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Conserva il battistero la sua forza simbolica'   versione testuale

La vasca battesimale contiene in sé un simbolo potente, ossia quello del passaggio più arduo e liminale, quello dalla morte alla vita. L’acqua del fonte è immagine della morte, ma anche della vita nuova. L’ambivalenza del simbolo è stata pienamente colta da sant'Ambrogio, quando fondando il battistero milanese di San Giovanni alle Fonti in forma ottagona scriveva di essere lieto che la forma tipica dei mausolei e dei luoghi della morte fosse quella del battesimo dei cristiani, perché questi, morti in Cristo, con lui risorgano a una vita nuova. Per dirla con san Paolo, la forma dei primi battisteri ottagonali celebrava da un lato la morte dell’uomo vecchio, dall’altro la nascita dell’uomo nuovo
L’autonomia architettonica del fonte battesimale come edificio finisce definitivamente con il Concilio di Trento. Da allora in poi il battistero diventa parte del corredo liturgico di tutte le parrocchie, nella tipica forma di bacinella su stelo, mentre precedentemente il battistero era solo nelle pievi e in poche altre chiese che, per rilievo e tradizione, avevano assunto il titolo di Chiese Battesimali. I cristiani, prima del Concilio, dovevano in alcuni casi percorrere diversi chilometri prima di raggigungere la chiesa battesimale, favorendo così una certa consuetudine ai battesimi impartiti da laici nelle molte situazioni di urgenza, in cui si temeva per la vita dei fanciulli.
Come si impartisse il battesimo nei battisteri più antichi, è invece ancora materia di discussione. Ove i battisteri erano costruzioni autonome si preferiva il rito per immersione. L’acqua era celebrata come elemento di morte nel momento dell’immersione, e come elemento di vita in quello dell’emersione, prima impedendo il respiro, poi permettendo di ritrovarlo. La forma di queste vasche battesimali doveva essere simile a quella che ancora si vede a Pistoia, o a Pisa, o ancora simile a quella che Dante riferisce essergli stata coeva nel battistero fiorentino, di cui nella Commedia ricorda i fori “che que’ che son nel mio bel San Giovanni, / fatti per loco d’i battezzatori; / l’un de li quali, ancor non è molt’anni, / rupp’io per un che dentro v’annegava: / e questo sia suggel ch’ogn’omo sganni” (v. Inferno, XIX, 13-21).  
Dopo il Concilio, nel richiamo alle origini del Cristianesimo, il battistero per immersione è stato oggetto di una riscoperta e, anche a Bologna, alcune delle chiese lercariane ne presentano delle varianti. Negli anni ’80 e ’90 il Battistero per immersione è stato ripreso anche per la pressione del movimento Neocatecumenale che ne aveva fatto un proprio segno distintivo. Nell’uso attuale, il battesimo per immersione, per ragioni pratiche e per le trasformazioni cui è andata soggetta la percezione del corpo, specialmente nella nudità, è stato pressoché abbandonato nella Chiesa cattolica di rito latino.
 
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