Rinfrancate i vostri cuori. Uomo nuovo risorto con Lui (Cf. Rm 6,8-11) - Domeniche - 10 maggio - VI domenica di Pasqua 

10 maggio   versione testuale

VI domenica di Pasqua


Francesco Barbieri, detto Guercino, Cristo risorto appare alla Vergine, 1629, Pinacoteca Civica, Cento.
 
Una volta risuscitato dai morti, prima di ascendere al Padre suo, Gesù si mostra ai suoi discepoli e alle donne venute al sepolcro per ungerne il corpo, le cosiddette mirofore, prima tra tutte Maria Maddalena la quale in un primo momento non lo riconosce e lo scambia per il custode del giardino. Come è noto, i vangeli non riferiscono di un’apparizione del Risorto a Maria sua Madre, a colei che l’aveva accolto nel grembo, che l’aveva seguito nella sua vita terrena e che era rimasta ritta sotto la croce partecipando interiormente alla sua passione nell’istante in cui, secondo le parole di Simeone, una spada le stava trapassando l’anima. Sin dall’antichità, tuttavia, nel cuore dei fedeli e nel pensiero di diversi autori cristiani, è maturato il pensiero relativo all’apparizione del Risorto prima di tutto e specialmente alla sua santissima Madre, perché la Madre di Gesù, «ha coll’evento della Risurrezione un rapporto specialissimo: il Risorto è figlio suo! Quel corpo che riprese vita nel sepolcro, innalzato a una condizione di gloria, è lo stesso che si era formato nel suo grembo» (Giovanni Paolo II).
Già nel V secolo, ad esempio, un autore come Sedulio sosteneva che «Cristo si è mostrato nello splendore della sua vita risorta innanzitutto alla propria Madre. Infatti, colei che nell’Annunciazione era stata la via del suo ingresso nel mondo, era chiamata a diffondere la meravigliosa notizia della Risurrezione, annunciando così la sua gloriosa venuta». Per non parlare di Sant’Efrem il Siro che consegna il suo pensiero a una riflessione che si fa preghiera: «In Aprile il Signore è sceso dalle alture e Maria lo ha accolto; in Aprile egli è risuscitato e si è elevato, e anche Maria lo vide, lei che si era accorta che era disceso negli abissi della morte; e anche, per prima, lei lo vide risuscitato; ora alture e profondità vedono il nome di Maria». L’arte ha registrato questa convinzione diffusa e molti artisti – basti pensare a Tiziano o a Filippino Lippi o alla ricca testimonianza dell’arte della Chiesa d’Oriente – hanno provato a dire questo mistero che il sensus fidelium ha espresso in diversi modi lungo la storia, anche attraverso l’arte e i suoi colori.
L’apparizione del Risorto alla Madre – per sant’Ignazio di Loyola anche se non è espressamente detto nella Scrittura deve ritenersi come detto – è la manifestazione della vittoria della vita sulla morte, della grazia sul peccato, della luce sulle tenebre. Già nella persona, nel corpo e nello spirito di Maria, la salvezza realizzata da Cristo aveva infatti preso forma in una creatura umana. La Vergine santa, in effetti, è stata preservata dalla macchia del peccato per i meriti della morte redentrice di Cristo ed è stata la prima destinataria della sua rivelazione pasquale. Essa, inoltre, come immagine e modello della Chiesa, ne è stata anche la prima annunciatrice e testimone. Secondo lo spirito del Salmo che la liturgia di oggi propone - «il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza, agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia. […] Tutti i confini della terra hanno veduto la vittoria del nostro Dio» (Sal 97,2-3) - anche Maria si è fatta annunciatrice di ciò che i suoi occhi hanno visto, di ciò che i suoi orecchi hanno udito e di ciò che le sue mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita. Per lei, più che per ogni altra creatura, in quanto scelta ed eletta da Dio dall’eternità, valgono le parole: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga» (Gv 15,16), e per questo è rimasta nell’amore di Dio, se ne è nutrita e se ne è fatta annunciatrice.