L’Avvento è il contesto ideale per la celebrazione della solennità di Maria Immacolata. La fanciulla di Nazareth è stata preservata dal contagio della colpa e con il suo
sì all’angelo ha inaugurato il tempo ultimo della salvezza. Lei stessa, scelta da Dio sin dall’eternità per essere la madre del Verbo eterno di Dio, ha beneficiato della redenzione operata dal suo Figlio e ne è il frutto più eccelso, essendo stata risparmiata dall’oltraggio del peccato per i meriti di Cristo. L’Immacolata invita dunque i credenti a volgere lo sguardo verso il suo Figlio che “per noi e per la nostra salvezza è disceso dal cielo e si è fatto uomo” (
Simbolo di fede).
In Maria Immacolata, “mistica aurora della redenzione” è spuntato finalmente il giorno della salvezza, sono stati inaugurati i tempi nuovi preannunciati dai profeti. In lei, «segno di certa speranza e di consolazione» (LG
V) per la Chiesa, i credenti contemplano la meta del loro pellegrinaggio e grazie alla sua materna intercessione procedono verso la Gerusalemme celeste sostenuti dalla speranza. Ecco la ragione per cui «la Chiesa, chiamata “Gerusalemme celeste” e “madre nostra” (
Gal 4,26; cf.
Ap 12,17), viene pure descritta come l’immacolata sposa dell’Agnello immacolato (cf.
Ap 19,7;
21,2 e
9;
22,17), sposa che Cristo “ha amato…e per essa ha dato se stesso, al fine di santificarla” (
Ef 5,26), che si è associata con patto indissolubile e incessantemente “nutre e cura” (
Ef 5,29), che dopo averla purificata, volle a sé congiunta e soggetta nell’amore e nella fedeltà (
cf. Ef 5,24)» (LG 7). Gianbattista Tiepolo con lo stile che caratterizza la sua produzione artistica, ha dipinto questo mistero in una delle sette pale commissionategli per decorare gli altari della nuova chiesa di Aranjuez, sulle rive del Tago; un’opera ora custodita al Museo del Prado di Madrid. Si tratta di un’immagine di Maria Immacolata immersa in un cielo dorato, circondata da angeli. Su di lei, il cui corpo è ricoperto di una tunica bianca e di un manto azzurro e il cui capo è avvolto da un velo dorato, dello stesso colore del cielo, plana la colomba dello Spirito Santo. Tiepolo l’ha descritta secondo la visione del
Libro dell’Apocalisse (
12,1), con le mani giunte, le stelle sul suo capo. Lo sguardo della Vergine è tuttavia abbassato, serio, e sembra fissare un punto che sfugge alla comprensione degli uomini. I suoi piedi calzati poggiano sul globo terrestre dipinto con il medesimo colore del suo manto. La Terra è insidiata dalla sinistra figura di una bestia inquietante e ibrida, serpente e drago insieme, che regge in bocca il frutto del peccato. Sotto i piedi della Vergine è posta anche la mezza Luna, appena visibile, mentre un angelo regge un giglio. In lei la Chiesa contempla il mistero della salvezza per cui l’umanità piagata dal peccato e oltraggiata dalla morte ha “conosciuto e veduto” le grandi opere di Dio.
Tutta la liturgia di questa solennità pone perciò in evidenza i prodigi che Dio ha compiuto in lei e, attraverso di lei, nel mondo intero, tanto che nell’Inno delle Lodi esclama: «La gioia che Eva ci tolse, ci rendi nel tuo Figlio, e dischiudi il cammino verso il regno dei cieli».