Il complesso della concattedrale avrebbe dovuto essere il centro di un vero e proprio ‘quartiere episcopale‘ , con gli uffici sia della parrocchia, sia della diocesi, ma anche servizi sociali, abitazioni e molto verde pubblico: il "centro religioso" della nuova Taranto. Fin dagli anni della Ricostruzione, infatti, secondo Ponti la Chiesa avrebbe dovuto diventare il motore etico ed estetico del rinnovamento sociale italiano. Nel 1964 Ponti propone un assetto urbanistico complessivo al Comune, che solo tardivamente recepisce le indicazioni dell‘architetto, senza poi renderle mai operative. Mancando regole e vincoli sugli spazi adiacenti la concattedrale, lo sviluppo si è realizzato con volumi e densità ad alto impatto, prive di coordinate formali coerenti con la chiesa . Il complesso stesso della curia non viene completato: alle spalle della vela trovano sede solo la casa canonica e una residenza per una comunità religiosa. Alcuni aspetti progettuali a scala urbana restano tuttavia almeno parzialmente leggibili: - il rapporto tra la prospettiva di via Dante, la facciata della chiesa e la sua "vela", considerata da Ponti stesso come la facciata "maggiore" (Ponti 1971, p. 12). Il concetto del ruolo iconico della facciata della cattedrale, nei mesi in cui realizza la vela di Taranto, è ribadito da Ponti nelle sue idee per la cattedrale di Los Angeles; - il potenziale ruolo del bacino antistante la facciata per amplificarne la percezione; le tre vasche sono lesito di una costruzione affrettata (insistono su un terreno che non è nella disponibilità della curia ed occupato da preesistenze) e di un rapido deterioramento, tuttora irrisolto nonostante i lavori di ripristino effettuati nel 1989 in occasione della visita del papa. È però la carenza dell‘elemento verde che allontana maggiormente la nostra percezione dell‘edificio da quanto immaginato da Ponti: un vero e proprio giardino dell‘Eden, un angolo di natura rigogliosa, con vegetazione che avrebbe dovuto sommergere l‘edificio: "La architettura della cattedrale sarà compiuta - perché è stata progettata in questa versione - quando sarà aggredita dal verde dei rampicanti, assediata e difesa, selvaticamente, da ulivi, eucalipti, oleandri e piante a cespuglio della terra tarantina: e sarà bosco, fiorirà in primavera, perderà foglie in inverno. Quando sarà ‘espropriata‘ dalla Natura, appropriata da Dio, e navigherà nel cielo, suo territorio, abitata da uccelli, che i nostri occhi guarderanno, adorando." (Ponti 1971, p. 12). Intuendo la difficoltà di dar corpo alla sua visione, Ponti rivolge un appello direttamente ai cittadini di Taranto, in particolare alle donne, per invitarli a portare vasi da piantare ai piedi dell‘edificio: "e il giorno dopo la gente di Taranto venne alla cattedrale portando con sé vasi e piante da piantare, perché l‘architetto sognava che il verde rampicante coprisse le pareti bianche della sua costruzione" (Ponti 1990, p. 250).