|
|
|
|
 |
 |
Area Riservata per gli incaricati diocesani
|
|
|
Home page - Un libro al mese - L'EMOZIONE DELLA LUCE - Quale l'impatto emotivo che deriva dal rapporto luce-ombra al momento dell'ingresso in chiesa: in che modo è esperito, vi sono esempi di particolare rilevanza nella Sua esperienza personale?
Quale l'impatto emotivo che deriva dal rapporto luce-ombra al momento dell'ingresso in chiesa: in che modo è esperito, vi sono esempi di particolare rilevanza nella Sua esperienza personale' 
Il mio primo ricordo di una chiesa resta legato all'immagine di un luogo di penombra, accogliente, confortante: come l'abbraccio della mamma. Ripensandoci, rivedo ancora un grande ambiente, l'alta cupola, il silenzio e, a sinistra dell'entrata, una nicchia con Maria Bambina. Era la chiesa di San Giocchino, nella mia città, Milano: è stata costruita in stile neorinascimentale, a pianta centrale, verso la fine del XIX secolo e l'arcata del pronao che all'esterno annuncia l'aereo volume interiore le conferisce un volto solenne quanto benevolo. Nel crescere ho apprezzato con sempre maggiore intensità il senso della luce e dei colori, in tante chiese. Come in quella di S. Marco, nota tra l'altro perché spesso ospita eventi musicali; è vicina al liceo che frequentavo, e la ricordo come un luogo in cui rifugiarsi per cercare un conforto, un consiglio.
Nelle chiese soprattutto mi colpisce e mi interroga la luce delle vetrate absidali, che occhieggia fresca al mattino. Come una promessa. Come un invito alla speranza. E poi nell'estate, quando il sole batte, la chiesa è un'oasi di serenità silente e di frescura: penso a quelle italiane, le nostre. Romaniche o barocche che siano, sono piene di una gioiosa luminosità che rallegra lo spirito. Le trovo diverse, per esempio, dalle chiese spagnole, nelle quali il barocco assume i contorni di una certa drammatica gravezza: quando ho cominciato a viaggiare all'estero per me è stato inevitabile stabilire confronti. Ma sempre il rapporto tra luci e ombre è stato il motivo che ha incardinato il mio rapporto con le chiese. Penso per esempio alla basilica di Santa Maria Maddalena a Vézelay, in Francia, dove mi trovai un 21 giugno, solstizio d'estate, e vidi i raggi del sole attivare una soave danza, coi loro colori che disegnavano sprazzi allineati lungo la navata. La chiesa tutta era un grande gnomone, come se la luce desse un appuntamento al tempo, per farcelo conoscere più da vicino. La luce è un po' come la voce della chiesa, una sua “quarta dimensione” dall'eloquenza limpida e immediata.
|
stampa paginasegnala pagina |
|
|
|