Il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nella misericordia - Domeniche - 10 gennaio - Battesimo del Signore 

10 gennaio   versione testuale

Battesimo del Signore


L. FONTANA, Concetto spaziale, 1965
 
Ed eccolo il taglio di Lucio Fontana!
Chi non ha pensato, almeno una volta: «Questo l’avrei saputo fare anch’io»! Forse l’avremmo saputo fare, rovinando una tela. Lucio Fontana l’ha fatto mentre era incompreso e deriso da tutti,  e lo ha fatto dentro un percorso di assoluto rigore concettuale e di una coerenza artistica oggi riconosciuta a livelli assoluti.
Come Burri anche Fontana rinuncia al soggetto e all’accostamento dei colori. Ma mentre Burri tormenta la tela nel suo spazio fisico, Fontana ricerca un altro spazio nella tela, che infine trova oltre la tela, tagliandola o bucandola. Teniamo conto che Fontana nasce come un figurativo scultore, arte appresa dal padre che lavorava a Buenos Aires, dove l’artista é nato. Da scultore egli é ossessionato dalla tridimensionalità. Sulla tela, in occidente, é Giotto per primo a creare la tridimensionalità della visione prospettica, rompendo con la rigida e ieratica bidimensionalità bizantina (anch’essa ricchissima di significato). Ma la tridimensionalità é ancora una dimensione fisico-corporea e sembra imprigionare l’uomo nel suo mondo concreto, materiale, asfissiante. Il taglio di Fontana é il gesto liberatorio di un artista che supera la ricerca di senso nello spazio fisico raggiungendo la quarta dimensione, metafisica, che é oltre la rappresentazione tridimensionale della realtà. Inutile dire che questo taglio ha una suggestiva potenza. Nella fede quando la realtà umana diventa opprimente, quando il suo senso appare scialbo senza la presenza di Dio, quando tutto sembra ormai finito qualcosa si squarcia. Lo squarcio é il desiderio dell’uomo perché  possa aprirsi il suo cielo chiuso e incombente. Nel nostro mondo, il cui cielo sembra chiuso a Dio, si leva ancora una volta il grido deluso del profeta Isaia: «Siamo diventati da tempo gente su cui non comandi più, su cui il tuo nome non è stato mai invocato. Se tu squarciassi i cieli e scendessi!» (Is 63,19). Ma il cielo si é già squarciato. Proprio all’inizio della missione di Gesù, nel deserto del Giordano, «mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì» (Lc 3,21).
Dinanzi ad una cultura che avverte il “silenzio di Dio” la Chiesa, nata alla vita soprannaturale da un altro taglio, quello del costato trafitto di Cristo in croce, implora sempre l’Avvento della Parola di Dio sulla terra.
Lo squarcio della tela di Fontana riconduce a questa possibilità, aprendo una via d’uscita alla trappola materialista dell’uomo contemporaneo. L’arte e la preghiera: per aprire un varco al silenzio di Dio. Lo invocava, «sconfitto da domande ancora aperte», anche Salvatore Quasimodo, amico di Fontana: «Dio del silenzio, apri la solitudine» (Thànatos athànatos). Nel silenzio, Dio ancora parla alla solitudine dell’uomo. L’uomo ancora potrebbe ascoltarlo, se solo si decidesse ad uscire dal rumore in cui ama immergere la sua solitudine.