Il programma iconografico è parte integrante dello spazio liturgico, sia per le scelte simboliche e mistagogiche, sia per limpatto sullambiente interno dei materiali, delle textures e dei motivi decorativi naturalistici. Per la definizione del programma sono stati invitati dalla parrocchia a concorrere dieci artisti sardi, tra cui sono stati selezionati Pietro Longu (altare, ambone, sede, crocifisso, cappella delladorazione, via crucis), Paolo Soro (battistero e tabernacolo) e Paolo Garau (portali, finestre). Il tema di fondo degli arredi principali realizzati da Pietro Longu è il rapporto tra la liturgia e le forme della natura. I favi a celle esagonali degli alveari (emblema delloperosità della vita comunitaria), i germogli, i tralci e i pampini della vite, le spighe nel terreno fertile, fino ai fenicotteri degli stagni di Quartu che sovente sorvolano larea della parrocchia: lintera natura partecipa della vita liturgica. Anche la pluralità dei materiali contribuisce ad animare lo spazio: convivono opere lapidee (marmo bianco di Orosei) e interventi in legno di tiglio, bronzo fuso a cera persa, ceramica refrattaria e policroma. I singoli poli liturgici sono poi caratterizzati dai temi iconografici specifici orientati dalla funzione e dal significato del luogo. Il paliotto bronzeo inserito nella base triangolare marmorea dellaltare raffigura la cena di Emmaus; la mensa non è perfettamente rettangolare, ma leggermente cuspidata verso lassemblea. La struttura lapidea sconnessa dellambone richiama la pietra ribaltata del sepolcro; nel blocco superiore è scolpita a bassorilievo, sulle quattro facce della pietra, la storia di San Luca, in cui spicca la processione offertoriale con i frutti della terra sarda; nel blocco inferiore i fenicotteri in volo. Il leggio dellambone, in bronzo fuso a cera persa, è retto da un cespo di frumento, cresciuto nella terra fertile insieme a cardi e fiori selvatici. Sul piano dappoggio del leggio, un brano del paesaggio costiero di Quartu, raffigurato riecheggiando le terre del lago di Tiberiade. Nella torre presbiteriale dal 2005 è collocato il crocifisso ligneo, di dimensioni naturali, a braccia aperte e già proiettato verso la Resurrezione, bagnato dalla potente luce zenitale; solo in un secondo tempo è stata aggiunta la sagoma della croce alle spalle del crocifisso-risorto. Dice lo scultore Longu: ho scolpito il Cristo flagellato e morto, ma poi risorto, vivo in noi, vincitore sulla morte, con i segni della passione nel suo corpo, ma staccato, distante dalla croce. Il suo viso infonde serenità ed esprime un messaggio di speranza, in quellattimo fuggente della Resurrezione, quando in Lui è ancora vivo il sentimento di trovarsi tra gli uomini, è tra la Terra e il Cielo, è la Porta del Cielo, la Porta della Fede e della Salvezza. La torre coclide del tabernacolo raffigura la storia della Redenzione, dallAnnunciazione allincredulità di Tommaso. La parete del fondo del tabernacolo esprime il tema dellirradiazione della Presenza divina, mediante formelle esagonali in ceramica smaltata. Il battistero ha a pavimento una vasca cruciforme per limmersione (con i tradizionali tre gradini di discesa e salita) e un fonte per la somministrazione del sacramento per infusione: la scultura bronzea rappresenta il tema paolino (Rm 6, 1-11) delluomo vecchio che, spogliatosi delle precedenti sembianze, si rivela come uomo nuovo, rivestito di Cristo. A fianco, la figura del Battista. Il programma iconografico è completato dalla via crucis, recentemente posta in opera, e dalle crocette ceramiche utilizzate per il rito di dedicazione.