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Una chiesa al mese
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per gli incaricati diocesani
Una citazione   versione testuale
«Il rigoroso percorso teorico di Van der Laan è il diretto responsabile di un'architettura che appare sottoposta a un processo di spoliazione mirato dell'essenza della forma. Per questo le sue opere possono apparire, a un primo sguardo, eccessivamente concettualizzate, rigide, improntate a un razionalismo radicale; una conoscenza più attenta permette però di comprendere come il meccanismo di depurazione formale cui è sottoposta la sua architettura abbia in realtà lo scopo di rimettere in gioco l'originaria gerarchia che domina la vita delle forme, perduta nei secoli sotto strati di belletto. In una lettera degli anni settanta che ha per oggetto la costruzione del convento di Roosenberg, Van der Laan cita brani da Citadelle di Saint-Exupèry: a colpirlo è la descrizione che il protagonista fa del palazzo paterno, “il palazzo... dove tutti i passi avevano un senso”. In quella recente lettura ritrova la propria ricerca e i fini che persegue con le sue opere. Il palazzo descritto da Saint-Exupèry ha un cuore, “perché sia possibile avvicinarsi e allontanarsi da qualcosa”; ogni sua parte deve obbedire a una sola funzione, affinché ci si possa orientare meglio, e c'è una stanza “costantemente tenuta vuota, di cui nessuno conosce l'uso e che forse non ne ha alcuno se non insegnare il senso del segreto”. Van der Laan trova conferma anche alla propria idea di vicinanza tra liturgia e architettura. Scrive infatti l'autore del Piccolo Principe: “I riti sono nel tempo ciò che la dimora è nello spazio”; commenta l'architetto: “L'edificio con la sua gerarchia di spazi culminante nella chiesa consacrata rappresenta per lo spazio ciò che la liturgia, con il suo ciclo di feste culminanti nella Pasqua, rappresenta per il tempo”. Parole da cui trapelano un'idea dell'edificio come percorso sacro e dell'architettura come sua scena necessaria, ma anche lo sforzo affinché questo intento sia evidente a tutti nell'opera costruita, senza che vi sia bisogno di fare ricorso ad alcuna mediazione che ostacoli l'espressività della pura forma». (Pag. 9, dallo scritto introduttivo di Alberto Ferlenga “Dom Hans van der Laan architetto”)
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