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Area Riservata per gli incaricati diocesani
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Come affrontavate i progetti, Lei e Roberto Gabetti' 
L'architettura è teoria e prassi, vincolate insieme in un nesso inscindibile. E un nesso inscindibile è stato quello che ha unito Roberto Gabetti e Aimaro Isola, sinché il primo ha potuto operare.
Come procedevate nella concezione e nell'elaborazione dei progetti delle chiese?
«Tutti i nostri progetti nascono dal dialogo, anzitutto con il committente, con il luogo, con la storia: solo con l'attento ascolto si pongono le premesse per operare. Il colloquio prosegue poi, tra di noi, in studio e prosegue in cantiere. Con Roberto ci si confrontava su come affrontare i problemi, si riesaminavano i progetti analoghi, recenti ma anche lontani nel tempo. A poco a poco il progetto prendeva corpo. Roberto lavorava più agli sviluppi letterari, io a quelli grafici, ma ci trovavamo sovente assieme al tavolo da disegno. Ed è quanto continuiamo a fare ancora come Isolarchitetti, con Saverio Isola, Flavio Bruna, con tutti i soci e gli amici. Il colloquio, continuo e intenso, alle volte anche duro, consente di inquadrare meglio i problemi, ed è la conditio sine qua non per affrontare un progetto».
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