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Introduzione al Consiglio Episcopale Permanente – 27 maggio 2025
a in Italia continuerà a impegnarsi per tessere relazioni, per alimentare il dialogo, per iniziare percorsi di riconciliazione e di sviluppo, anche attraverso le attività e i progetti che i fondi dell’8xmille destinati alla Chiesa cattolica rendono possibili. Vogliamo contribuire a realizzare un mondo unito e in pace, dove non si senta più il rumore delle armi e dove tutti possono dirsi fratelli. La lotta alla povertà, l’educazione che la stessa presenza della Chiesa anima con le sue diverse realtà, l’impegno per lo sviluppo e gli aiuti al mondo, sono una parte del nostro sforzo. Per questo, esprimiamo gratitudine a quanti scelgono di destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica: ciò consente di realizzare migliaia di progetti in Italia e nel mondo. Siamo poi fiduciosi che si agisca a correzione, secondo gli impegni assunti, sugli interventi apportati unilateralmente dal Governo, come anche da diversi altri precedenti, sul sistema dell’8xmille, ripristinandolo così come originariamente stabilito, nel rispetto della realtà pattizia dell’Accordo. Su questo tema torneremo in futuro.
Assemblea sinodale: il senso del rinvio a ottobre
Il cammino della Chiesa in Italia merita certamente una riflessione attenta, esaminando le reazioni che con accentuazioni differenti hanno fatto seguito alla Seconda Assemblea Sinodale. Non intendo rispondere a commenti che hanno travisato l’esito della Seconda Assemblea, dandone interpretazioni che non avevano nulla a che vedere con quanto accaduto e con la spiegazione presentata con trasparenza da Mons. Castellucci, che ringrazio vivamente. Tutti coloro che hanno partecipato ai lavori assembleari hanno visto nel rinvio ad ottobre per l’approvazione delle Proposizioni uno snodo che ha permesso allo Spirito di parlare ancora. Sin dall’inizio del percorso, abbiamo chiesto partecipazione e l’abbiamo avuta. È il segno, concreto, che nulla era stato prestabilito, confezionato, imposto dall’alto, ma frutto del discernimento delle Chiese che si sono messe in ascolto e hanno attivato processi inediti e forse, addirittura, inattesi. Del resto, nella vita, quando si percorre una strada, si possono conoscere fatiche, rallentamenti, cambi di percorso. Rileggere gli interventi assembleari e i lavori di gruppo ci ha permesso di scoprire una Chiesa appassionata e desiderosa di non disperdere l’esperienza di quattro anni. Ci è stato affidato un compito di maturare quanto vissuto e sperimentato. Sono quelle accordature necessarie perché l’orchestra possa produrre un’armonia di un “noi” ecclesiale quanto mai necessario. Va letta in quest’ottica anche la decisione dei Vescovi di spostare l’Assemblea Generale (ordinaria) da maggio a novembre: una scelta che non ha a che fare con il cedimento o la costrizione, ma solo con il desiderio di non voltarsi di fronte al nuovo che avanza, alle tracce che lo Spirito sta lasciando, per valorizzare il più possibile tutte le istanze del Cammino sinodale che ha coinvolto le comunità e le Chiese da quattro anni, secondo la ricchezza dei rispettivi carismi e ministeri. La comunione, condizione per l’evangelizzazione, infatti, non si improvvisa, ma si impara facendola, vivendola, pensandosi in relazione ad essa e non viceversa, facendosi coinvolgere. Credo, sia stata un’occasione per crescere! Per tutti: Vescovi, presbiteri, membri della vita consacrata e laici.
Vita e dignità della persona
Rivolgendosi al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, Papa Leone ha ricordato che «la Chiesa non può mai esimersi dal dire la verità sull’uomo e sul mondo» e che «la verità però non è mai disgiunta dalla carità, che alla radice ha sempre la preoccupazione per la vita e il bene di ogni uomo e donna» (Discorso, 16 maggio). In questa prospettiva, esprimiamo il pressante auspicio che le recenti sentenze con le quali la Corte costituzionale è nuovamente intervenuta sulla vita umana al suo sorgere e nella fase conclusiva non conducano a soluzioni legislative che finiscono col ridimensionare l’infinita dignità della persona dal concepimento alla morte naturale. Uno sguardo non parziale sui diritti della persona umana in ogni fase della sua vita, e in particolare nei momenti di massima vulnerabilità, ci induce poi a ribadire in materia di fine vita quanto già espresso nella nota della Presidenza CEI il 19 febbraio, con una duplice sottolineatura: anzitutto la necessità che «si giunga, a livello nazionale, a interventi che tutelino nel miglior modo possibile la vita, favoriscano l’accompagnamento e la cura nella malattia, sostengano le famiglie nelle situazioni di sofferenza»; e l’invito accorato a dare «completa attuazione» alla «legge sulle cure palliative» affinché siano «garantite a tutti, in modo efficace e uniforme in ogni Regione, perché rappresentano un modo concreto per alleviare la sofferenza e per assicurare dignità fino alla fine, oltre che un’espressione alta di amore per il prossimo». Una priorità questa significativamente fatta propria dalla stessa Consulta, che ha rinnovato il suo «stringente appello al legislatore» perché «dia corso a un adeguato sviluppo delle reti di cure palliative» e a «una effettiva presa in carico da parte del sistema sanitario e sociosanitario» di «chi versa in situazioni di grave sofferenza». La Chiesa avverte il dovere di annunciare in ogni tempo il «Vangelo della vita» che «sta al cuore del messaggio di Gesù», come scriveva san Giovanni Paolo II nell’enciclica Evangelium Vitae della quale abbiamo appena ricordato il trentennale.
