A nord ovest del centro storico di Cagliari, attorno al colle San Michele, si distende larea di Is Mirrionis, sobborgo rurale ancora poco insediato nella prima metà del Novecento, ma che durante la Seconda Guerra Mondiale diventa sede di acquartieramento di truppe. Nel Dopoguerra le baracche e i magazzini militari sono occupati dai senza tetto e dagli sfollati desiderosi di rientrare in città, determinando situazioni estreme di precarietà igienica e di convivenza civile. Fin dal 1950 una prima cappella provvisoria è allestita, dagli abitanti stessi, sotto un porticato. Nella seconda metà degli anni Cinquanta larea, in cui il problema degli sfollati non è stato risolto, viene investita da unimponente opera di urbanizzazione, promossa dallistituto case popolari, dallIna-Casa (1957) e dalla Gescal (1961). Una nuova parrocchia - dedicata al sardo SanEusebio, vescovo di Vercelli - viene istituita il 15 dicembre 1958 da mons. Paolo Botto, arcivescovo di Cagliari (1949-1969); il primo parroco è don Francesco Alba, responsabile del neo-istituito Ufficio tecnico per i problemi di edilizia dellArchidiocesi. La prima sede è realizzata nel garage/magazzino di una palazzina Ina-Casa allinizio della via Is Mirrionis, dove la parrocchia acquisisce altri locali da destinare a scuola materna, doposcuola e laboratorio taglio-cucito. Il piano dellIna-Casa aveva tuttavia riservato un lotto di terreno per la parrocchia: un tecnico dellente stesso, ling. Giovanni Bergamo, redige un primo progetto. Il terreno (di 6500 mq) è donato nel 1963 dalla Gestione Case per Lavoratori, ma latto è perfezionato solo il 14 luglio 1967. Il progetto definitivo del complesso parrocchiale è firmato dalling. Giuseppe Del Rio di Cagliari, da ventanni attivo nella professione, in stretta sintonia con il parroco fondatore: la ricerca progettuale cerca di tradurre in forme moderne lo spirito innovativo conciliare, venutosi sviluppando proprio negli anni di ideazione del complesso, successivi al 1963. Lopera si è avvalsa dei contributi di legge statali e regionali, ma sono stati necessari mutui bancari e un sostanziale e continuativo contributo dei fedeli. Per sviluppare una sorta di ‘azionariato diffuso ha operato liniziativa Diamo casa a Gesù, messa in atto da un gruppo di zelatrici incaricate di raccogliere fondi, anche minuti, tra le famiglie parrocchiane. Il cantiere del centro parrocchiale, portato avanti dal secondo parroco don Antonio Porcu (1968-1981), è stato improntato a criteri di gradualità: dapprima una chiesa provvisoria, associata al nucleo iniziale di spazi per la catechesi; poi laula liturgica principale, completata nel dicembre 1971 e consacrata dallarcivescovo card. Sebastiano Baggio il 17 gennaio 1972. La consacrazione non segna, ovviamente, la fine del cantiere: se già don Porcu aveva sentito la necessità di commissionare un tabernacolo e un fonte di interesse artistico, don Paolo Alamanni (1982-1989) continua a sviluppare il programma iconografico, la cui realizzazione è affidata al ceramista Claudio Pulli. La funzionalità del complesso viene progressivamente aggiornata (aule di catechismo nella prima chiesetta, riuso del vecchio salone e realizzazione del nuovo sotto-chiesa) e vengono allestiti gli spazi aperti, in particolare con la piantumazione degli eucalipti e dei pini nellampio giardino alle spalle dellabside e delle opere parrocchiali. Per la cura degli spazi parrocchiali il parroco don Eliseo Mereu (1989-2002) incarica un gruppo di parrocchiani di costituire una vera e propria fabbrica di S. Eusebio, ossia una squadra di intervento continuativo che si fa carico del rinnovo dei locali per i giovani, del completamento del teatro e della sostituzione delle vetrate originarie.