Questanno, in ascolto della Parola di Dio che scandisce e norma il nostro cammino di fede nel tempo di Avvento e Natale e in sintonia con gli orientamenti pastorali dei Vescovi italiani, si è cercato innanzitutto di valorizzare le grandi figure di fede, che emergono dalla celebrazione liturgica: Noè, Giovanni Battista, Giuseppe, i pastori, e soprattutto Maria di Nazaret, sono grandi modelli che invitano a maturare pienamente nelladesione al mistero di Dio, per esprimerlo nella vita, perché anche noi possiamo, come dice il Papa Francesco
«…amare come Gesù ci ha amato, e questo comporta non chiudersi in se stessi, nei propri problemi, nelle proprie idee, nei propri interessi, in questo piccolo mondo che ci arreca tanto danno, ma uscire e andare incontro a chi ha bisogno di attenzione, di comprensione, di aiuto, per portagli la calorosa vicinanza dellamore di Dio, attraverso gesti di delicatezza, di affetto sincero e di amore». (Omelia per la canonizzazione dei martiri di Otranto, 12 maggio 2013).
In secondo luogo, nellelaborazione delle riflessioni bibliche, si è dedicata unattenzione particolare alla spiritualità dei formatori, di chi è chiamato ad educare alla fede, di chi ha responsabilità più forti e per un maggior numero di persone. Ognuno dei grandi personaggi della fede non solo risponde alla sua vocazione personale, per edificare il popolo di Dio, ma diviene nello stesso tempo educatore, modello e riferimento per i più deboli, per chi vive ancora in maniera infantile o adolescenziale la sua relazione con Dio.
Non ci nascondiamo le difficoltà del percorso. Il sonno da cui siamo chiamati a svegliarci è anche legato alle opere delle tenebre. Gli esempi negativi da cui Paolo mette in guardia i suoi interlocutori non hanno perso nulla della loro attualità. Molti di noi avvertono il fascino di una cultura del piacere e della felicità, che solo ad uno sguardo attento e ad una coscienza vigile si rivela come cultura di deresponsabilizzazione, che conduce allindifferenza e alla morte. Da molti anni i vescovi italiani denunciano linfiltrarsi della cultura di morte, che il papa Francesco ha ripreso nel suo discorso a Lampedusa:
«La cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono lillusione del futile, del provvisorio, che porta allindifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dellindifferenza. In questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell‘indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dellaltro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro!» (Omelia a Lampedusa, 8 luglio 2013).
Molti di noi avvertono una crescente stanchezza nella testimonianza della fede, che si vorrebbe emarginare dal contesto pubblico, o asservire alle logiche dominanti. La Parola di Dio che avremo la grazia di ascoltare nel tempo di Avvento e di Natale, è una Parola efficace; essa ci risveglierà dal nostro torpore, rinsalderà la nostra fede, ravviverà la nostra speranza, renderà autentica la nostra carità.