Sussidio Avvento 2013 - domeniche - II Domenica di Natale - 5 Gennaio 
II Domenica di Natale - 5 Gennaio   versione testuale
ANTONELLO DA MESSINA (1430 ca.-1479), CRISTO SALVATOR MUNDI, dated 1465. Londra, National Gallery. Copyright The National Gallery, London/Scala, Firenze.
ANTONELLO DA MESSINA (1430 ca.-1479), CRISTO SALVATOR MUNDI, dated 1465. Londra, National Gallery. Copyright The National Gallery, London/Scala, Firenze.
 
Nel Natale di Gesù Dio «ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà». In queste parole della Lettera agli Efesini (1,3-6) è racchiuso il significato più profondo del mistero della salvezza che la Chiesa celebra contemplando l’apparizione del Verbo eterno di Dio nella nostra “carne mortale”; il mistero della sua Incarnazione che a coloro che lo hanno accolto «ha dato potere di diventare figli di Dio» (Gv 1,12). L’opera realizzata a olio su una tavola di legno nel 1465 da Antonello da Messina - artista in cui sono evidenti gli influssi dell’arte fiamminga con il suo amore per i dettagli che vengono resi con eccezionale verosimiglianza grazie a un uso sapiente del disegno, del colore e del tono – raffigura il Cristo Salvator Mundi su uno sfondo nero, in posizione frontale, come affacciato a un davanzale, con la mano sinistra appoggiata su di esso e la mano destra leggermente alzata nell’atto di benedire gli astanti. In lui Dio «ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia» (Lc 1,54) e ha riversato su tutte le nazioni la sua benedizione, secondo la promessa fatta ad Abramo e alla sua discendenza (cf. Gen 12,2-3; Lc 1,55).
Il Cristo è vestito di una tunica rossa, segno della sua natura divina, e di un mantello di colore blu lapislazzuli che gli copre la spalla sinistra, simbolo della sua natura umana. Il suo viso umanissimo è il volto del “più bello tra i figli dell’uomo, sulle cui labbra è diffusa la grazia” (cf. Sal 45,3). Rivela il volto stesso di Dio che nessuno ha mai visto e che
«il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre» (Gv 1,18) ha finalmente rivelato. Ecco, dunque, che nel Verbo fatto carne «risplende in piena luce il misterioso scambio che ci ha redenti:
la nostra debolezza è assunta dal Verbo, 
l’uomo mortale è innalzato a dignità perenne» (Prefazio di Natale III). Chi crede in Cristo crede al Padre che lo ha mandato, chi vede lui vede il Padre, perché egli è venuto nel mondo come luce affinché coloro che credono in lui non rimangano nelle tenebre. Per questo il Figlio non condanna nessuno, in quanto è venuto non per condannare il mondo, ma per salvarlo (cf. Gv 12,45-48). La missione della Chiesa è proprio quella di “dirigere lo sguardo dell’uomo” verso il mistero di Cristo Salvatore, immagine perfetta dell’invisibile Dio (cf. Col 1,15), il quale «con la sua incarnazione si è unito in certo modo ad ogni uomo» (Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Redemptor ominis, 8) perché coloro che credono in lui «abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10).