Resta alta l’attenzione della Chiesa in Italia per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili. Nella costante vicinanza alle vittime e nell’impegno perché si prevenga con rigore e strumenti adeguati il tragico fenomeno degli abusi si colloca la pubblicazione della Terza Rilevazione delle attività territoriali promossa dal Servizio nazionale per la tutela dei minori e adulti vulnerabili che analizza le attività dei Servizi Regionali, diocesani/interdiocesani e dei Centri di ascolto nel biennio 2023-2024. La Rilevazione, che sarà presentata domani, mercoledì 28 maggio, verifica efficacia e capillarità delle strutture presenti in tutta Italia ed evidenzia progressi significativi nella creazione di ambienti ecclesiali sicuri, nella formazione degli operatori e nell’accoglienza e ascolto delle vittime. Questo non vuol dire nascondere o sottovalutare le complessità che sono emerse: le difficoltà e le sofferenze ci sono e ci interrogano, come Pastori e come comunità ecclesiale. Il rigore senza giustizialismi e opacità, l’attenzione ai dati arrivati dalle Diocesi ed elaborati dagli esperti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, chiedono un impegno crescente e ci spronano a proseguire in questo cammino di responsabilità e trasparenza per lavorare sulle criticità e implementare le buone prassi. Va in questa direzione anche lo studio-pilota, che è stato avviato e che ha come oggetto i casi accertati o presunti di abusi sessuali su minori commessi da chierici in Italia, segnalati e trattati nelle singole Diocesi tra il 2001 e il 2021. Questa ulteriore iniziativa è svolta da due Istituzioni, indipendenti, riconosciute a livello internazionale: l’Istituto degli Innocenti di Firenze e il Centro interdisciplinare di ricerca sulla vittimologia e sulla sicurezza dell’Università di Bologna.
Sempre in tema di vita e di dignità, non possiamo non concentrare la nostra attenzione sul mondo del lavoro. Uno dei dati più preoccupanti emersi dall’ultimo Rapporto annuale dell’Istat, pubblicato lo scorso 21 maggio, è quello relativo al lavoro povero, sempre più diffuso, tanto che oltre il 23% della popolazione è a rischio povertà o esclusione sociale. In sintesi, lavorare oggi non basta più per dirsi al riparo da una condizione di indigenza. Tutto ciò va a scapito delle famiglie e, a cascata, dell’accesso alle cure sanitarie, delle opportunità di studio, della possibilità di affrontare spese ordinarie e straordinarie. Il lavoro povero aumenta le disuguaglianze di genere, territoriali e intergenerazionali e rende ancora più acuto il drammatico problema della casa. C’è bisogno di coraggiose politiche del lavoro, che sappiano tenere insieme l’esigenza di salari giusti e di produzioni coerenti con l’insegnamento della Dottrina sociale della Chiesa. Senza lavoro non c’è rispetto della dignità. A margine, non possiamo non ribadire che la produzione industriale che vuole riconvertire in armi alcune delle aziende in crisi non fa bene né alla nostra economia né al mondo.
Carissimi Confratelli,
come nella lettura degli Atti degli Apostoli che accompagna queste settimane dopo Pasqua, sento che oggi possiamo “compiere i prodigi della prima generazione” se pieni del suo Spirito Paraclito. Gli Apostoli non si arresero davanti alle difficoltà. A Misia, lo Spirito suggerì una visione a Paolo. Era un macedone, sconosciuto, che lo supplicava: «Vieni in Macedonia e aiutaci» (At 16,9). Il Signore ci doni di ascoltare la richiesta di tanti che ancora non conosciamo ma che chiedono aiuto e di annunciare con le parole e con la vita il Vangelo di Gesù. Affidiamo questa giornata di lavori alla Vergine Maria, Madre del Buon Consiglio e Regina della pace. Grazie!
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