PIERO CASENTINI, Annuncio ai pastori, Lezionario festivo, Anno C, CEI
La gioia della Pasqua di Resurrezione ha il suo anticipo in quella che Evdokimov chiama la Pasqua dell’incarnazione. La venuta del Messia sulla Terra infatti inonda tutto di Luce e di Gioia. Nell’unico mistero pasquale si svolge tutta la vita di Gesù, fin dal suo Natale. Per primi i pastori ricevono l’annuncio della salvezza. Anche loro provano spavento e incredulità al manifestarsi soprannaturale della «gloria del Signore» che «li avvolge di luce» (Lc 2,9); come i discepoli, che, vedendo il Risorto, «per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore» (Lc 24,41). L’angelo rassicura i pastori: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
L’artista Piero Casentini, volendo illustrare questo episodio del vangelo per il Lezionario ufficiale della Chiesa italiana, sceglie il colore della terra, dell’umiltà, come sfondo su cui tracciare un vortice di Luce provocato dall’angelo annunciante. Esso si sviluppa a spirale proprio a partire dall’angelo e va a toccare i pastori spaventati e le pecore del gregge messe a dormire nell’ovile. Il movimento cosmico di una nuova creazione attira e assorbe dentro di sé la piccola luce verticale del fuoco acceso dai pastori, manifestando la sproporzione tra la luce creaturale del fuoco acceso dagli uomini e la luce soprannaturale sprigionata dalla Gloria di Dio che si manifesta ai pastori con il fascinosum e il tremendum della ierofanìa.
Li aspetta un bambino indifeso, avvolto in fasce. Con lo stesso termine la lingua originale del testo può indicare sia le fasce che avvolgono i neonati sia quelle usate per avvolgere i cadaveri (spàrgana). Nella tradizione iconografica orientale delle icone del santo Natale, trasmessa poi all’occidente, il bambino ha il volto di un adulto ed é avvolto tutto di fasce come per la sepoltura. Fin dall’infanzia di Gesù la morte e la vita iniziano il mirabile duello da cui il Signore della vita, morto, regnerà vivo per sempre nell’annuncio di Pasqua.
Questo bambino ha trovato posto in una mangiatoia. Come non vedere in questo umile gesto un altro mirabile segno? La mangiatoia rimanda al mangiare, come il termine greco fatne (mangiatoia per cavalli) rimanda al verbo patèomai (mangiare). Il bambino viene messo nella mangiatoia "per essere mangiato". Questa mangiatoia aspetta che ci avviciniamo ad essa per saziare la fame delle nostre passioni che conducono alla morte. Non siamo forse a Bethlemme? E non é Bethlemme la casa del pane? Questo Bambino ha già tutta la Bontà del Pane; come Lui stesso dirà: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6,51).