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 Home page - Una chiesa al mese - Arcidiocesi di Pescara-Penne - Scheda completa 

San Pietro Apostolo

Pescara, piazza Primo Maggio

04/11/2013
Dopo l’unificazione del comune di Pescara e l’istituzione della provincia (1927), la città è coinvolta da rilevanti dinamiche di sviluppo economico e demografico. I quartieri che sorgono tra la fascia ferroviaria e il litorale, già facenti parte del comune di Castellammare Adriatico, competono alla chiesa parrocchiale del Sacratissimo Cuore di Gesù, completata ad inizio Novecento. Negli anni del Concilio Vaticano II, la crescita dell’edilizia residenziale comporta la necessità di riarticolare la distrettuazione ecclesiastica, con l’istituzione delle nuove parrocchie di Sant’Antonio e di San Pietro Apostolo, quest’ultima eretta canonicamente nel 1963. L’effettivo avvio delle attività pastorali di San Pietro avviene solo nel 1977, dopo il XIX Congresso Eucaristico Nazionale di Pescara, in una sede provvisoria presso la cappella dell’Istituto Sant’Anna. Il territorio parrocchiale, sottoposto a una forte pressione immobiliare, è oggetto di attività pianificatorie comunali, nel cui quadro si inserisce - dal 1981 - la ricerca da parte della diocesi di un’area e di un progetto adatti alla costituenda comunità parrocchiale e al suo contesto urbano, in accelerata trasformazione. La diocesi, nel frattempo, viene eretta a sede metropolitana (1982). Una prima ipotesi di centro parrocchiale definitivo (progetto A. Tenaglia), relativa a un’area su via Carducci, viene abbandonata a seguito dell’annullamento del PRG di Pescara da parte del Consiglio di Stato (1987); un secondo progetto (Colangelo - Del Re - Marchionni) viene presentato nei primi anni dell’episcopato di mons. Francesco Cuccarese (1990-2005, terzo arcivescovo di Pescara-Penne), nel 1992, ma, conseguite le autorizzazioni, è reso irrealizzabile a seguito di una variante al nuovo PRG.
Nel 1996 si apre una nuova opportunità: viene liberata una fascia di terreno privato, immediatamente a ridosso del lungomare, fino ad allora occupata da una tensostruttura adibita a sala espositiva della Camera di Commercio. La proprietaria dona il terreno alla parrocchia e viene avviata una fase di progettazione condivisa da parte della Commissione parrocchiale, coordinata dal parroco, mons. Vincenzo Amadio (nominato nel 1986, poi vicario generale), e animata da due parrocchiani artisti, Gabriella Albertini e Guido Giancaterino. La progettazione architettonica è affidata dall’arcivescovo a un gruppo di architetti pescaresi under 40 (coinvolgendo anche due dei precedenti progettisti) e si completa nel febbraio 1998. Considerato il pregio e l’appetibilità speculativa dell’area destinata al nuovo complesso parrocchiale, nonostante il conseguimento delle approvazioni canoniche e civili e il conseguente rilascio della concessione, si scatena una ridda di polemiche e di ricorsi giudiziari, che accompagnerà tutta la storia del cantiere, fino alla dedicazione nel 2005, e che avrà strascichi legali ancora negli anni successivi. Il progetto, recependo le istanze urbanistiche nel frattempo maturate, viene completato secondo un disegno sostanzialmente fedele all’idea originaria, ridimensionato solo nella composizione delle opere pastorali che affiancano l’aula liturgica verso via Mazzini e privato della corte interna coperta.
