La pianura ai piedi di Spello, solcata dai fiumi Topino e Clitunno, è un‘area rurale coltivata da aziende prevalentemente familiari, insediate in piccoli nuclei e borgate. Negli anni Cinquanta, al momento della fondazione della parrocchia, la popolazione conduceva una vita ancora molto isolata ed essenziale, legata al ritmo del lavoro manuale nei campi, con dinamiche di spopolamento e di abbandono dell‘attività agricola e degli insediamenti tradizionali. Il complesso parrocchiale si proponeva quindi di essere non solo centro pastorale, ma anche luogo di promozione umana e di formazione: l‘affidamento della parrocchia alla comunità religiosa dei piccoli fratelli di Jesus Caritas sottolinea tale opzione pastorale e culturale, segnando anche le scelte architettoniche relative alla chiesa e agli edifici comunitari annessi. Per valutare la vivacità del contesto ecclesiale, si deve anche considerare che a Spello opera negli stessi anni un altro ramo della famiglia spirituale di Charles de Foucauld, ossia i "Piccoli fratelli del Vangelo" insediati nel convento di San Girolamo, presso cui dal 1965 si stabilisce fratel Carlo Carretto (1910-1988), ritornato dopo 10 anni dal deserto del Sahara.
Il progetto iniziale del complesso parrocchiale di Limiti (1962-1963) viene redatto da Franco Antonelli durante i primi mesi di celebrazione del Concilio Vaticano II, recependone fin da subito la profondità del messaggio pastorale e la radicalità del rinnovamento spirituale, forse inizialmente non ben compresi nella loro manifestazione architettonica in un contesto rurale sostanzialmente tradizionale. Negli anni immediatamente successivi, Antonelli si affermerà come uno degli interpreti più attenti e preparati del rinnovamento post-conciliare, aggiudicandosi il concorso nazionale di Ascoli Piceno (1966, per la progettazione di uno "Spazio architettonico per l‘assemblea liturgica", con la consulenza di don Ernesto Balducci) e il primo grado di quello di Cattolica (1967, per una "Chiesa ecumenica"). Al momento della ripresa del cantiere, passato alla committenza della comunità religiosa, Antonelli ha in cantiere diversi altri edifici ecclesiastici nel territorio folignate, in cui lascerà un segno permanente per la vita ecclesiale e per la cultura architettonica. Egli è dunque un interlocutore preparato e autorevole, ma è anche autonomo nel formulare le proprie interpretazioni del messaggio conciliare, nella consapevolezza del ruolo dei cristiani laici nella vita della Chiesa: secondo le parole del priore della comunità, un "uomo ed artista del Concilio Vaticano II" (Gian Carlo Sibilia 1996, p. 20).