La ricerca sulla luce attraversa tutte le fasi progettuali: "la luminosità diffusa è congruente a un‘idea di religiosità come serena partecipazione al mistero del sacro e alla sua presenza nella vita dell‘uomo" (Irace 2009, p. 27). La luce consente di gerarchizzare lo spazio liturgico (Zanzottera 2005, p. 87), grazie al contrasto tra il pozzo di luce sopra l‘altare e lilluminazione discreta sulle pareti laterali, una sorta di cleristorio traforato tra i portali in cemento armato. La vela inizialmente era stata pensata come "cupola rettangolare" aperta sul presbiterio, ma fin dal 1965 viene separata dallo spazio interno, che riceve invece illuminazione dalla parete vetrata del tiburio su cui si fonda la struttura reticolare della vela. Questa è realizzata mediante due pareti in cemento armato parallele, traforate da una trama di aperture poligonali, rese solidali dalle due torri campanarie laterali. Se il volume esterno è rivestito di intonaco bianco, all‘interno è il colore verde che conferisce unitarietà allo spazio, con diversi materiali, declinazioni e textures. La scelta del verde avrebbe dovuto segnare un elemento di legame con l‘ambiente esterno, in cui la vegetazione era destinata ad avvolgere la massa bianca della chiesa.