidentali non è mai stata negata la funzione sociale dell´edificio sacro per la promozione umana della popolazione, fino a concepirlo come un servizio collettivo d´interesse pubblico di rilievo costituzionale.
Questa sensibilità non è sconosciuta al legislatore italiano neppure nel periodo della legislazione eversiva.
Il principio che gli edifici di culto sono necessari per l´urbanizzazione del territorio è andato evidenziandosi nel dibattito culturale e nella coscienza collettiva dei cittadini sotto la spinta degli eventi, fuori della sfera concordataria.
Il Concordato del 1929 ignorava il problema dell´edilizia di culto. In un momento storico che concludeva un periodo di eversione l´autorità ecclesiastica sembrava unicamente preoccuparsi di garantire l´apertura al culto degli edifici esistenti e la libertà della Chiesa di organizzare il culto pubblico secondo le proprie esigenze.
Ma già il T.U. della legge comunale e provinciale del 1934 (art. 91) stabiliva l´obbligatorietà della spesa comunale per la conservazione degli edifici di culto esistenti nel territorio, sia pure temperata dalla clausola "sussistendo disponibilità finanziarie".
La chiesa e le opere annesse di una comunità viva sono sempre anche un centro di aggregazione sociale, promotore di attività assistenziali, culturali, ricreative a favore delle famiglie e dei poveri, dei bimbi e dei giovani, dei malati e degli anziani.
Per la costruzione di nuovi centri religiosi costituì una straordinaria sollecitazione il fenomeno dei flussi migratori dal Sud al Nord e dell´urbanesimo con il tumultuoso sviluppo delle periferie dei centri urbani nel dopoguerra.
Gli anni "quaranta" rappresentano per l´edilizia di culto una fase pionieristica, guidata dalla lungimiranza dei Vescovi, non ancora sostenuta da finanziamento pubblico legislativamente garantito.
La conseguente selvaggia lievitazione dei costi nel comparto edilizio, insostenibile per le scarse risorse della Chiesa e per le comunità locali, convinse presto anche lo Stato, pur frenato da un sensibile margine di oscillazione tra le diverse filosofie dei partiti politici, a recepire gradualmente le istanze dei cittadini.
Non è possibile non vedere che lo Stato, agevolando con le proprie finanze la costruzione di nuovi centri religiosi, facilitava la concreta attuazione del diritto dei cittadini all´esercizio della propria fede, costituzionalmente garantito, ma utilizzava contemporaneamente per fini sociali non strettamente cultuali, lo stesso contributo della comunità ecclesiale.
Non solo, ma incentivando l´edilizia – settore notoriamente trainante – incrementava l´occupazione e lo sviluppo dell´intera economia del Paese.

Mons. Luigi Trivero