04/11/2013
Il complesso parrocchiale si inserisce in una fascia costiera occupata da edilizia multipiano ad elevata densità e di modesto interesse architettonico, che è andata a saturare, tra gli anni Settanta e Ottanta, gli spazi aperti tra le preesistenti ville con parchi e giardini di Castellammare Adriatico.
Pur rispettando i vincoli urbanistici e ambientali di un contesto edilizio residenziale, l’iter progettuale ha tentato di pensare il complesso parrocchiale come un’occasione di qualificazione del fronte verso mare della città, incidendo positivamente sulla costruzione dello spazio pubblico e inserendosi nel vivace dibattito di rinnovamento urbanistico e architettonico degli anni Novanta. Il tema di fondo proposto dai progettisti è il simbolismo nautico: nel quadro di una solida tradizione iconografica che identifica la Chiesa con la barca dell’apostolo Pietro (cui è dedicata la chiesa), l’architettura richiama temi navali (la prua verso il mare , la chiglia, il pennone ), consoni anche alla collocazione costiera del complesso. L’edificio fa quindi da perno tra il saturo contesto edilizio urbano e la spiaggia, tra lo stratificarsi degli spazi privati e il dispiegarsi dello spazio pubblico del lungomare.
04/11/2013
L’impianto liturgico ha un assetto longitudinale focalizzato sulla concavità dello spazio absidale , il cui candido volume semiconico è qualificato dalle masse scultoree di altare e ambone.
L’assemblea assume complessivamente una forma ovoidale, raccolta all’interno di un articolato involucro avvolgente: la direzionalità longitudinalizzata è contemperata lateralmente dallo spazio, ampio e luminoso, del luogo per il battesimo , collocato sul lato destro della chiesa, nella parete inflessa verso la piazza. La macchina scultorea del fonte, a differenza della tradizionale collocazione ribassata rispetto al piano della chiesa (simbolo della morte dell’uomo vecchio e della rinascita del neofita), è collocata su un podio rialzato , posto a una quota affine a quella del presbiterio, per sottolineare il valore fondativo del primo sacramento dell’iniziazione cristiana nella vita della comunità. Dal fonte può scaturire una sorgente di acqua viva, che alimenta uno specchio d’acqua sul fianco destro dell’aula e, a sua volta, una vasca esterna, richiamando la teologia e l’immagine della visione del tempio di Ezechiele (47, 1-2), dal cui lato destro scaturisce la sorgente che feconda e guarisce.
Dalla parte opposta del fonte, sul lato sinistro dell’assemblea, una navata laterale ospita la cappella per l’adorazione, utilizzata anche come cappella feriale  per circa 70 fedeli: l’altezza modesta e la luminosità filtrata dalle vetrate istoriate rende l’ambiente raccolto, distinto dall’invaso centrale non solo per la presenza dei pilastri, ma anche per la diversa spazialità celebrativa.
A fianco dei due ingressi principali è sistemato un confessionale, con parete vetrata. Al di sopra dell’ingresso è disponibile una tribuna , utilizzabile per le funzioni solenni più affollate.
04/11/2013

