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Nel MAXXI architettura, che dirige, furono ospitate l'esposizione e la premiazione dei vincitori della sesta edizione dei "Progetti Pilota" della Conferenza Episcopale Italiana, Servizio Nazionale edilizia di culto...   versione testuale

Nella storia dell'architettura la chiesa (o più in generale il tempio) è sempre stato luogo di primaria importanza. Sino a questi decenni recenti, almeno. Come valuta la qualità e l'importanza dei progetti presentati al MAXXI, sullo sfondo della produzione architettonica attuale?
 
Ritengo di particolare valore il fatto che la Chiesa italiana abbia scelto di attivare un sistema di committenze fondate su concorsi, organizzati secondo una modalità articolata e attenta. Per questo è stato per me un piacere ospitare al MAXXI l'esposizione dei progetti presentati alla sesta edizione dei concorsi titolata  “21per XXI”. Il sistema concorsuale stabilito dalla Conferenza Episcopale Italiana guarda al valore qualitativo delle opere e allo stesso tempo favorisce la vicinanza con la comunità cui queste sono destinate. Infatti v'è una commissione tecnica competente che cura la fase istruttoria e una  commissione che esprime e verifica le esigenze  della collettività cui le opere sono destinate.
 
I concorsi CEI hanno preso avvio in un periodo in cui il tema dominante del pensiero architettonico era l’autorialità  delle architetture, sulla base dell’idea che l'opera riesce a essere “comunicativa”, oltre alla propria finalità, grazie anche alla “firma” di chi l'ha pensata. In questo scenario culturale  i concorsi CEI hanno guardato in modo eloquente ad altri valori, come per esempio, il genius loci cristiano, pur muovendosi nel quadro delle diverse  tendenze che innervano l'architettura contemporanea.
Nella sesta  tornata dei Progetti Pilota i tre vincitori sono stati i gruppi coordinati da Benedetta Tagliabue per la diocesi di Ferrara-Comacchio, da Francesca Leto per la diocesi di Tempio-Ampurias e da Mario Cucinella per la diocesi di Cassano all'Jonio.
La prima, la soluzione dello studio Tagliabue, ha elaborato un progetto guardando soprattutto al contesto ferrarese e ai suoi spazi pubblici, ripresi fino alla texture dei materiali prescelti.
La seconda, la soluzione dello studio Leto, si è basata  su una figurazione ben radicata nella tradizione dell’edilizia sacra (il tetto a capanna) rinnovata  nella trascrizione  operata dal progetto contemporaneo.
La terza, la soluzione dello studio Cucinella, ha utilizzato  un'iconografia ben chiara nella definizione dell’immagine architettonica della chiesa: quella della croce, presente all’esterno nel taglio verticale che segna l'ingresso, e quindi riproposta nell’organizzazione planimetrica.
 
Tutti progetti originali, calati nella contemporaneità e al tempo stesso capaci di dialogare con la tradizione. E questo grazie al sistema concorsuale da cui sono originati, che è espressione di un attento studio della realtà sociale, culturale, tecnologica. Questa esperienza  dimostra come i linguaggi contemporanei possono andare assieme con la tradizione e come una condivisione allargata arricchisca il progetto.
Ritengo che  il sistema concorsuale attuato dalla CEI sia  un’iniziativa utile per riflettere sul quadro normativo italiano riguardante le opere pubbliche nella direzione di un consapevole bilanciamento dei ruoli, dal committente agli esperti tecnici.
In questo momento è interessante notare il cambiamento culturale in atto nella direzione di una maggiore consapevolezza della responsabilità dell’architettura. Accantonate le “archistar”, si guarda al paesaggio architettonico con più attenzione alla qualità, alla sostenibilità, al rifiuto degli sprechi e del consumo di suolo, a favore di soluzioni qualitative diffuse e condivise. Lo stesso impegno dimostrato da Renzo Piano sul terreno della “ricucitura” delle periferie, dimostra l’importanza  della partecipazione della collettività alle scelte sulla qualità urbana che oggi sono ineludibili.


 

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