» Chiesa Cattolica Italiana » Documenti »  Documentazione
La corresponsabilitą pastorale del presbiterio e la distribuzione del clero in diocesi


Economato e Amministrazione - Documento del Consiglio Presbiterale


La corresponsabilità pastorale del presbiterio e la distribuzione del clero in diocesi

Documento del Consiglio Presbiterale



Presentazione di S.E. Mons. Egidio Caporello


Presento brevemente questa edizione a stampa del documento: "La corresponsabilità pastorale del presbiterio e la distribuzione del clero in diocesi", elaborato da una Commissione del Consiglio Presbiterale, e dallo stesso Consiglio approvato nella sessione del 28 aprile 1993.
Il documento offre al Vescovo e al presbiterio - e di riflesso alla diocesi - un orientamento teologico-pastorale e un progetto operativo comune per la formazione alla corresponsabilità pastorale e per una meditata distribuzione delle risorse dei presbiteri e servizio della Chiesa che è in Mantova.
Un credibile quadro di riferimento
1. Ringrazio innanzitutto il Consiglio Presbiterale e la Commissione, che hanno lavorato per questo documento con pacatezza, competenza ed evidente ottica di servizio ecclesiale; hanno lavorato nel raccoglimento, via via verificando la ricerca con opportune consultazioni.
Anche se nel testo la complessità del lavoro svolto potrebbe ora sfuggire, la sua stessa articolazione offre un credibile quadro di riferimento per procedere fiduciosamente, con la dovuta pazienza e insieme.
Sono innanzitutto riferimenti ecclesiologici essenziali ma chiari. Sono riferimenti alla attuale situazione del clero, che non fanno perdere la memoria riconoscente dell´assiduo e corresponsabile servizio dei nostri sacerdoti in diocesi (cfr. i nn. 1-2).
Sono, inoltre, riferimenti fondamentali ed indispensabili all´aspetto sempre preliminare e prioritario della spiritualità e della ministerialità pastorale del presbitero e del presbiterio (cfr. n. 6).
Sono, ancora, riferimenti, determinazioni e proposte che riguardano:
- i contenuti essenziali - più che "minimali" - di una dedicazione presbiterale che resta pur sempre tesa alla vivacità e alla connaturale premura evangelica del clero mantovano;
- la riorganizzazione della "collaborazione zonale": quest´ultimo aspetto della proposta, da considerare come la prospettiva più qualificata e impegnativa di questo documento (cfr. i nn. 3-5).
2. Nel corso della primavera 1993, dopo l´approvazione del documento per parte del Consiglio Presbiterale - che nella circostanza ha dato contributi messi a verbale - ho voluto commentarlo anche personalmente con molti sacerdoti nelle sedi vicariali. Da loro ho raccolto una confermata adesione sostanziale, annotazioni puntuali di chiarimento, disponibilità promettenti, realistiche consapevolezze dell´impegno che si prospetta, comprensibili preoccupazioni, e qualche altrettanto comprensibile punta di scetticismo. Mai, però, pregiudizio o, men che meno, ostilità.
Ho preferito comunque che il testo rimanesse quello approvato dal Consiglio Presbiterale. Quanto è successivamente emerso sia dal Consiglio Presbiterale stesso sia dalle sedi vicariali, infatti, da un lato fa parte di un approfondimento sempre auspicabile e sempre aperto; dall´altro lato, ci avverte - se pure fosse ancora necessario - che sarà possibile muoversi non sulla base di una strategia precostituita per quanto ben ragionata, ma a partire dalle persone, con le persone, per la comune volontà evangelica di servire meglio il Signore e la Sua Chiesa; e per servire meglio il mondo, per il quale la Chiesa è costituita non tanto come "maggioranza o minoranza" (termini significativi ma inadeguati) bensì - in Lui e di Lui - come "sacramento".
Sarà perciò possibile muoversi insieme, con i grandi criteri della perseveranza fedele e della speranza sicura: "ognuno ci consideri come ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. Ora, quanto si richiede agli amministratori è che ognuno risulti fedele" (1Cor 4, 1-2; cfr. Lc 12, 35-48).
Corresponsabilità dei presbiteri e della Chiesa
3. Il titolo del documento, nella prima parte, parla della "corresponsabilità pastorale del presbiterio", come premessa e condizione feconda della "distribuzione del clero".
Vorrei sottolinearlo; per dire che si tratta innanzitutto della corresponsabilità "tra i presbiteri", e a tutto campo; e cioè, di corresponsabilità:
- al livello dei rapporti umani e della permanente autoformazione umana di ciascuno di noi e di tutti noi insieme, in maturità ma anche "portando i pesi" gli uni gli altri; preoccupati di dare sostegni doverosi e possibili, eppure attrezzati anche umanamente a vivere dentro le gioie e le tribolazioni del Vangelo; resistenti almeno quanto è umanamente resistente la gente con la quale camminiamo, e quanto sono umanamente resistenti i cristiani delle nostre comunità;