 La chiesa, fin dalle fasi di ideazione e di cantiere, è caratterizzata dal solido nesso tra progetto architettonico e progetto iconografico: quest’ultimo riguarda i poli liturgici – considerando sia i manufatti, sia la qualificazione del loro spazio – e alcuni aspetti devozionali. Il coordinamento dei diversi interventi è avvenuto sotto la regia del parroco, affiancato da alcuni collaboratori della parrocchia.

Le opere indubbiamente più rilevanti sono quelle di Pietro Cascella (1921-2008), la cui attenzione verso i temi sacri e liturgici ha attraversato la sua intera carriera (ricordiamo, ad esempio, le collaborazioni con Ludovico Quaroni per le notissime chiese di La Martella, vicino a Matera, e Francavilla a Mare, a sud di Pescara). Si tratta di uno degli ultimi cicli scultorei dell’artista, intrapreso per spontaneo interessamento dell’artista stesso. Cascella ha realizzato l’altare, il fonte battesimale, il cero pasquale e l’acquasantiera, concepiti come assemblaggio articolato di masse possenti di travertino, ispirate ai simboli antichi del cristianesimo e alle forme archetipiche della sacralità; sul bordo della vasca battesimale, l’iscrizione: “Ad fontem aquae vivae renovatur originis dignitas”. All’esterno, a fianco dell’abside, il maestro ha realizzato anche una croce , che segna la mediazione tra la chiesa e lo spazio pubblico, e che dialoga con la grande opera da lui realizzata nel 1987 tra la città e il mare, la “nave”.
A completare i poli liturgici principali è intervenuto Mauro Berrettini (Buonconvento 1943), che ha scolpito l’ambone seguendo la medesima poetica plastica di altare e fonte, ma esplicitando con toni più figurativi alcuni nodi simbolici, come l’ancora, la vite e la melagrana, associati all’iscrizione con una delle dichiarazioni di fede di Pietro: “in verbo tuo laxabo rete” (Lc 5,5).
La statua mariana – posta nella navata destra (compresa tra i sostegni della “chiglia” del soffitto e l’involucro della chiesa) – è stata scolpita in legno di tek da Antonio Quaranta (Ascoli Piceno 1940), allievo di Pericle Fazzini; a fianco, la tela della Deposizione di Emilio Sobrero (1890-1964), dipinta nel 1941 ed esposta alla Biennale di Venezia del 1942, donata dalle nipoti del pittore e restaurata per la collocazione nello spazio di culto dal laboratorio Cinabro di Pescara.
Nella cappella feriale si trova un secondo altare, la cui mensa quadrata lapidea è sorretta dalle sculture in terracotta del tetramorfo apocalittico (simbolo degli evangelisti), realizzate da Cordelia von den Steinen (Basilea 1941), moglie di Cascella. Nella parete di fondo è collocato il tabernacolo a muro (la cui anta richiama il tema del pesce cristiano); a sinistra, e bassorilievo tondo in terracotta di Alfea Ciccone è dedicato alla Sacra Famiglia. Lo spazio della cappella è caratterizzato dalla vetrata istoriata di Guido Giancaterino, che narra alcuni episodi della vita di san Pietro, cui è dedicata la chiesa: le scene occupano l’intera parete laterale sinistra della cappella (per uno sviluppo di quasi 12 metri), che prende luce da uno spazio chiuso a cielo aperto verso via Mazzini. La vita del martire è raccontata a partire dalla chiamata, per passare attraverso il suo rapporto con Cristo (pesca miracolosa, Gesù cammina sulle acque, consegna delle chiavi) e gli episodi drammatici della Passione (il sonno durante l’agonia nell’orto degli Ulivi e il rinnegamento durante il processo), per arrivare alla nascita della Chiesa, con i miracoli narrati dagli Atti degli Apostoli e con la liberazione di Pietro dal carcere.
Tre vetrate fortemente verticali di Gabriella Albertini sottolineano invece alcuni nodi spaziali dell’edificio, in particolare il battistero e l’innesto dell’abside sull’aula: nel quadro di un complesso sistema di richiami simbolici, emergono l’albero della vita (presso l’abside), l’angelo che libera San Pietro  (presso il fonte) e la discesa dello Spirito Santo (presso l’ingresso).
Il programma iconografico si estende anche all’esterno: un ampio bassorilievo bronzeo (3 x 3 metri), inizialmente destinato alle due ante del portale principale e ora sistemato in facciata, fa memoria del santo cui è dedicata la chiesa, con i soggetti della pesca miracolosa e di Gesù che cammina sulle acque; l’opera è del noto scultore pescarese Vacre Varrocchio (1929-2004) e, dopo la sua morte, è stata completata da Duccio Gammelli. Sul portale, in attesa di ridefinizione, è posta l’iscrizione con una frase attribuita ad Agostino, rinvenuta in un frammento a Spoleto: “Naviculam istam ecclesiam cogitate in turbatum mare navigantem”.
Nonostante l’articolazione del programma iconografico, alcuni nodi devono ancora essere affrontati, in particolare la faccia interna dell’involucro absidale: l’ampia superficie è rimasta finora imbiancata e – soprattutto – manca un Crocifisso definitivo legato all’architettura e in dialogo con i possenti poli liturgici; al momento viene utilizzata una croce astile storica. Anche per la Via Crucis non è stata finora trovata una soluzione adeguata. Resta inoltre il portone provvisorio verso il sagrato occidentale, a seguito dello spostamento del bassorilievo bronzeo alla parete di facciata adiacente il portale stesso.
04/11/2013

Se il tema petrino della barca ha informato le scelte principali relative al linguaggio architettonico, la questione del rapporto tra massa, luce e colore è il tema progettuale più rilevante per la qualificazione dello spazio interno. L’aula è delimitata da una superficie muraria bianca, continua e avvolgente, al cui interno si inserisce una struttura metallica che regge la “carena” lignea del soffitto. La luce penetra nell’involucro da diverse fonti: il pozzo di luce sopra la mensa, un lucernario anulare perimetrale tra la sommità delle pareti e la chiglia, le tre lame di luce istoriate nei nodi architettonici dell’ingresso, del battistero e dell’abside, l’ampia superficie vetrata della cappella feriale . Considerata la posizione della chiesa, orientata verso spazi aperti a est e sud, le modalità di illuminazione e di creazione dello spazio variano nel corso della giornata, con una pluralità di effetti di luce, ombra e colore che, tuttavia, sottolineano sempre i poli liturgici principali.

