Certamente, e vi sono i casi più diversi. Per esempio stadi di calcio che, essendo luoghi in cui avvengono riti comunitari, si rivestono di un senso simbolico per chi li frequenta. Oppure penso al teatro dell‘Opera di Sidney, progettata da Jørn Utzon e costruita nei primi anni ‘60, che è diventata il simbolo eminente della città.
Alcuni anni or sono per conto del Politecnico condussi una ricerca su quali fossero i luoghi ritenuti di maggiore valore simbolico e identitario a Milano, e risultò che la maggioranza guardava al Duomo, la cattedrale ambrosiana. Secondo tra i luoghi ritenuti di maggior valore simbolico era il Castello sforzesco.
In città di antica tradizione, come sono praticamente tutte quelle europee, a differenza di quelle australiane, è forse più difficile che architetture nuove possano acquisire un valore significativo per il comune sentire: mi chiedo se mai le torri del nuovo complesso di Porta Nuova a Milano possano acquisire un senso di carattere identitario.
Come diceva Guido Martinotti, oggi le città tendono piuttosto a omologarsi tra loro che a distinguesi, a seguito del proliferare di forme tendenzialmente simili ovunque, quali quelle dei grattacieli.