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I Giovani di Tor Vergata non erano figli di nessuno

Servizio Nazionale per la pastorale giovanile

Si è sempre saputo che i giovani non amano le mezze misure, anche se in esse spesso si adagiano, come tutti. Nessuno più coi giovani sarà tentato di fare sconti, di ridurre al minimo, di adattare, sia nel proporre il vangelo, sia nel presentare la vita sacramentale, sia nell´indicare le grandi mete, sia nell´offrire passi calibrati per raggiungerle, sia nel proporre la bellezza della vocazione al matrimonio, sia nell´offrire spazi di ricerca e di decisione per la verginità per il Regno, sia nel chiamare al servizio esigente della carità, sia nel proporre impegni e responsabilità sociali.

6. La missione, il muretto
Tutta la GMG aveva una tensione missionaria; l´aveva il progetto pastorale che si concentrava sulla accoglienza-consegna della fede, l´aveva il modo in cui è stata vissuta entro le chiese e nelle piazze, nel silenzio della preghiera e nella proposta coraggiosa del linguaggio multimediale. Missionarietà è una delle quattro scelte dei nostri vescovi a Collevalenza. Ricordiamo tutti quella famosa frase: i giovani "chiedono di superare i confini abituali dell´azione pastorale, per esplorare i luoghi, anche i più impensati, dove i giovani vivono, si ritrovano, danno espressione alla propria originalità, dicono le loro attese e formulano i loro sogni".

7. La collaborazione con la famiglia e con gli adulti in genere.
Ora che tutti sono tornati, ora che sono cominciate le prime crisi della vita normale non andremo ancora a seppellirci nei nostri loculi sia personali che pastorali: i giovani alle play station e i genitori ai lavori domestici; i ragazzi all´oratorio e i genitori a messa; i giovani nei loro gruppi e nelle loro piazze, nelle loro notti e i genitori ad aspettare con il cuore in gola. Sarà possibile stanare famiglie che assieme ai figli diventano soggetti di evangelizzazione, di formazione, di missionarietà. L´onda lunga di Tor Vergata può continuare.

8. I massmedia e i nuovi linguaggi della formazione e della missione.
La pastorale giovanile non può ignorare questo mondo e stare solo in difesa o attesa di grandi eventi per comunicare la sua vita, le sue aspirazioni, i suoi sogni e i suoi progetti. E´ tempo di essere più attivi, quindi preparati e coraggiosi sia nella carta stampata, sia nelle radio, che i giovani ascoltano più delle televisioni, sia in Internet.. Così è di un altro linguaggio fortissimo: la musica, in cui purtroppo il mondo giovanile è ancora troppo passivo soprattutto quando si tratta di andare controcorrente in maniera professionale.

9. La spiritualità del quotidiano.
Diceva un giovane nel giro infinito di mailing list che si sono create dopo la GMG: ""un ritiro, in genere, crea un momento di pace e un´oasi di preghiera, in cui è facile meditare e concentrarsi sulle pratiche spirituali, mentre questo evento ti insegna a vivere la spiritualità DENTRO (sic!) la vita del mondo". Questa scoperta va sostenuta, seguita e rafforzata da guide spirituali che sanno abituare i giovani a misurare la propria convinta adesione a Cristo con tutte le sfide della vita quotidiana, dalle relazioni con gli amici, dalle responsabilità nel lavoro e nello studio alla vita affettiva.

10. La decisione per le grandi scelte della vita.
La proposta insistita del papa ai giovani perché decidano da che parte stare, perché rispondano positivamente alla voce di Dio che parla sicuramente a tutti nell´intimità della coscienza e negli eventi della vita ripropone a tutti coloro che stanno con i giovani l´urgenza di sostenerli nelle scelte della vita. Vocazione, diciamo noi: vocazione sempre all´amore sia nel matrimonio che nella verginità, sempre a servizio del Regno di Dio. Sarà possibile aiutare i giovani a non dilazionare esageratamente, come avviene oggi, la propria decisione fondamentale?


don Domenico Sigalini