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Messaggio in occasione della morte di Giovanni Paolo II – Roma, 2 aprile 2005

La speranza certa della risurrezione illumina la Chiesa italiana nel momento del passaggio di Giovanni Paolo II, Vescovo di Roma, Primate d’Italia, Pastore universale della Chiesa, dalla vita terrena a quella eterna. Risplendono per lui, in tutta la loro verità, le parole di San Paolo: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione” (2Tm 4,7–8).

La morte non affievolisce ma rende ancora più forti i sentimenti di profondo affetto e di immensa gratitudine verso un Pontefice che ha saputo immedesimarsi con il sentire culturale e religioso del nostro Paese, segnandone in modo indelebile la storia. Gli sono grati in particolare i giovani, che fino alla fine egli ha sempre cercato e che gli sono andati incontro, riconoscendolo padre, maestro e amico.

Le sue parole e i suoi gesti sono stati decisivi per imprimere un forte slancio missionario alla Chiesa italiana, incoraggiandola a essere esperienza vissuta di comunione, testimone coerente di Cristo, presenza viva e culturalmente significativa nel tessuto della Nazione. La Chiesa italiana, che ha il privilegio di vivere una vicinanza tutta particolare con il Successore di Pietro, ha beneficiato di un’attenzione costante e di una premurosa vicinanza del Santo Padre, che nel corso di questi 27 anni ha visitato tante diocesi della Penisola, lasciando un segno nel cuore delle persone e nella storia delle nostre comunità ecclesiali.

In questo momento di sofferenza, per un distacco che tutti avremmo voluto il più lontano possibile, il pensiero e la preghiera si innalzano a Dio Padre, perché accolga l’anima dell’amato Pontefice e lo ricompensi per la testimonianza fulgida e coraggiosa che ha saputo dare nell’esercizio del ministero petrino, sia mediante la proclamazione della verità del Vangelo su Dio e sull’uomo, sia richiamando la coscienza di singoli e popoli alle esigenze severe della carità, sia, in particolare nel modo con cui in questi ultimi tempi ha affrontato con serenità e fiducioso abbandono al Padre la malattia e la morte, facendosi interprete immediato e trasparente del mistero di morte e risurrezione della Pasqua di Gesù.

Chiediamo a tutti di raccogliersi in preghiera perché il Papa, che fin dall’inizio del suo pontificato ha invitato a spalancare le porte a Cristo, possa ora ricevere l’abbraccio di Lui, il Signore della vita, che egli ha annunciato in modo instancabile a ogni uomo e in ogni angolo della Terra. La nostra preghiera si fa anche espressione di sentita gratitudine a Dio, per i doni straordinari che ha fatto alla Chiesa e al mondo attraverso la persona e l’insegnamento di Giovanni Paolo II. 

Affidiamo Giovanni Paolo II alla Divina Misericordia, attraverso l’intercessione di Maria, la Santa Vergine Madre di Dio, a cui il Santo Padre ha totalmente consacrato il suo ministero, la Chiesa e il mondo intero.

PRESIDENZA DELLA CEI

02 Aprile 2005

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