- al livello della "fraternità sacramentale", costituita in noi da Cristo; da nutrire quotidianamente con la Parola, l´Eucaristia e la testimonianza credibile della nostra carità pastorale; da sostenere con la carità preziosa della "correzione fraterna", dell´amicizia e della quotidiana vicinanza spirituale;
- al livello della collaborazione nel ministero, già per buona tradizione collaudata tra di noi con molta disponibilità e in tante forme, ora da sviluppare con serenità e nuova saggezza.
4. Si tratta, in secondo luogo, della corresponsabilità "dei presbiteri nella e con la comunità cristiana"; di "corresponsabilità ecclesiale".
In merito, intendo dire che non basta la corresponsabilità tra i presbiteri, pur fondamentale per la vita e la missione della Chiesa. Essa è inscindibile dalla più ampia corresponsabilità ecclesiale, che ha la sua sorgente nel Battesimo e nell´Eucaristia.
Non possiamo, in altre parole, fare da soli; e non solo per ragioni di emergenza o di carattere organizzativo, bensì e primariamente per una corretta visione della Chiesa e per il doveroso riguardo di fede alla comune dignità del battesimo, ai carismi e alle ministerialità dei religiosi, delle religiose, delle persone consacrate, delle famiglie e di tutti i cristiani laici.
5. Più concretamente, penso sia utile registrare in questa presentazione almeno tre attenzioni comuni più precise, e cioè:
- la premura per le vocazioni al presbiterato diocesano, che considero come impegno primario e, per altro verso, come segno particolarmente sincero delle nostre volontà di nuova e più corresponsabile dedicazione;
- l´opzione che porta a dare nuovo risalto alla formazione delle ministerialità ecclesiali dei laici, e ad attivare al riguardo le nostre migliori competenze e migliori proposte educative, anche attraverso le esperienze di una rinnovata pastorale familiare e le esperienze associative del laicato.;
- la scelta di sviluppare la partecipazione ecclesiale e pastorale, con i suoi organismi parrocchiali, zonali, vicariali e diocesani; senza pretese ma con nuova convinzione.
Potremo procedere, ma insieme
6. Vorrei infine dire una parola sul modo di procedere per avviare gradualmente l´ordinamento pastorale indicato dal documento.
Dovremo per quanto possibile procedere né dall´alto né dal basso (terminologia che, pur comprendendone il significato, vorrei fosse superata), ma insieme, in comunione di disciplina ecclesiale.
Ciò comporta innanzitutto comunione e familiarità spirituale tra di noi; e comporta nuova carità pastorale. Il "testo" che abbiamo tra mano ha bisogno, in altre parole, del "con-testo" della nostra corresponsabile esistenza presbiterale, personale e comunitaria. Per questo ritengo che non sia mai tempo perso vivere insieme, e ai diversi livelli, i nostri incontri presbiterali e apprezzare comunque i progetti diocesani della nostra formazione permanente: dagli esercizi spirituali fatti almeno di tanto in tanto insieme, ai comuni impegni di studio e alle reciprocità più spontanee e più amicali tra di noi.
Useremo il criterio della gradualità, via via verificando e motivando le scelte da fare, sperimentandole con dovuta coerenza e all´occasione correggendole; senza mai mortificare risorse, con il riguardo dovuto anche ai carismi propri delle diverse nostre età anagrafiche; riguardo dovuto soprattutto all´esperienza e ai carismi dell´età più avanzata.
Ci dovrà in ogni modo ispirare primariamente non la preoccupazione per noi stessi bensì il bene della Chiesa e il bene spirituale delle nostre comunità; la "cura d´anime", come si diceva un tempo con linguaggio che non mi spiace.
So bene che il Vescovo deve prendere in queste direzioni responsabilità in prima persona, con se stesso e nel suo ministero; non da solo ma con le collaborazioni qualificate e attrezzate a sostenere con saggezza le graduali realizzazioni; contestualmente promuovendo piani pastorali diocesani più chiari e condivisi; disponibile sempre più a vivere amicizia personale con i presbiteri e con il presbiterio.
Sono convinto che tutti questi atteggiamenti costituiscono una buona riserva di energie disponibili nel nostro presbiterio. Chiedo al Signore, per l´intercessione della Vergine Maria, che ci protegga dalle pretese e dalle pure strategie umane, e che ravvivi in noi scioltezza di spirito, tanta fiducia e una illuminata perseveranza.

S.E. Mons. Egidio Caporello