Sussidio Avvento 2013 - domeniche - III domenica di Avvento - 15 Dicembre 
III domenica di Avvento - 15 Dicembre   versione testuale
G. RUSTICI, La predica del Battista, Battistero Duomo di Firenze, 1506-1511  <br>Per gentile concessione dell'Archivio storico e fototeca, Opera di Santa Maria del Fiore.
G. RUSTICI, La predica del Battista, Battistero Duomo di Firenze, 1506-1511
Per gentile concessione dell'Archivio storico e fototeca, Opera di Santa Maria del Fiore.
 
I vangeli dedicano ampio spazio a Giovanni il Battista, precursore del Messia, «profeta dell’Altissimo», «mandato da Dio» con la missione di andare «innanzi al Signore per preparargli le strade» (Lc 1,76) predicando un battesimo di penitenza per la conversione dei peccatori. Gli stessi vangeli sono attenti a presentare «il più grande dei nati di donna» (Lc 7,28) nel suo riferimento essenziale a Gesù che egli indica come «l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo» (Gv 1,29). Il terzo vangelo ne racconta la nascita, parla della sua vita nel deserto, raccoglie la sostanza della sua predicazione. L’evangelista Marco riferisce invece della sua drammatica morte. Il Battista riconosce in Gesù il vero Inviato di Dio, e con grande umiltà si fa da parte affinché solo Cristo possa crescere, essere ascoltato e seguito dai suoi stessi discepoli. Il suo nome, che in ebraico significa “Dio è misericordioso”, è già una prima testimonianza resa a Gesù nel quale si è manifestata la misericordia di Dio per i peccatori. Il suo ministero è posto a servizio della rivelazione messianica di Cristo, luce vera che brilla nelle tenebre (cf. Gv 1,9). Leggiamo, infatti, nel quarto vangelo: «Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce ma doveva dare testimonianza alla luce» (Gv 1,6-8). Gian Francesco Rustici, artista fiorentino del XV sec., presenta l’uomo di Dio proprio nel momento in cui sta discutendo con due personaggi, un fariseo e un levita, mentre sta predicando «con lo spirito e la forza di Elia…per preparare al Signore un popolo ben disposto» (Lc 1,17). Il gruppo scultoreo fu realizzato a partire dal 1506 e qualche anno più tardi fu collocato sopra la Porta Nord del Battistero del Duomo di Firenze. Rustici nella sua opera rivela l’influenza diretta del maestro Leonardo da Vinci - secondo il Vasari Leonardo collaborò attivamente almeno alla progettazione della scultura - specialmente nella morbidezza delle vesti e nella leggerezza ed eleganza dei movimenti. L’artista evoca il dialogo tra Giovanni Battista e i due personaggi inviati da Gerusalemme per interrogarlo sulla sua identità. Alla domanda: «Tu chi sei?», egli «confessò» dicendo di non essere il Cristo, né Elia, né alcun altro profeta, ma soltanto la «voce di uno che grida nel deserto» (Lc 3,4) mandato da Dio per ammonire il popolo e invitarlo alla conversione, rendendo dritta la via del Signore e preparandosi alla sua venuta. Ecco perché alla domanda successiva sul perché battezzasse pur non essendo né il Cristo, né Elia, né il profeta, Giovanni risponde dicendo: «Io battezzo con acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo» (Gv 1,19-27). Il Messia indicato da Giovanni è infatti colui che battezza con Spirito Santo e fuoco.
Questo dialogo evangelico è riassunto dall’artista in caratteri ebraici sulle basi d’appoggio delle tre statue bronzee.
Ciò che colpisce è il vigore del Battezzatore ricoperto di una tunica fatta di peli di cammello e da un povero straccio, e soprattutto il suo braccio destro alzato che ricorda da vicino il San Giovanni dipinto da Leonardo e ora conservato al Museo del Louvre. Colpisce perché rivela la forza interiore del Precursore il quale con la mano rivolta verso l’alto riconosce in Gesù il Messia atteso. La sua persona si identifica con il suo ministero, egli è «l’amico dello Sposo…che si rallegra alla voce dello Sposo» (Gv 3,29). Seguendo il suo esempio anche la Chiesa è chiamata a preparare la venuta del Signore nel mondo, per la generazione presente, in un tempo di grande turbamento e di forte preoccupazione, in un tempo di grandi attese e di grande speranza.