Anche il rivestimento del pavimento offre un proprio contributo originale: progettato da Pietro Cascella, il manto lapideo passa da lastre scure presso l’ingresso a superfici chiare e luminose di fronte al presbiterio, materializzando la variazione di luce del percorso iniziatico.
04/11/2013
Possiamo proporre che la “nave” di San Pietro offre un’immagine di Chiesa che si gioca su due temi fondativi: la “compattezza” della comunità, che si rifugia sulla barca per navigare sicura e coesa; la “proiezione” della comunità stessa verso il mare aperto, verso il mondo, verso la città, come segno riconoscibile, ma aperto al dialogo. Tali due poli dialettici, solo apparentemente contraddittori, sono espressi dall’architettura del complesso parrocchiale: le opere pastorali , gli spazi per la catechesi e per la socializzazione sono saldamente ancorati all’aula liturgica, disposti su una serie di “ponti” navali articolati tra di loro, segnalati dall’emergenza paesaggistica del “pennone” su cui sono issate le campane; al tempo stesso, la massa del complesso stesso è aperta verso il contesto, con tre ingressi da diversi orientamenti, con aperture, terrazzi, affacci e sagrati, a determinare uno spazio semi-pubblico ombreggiato e accogliente. L’immagine della nave, originariamente, era rafforzata dalla presenza di un ampio specchio d’acqua sui lati est e sud, generato dal fonte battesimale e dalla vasca interna, per superare il quale – e quindi per accedere alla “nave” parrocchiale – era previsto il passaggio simbolico e iniziatico del superamento di una passerella lignea , con funzione di transito e di raccordo tra il sagrato e l’area pubblica. Problemi manutentivi impediscono di tenere l’acqua nella vasca, ma l’articolazione simbolica dell’impianto potrà essere recuperata con metodi alternativi.
Un tema interessante relativo al rapporto tra comunità, catechesi e liturgia è dato dal sistema distributivo delle aule per le attività pastorali: disposte su due piani sovrapposti, hanno accesso da una balconata che si affaccia – richiamando le gallerie paleocristiane e medievali – sull’invaso dell’aula liturgica, evocando così, in modo discreto e non didascalico o funzionalista, il nesso tra formazione e celebrazione, tra annuncio e rito.
Il “ventre” della nave ospita ampi saloni interrati, utilizzati come saloni per incontri e conferenze, e – nella parte sottostante all’abside – una cripta, con accesso diretto all’aula liturgica tramite la scalinata che scende dalla navata laterale, a fianco del fonte.
 
04/11/2013

La chiesa costituisce uno dei nodi principali della Pescara contemporanea e fa parte del waterfront verso la spiaggia urbana. Il quartiere costiero, sorto come addensamento a forti volumi di un’area a villini marittimi liberty ed eclettici, è articolato sull’asse di corso Umberto I, che attraversa il “salotto urbano” di piazza Rinascita, per arrivare all’ampio spazio pubblico rivierasco di piazza Primo Maggio. La nuova “chiesa del mare” chiude plasticamente il lato settentrionale della piazza, mentre il lato meridionale è occupato da un altro edificio pubblico, il Museo d’Arte Moderna Vittoria Colonna  (aperto nel 2002); il fronte verso il mare è invece articolato attorno alla scultura monumentale di Cascella, a forma di nave (1987). Il complesso parrocchiale, quindi, nonostante i limiti in altezza e in volume imposti dagli strumenti di pianificazione, contribuisce in modo sostanziale a definire e qualificare lo spazio pubblico, altrimenti chiuso solo da cortine edilizie massicce e prive di qualità intrinseche, ed è visibile anche dall’arenile.

L’ingresso principale si apre a ovest su un piccolo sagrato sopraelevato , diretto verso il quartiere; ingressi secondari si aprono sia verso la via laterale nord (da cui si può accedere anche direttamente al salone interrato), sia verso il mare , tra l’abside e gli uffici parrocchiali.
A partire dalla chiesa e da piazza Primo Maggio si dispiega la parte più importante del sistema del lungomare, che scende verso sud e attraversa il porto canale con il Ponte del Mare (2009), recentemente completata dall’allestimento della piazza con la fontana dell’Immacolata (2012).
 
04/11/2013

Dopo la dedicazione della chiesa nel 2005, il cantiere di costruzione degli spazi comunitari è continuato ininterrottamente.Per quanto riguarda la chiesa, come sopra accennato, restano irrisolti alcuni nodi iconografici, come la qualificazione dell’emiciclo absidale, la messa in opera di un Crocifisso definitivo e fisso, la scelta di una Via Crucis integrata negli spazi architettonici e liturgici. Dal punto di vista funzionale, si può prevedere un più completo allestimento della cripta sotto l’abside, pensata anche come spazio penitenziale e come cappella della Riconciliazione.
Per quanto attiene gli spazi esterni, sono emerse alcune difficoltà manutentive e di sicurezza: la vasca d’acqua perimetrale è stata disattivata (e potrà diventare probabilmente un manto erboso) e si prevede una recinzione con siepe delle pertinenze della parrocchia, per delimitare gli spazi e disincentivare i numerosi fenomeni di vandalismo.

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