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Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali
Notiziario UCS n. 1/2007 - LE TRASMISSIONI RADIOTELEVISIVE DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE - Linee guida e raccomandazioni

ormal">Orientamenti per le nostre comunità cristiane.

 

 

 

 

Mons. Domenico FALCO                   Don Domenico POMPILI

      Direttore Ufficio Liturgico               Direttore Ufficio Comunicazioni Sociali

Il tema che affronta “La trasmissione televisiva della Celebrazione eucaristica” non è nuovo per i due uffici della C.E.I. maggiormente coinvolti su questo argomento, l’Ufficio liturgico e quello delle Comunicazioni Sociali. Già nel 1973 la Conferenza Episcopale Italiana si preoccupò di pubblicare le “Norme per la trasmissione televisiva della Messa” (Enchiridion CEI 2, EDB 1985, pp.114-119). Il Documento dell’Episcopato italiano, proprio riconoscendo l’importanza delle trasmissioni televisive riferite alle celebrazioni liturgiche, affermava lapidariamente: «Vantaggi grandi, dunque, ma anche possibili pericoli». In realtà, chi si dedica allo studio di questa realtà, sa di affacciarsi su un terreno alquanto delicato e non privo di insidie.

Nel 1984 anche la Nota pastorale Il Giorno del Signore ne richiamava l’attenzione, dedicando il  paragrafo 35 all’argomento. Pur sottolineando che la Messa alla televisione o alla radio «in nessun modo sostituisce la partecipazione diretta e personale all'assemblea eucaristica», i Vescovi italiani ne riconoscevano l’utilità per ammalati e anziani, ai quali essa «può offrire un servizio spiritualmente assai utile».

Dal 1954, anno in cui la RAI inserì nel suo palinsesto la ripresa della Messa domenicale, oggi, il panorama si presenta molto più ampio e articolato. Infatti, da una parte la ripresa televisiva non riguarda più soltanto la Messa domenicale, ma la televisione ha dato spazio anche ad altre occasioni, soprattutto in quelle che vedono la presenza del Santo Padre. Dall’altra, siamo di fronte ad una situazione nella quale non esiste più solo la televisione nazionale della RAI e di MEDIASET, ma bisogna considerare anche la presenza di altre televisioni locali che offrono lo stesso servizio a livello diocesano o regionale.

Uno dei primi nodi che questo argomento chiede di sciogliere è il duplice linguaggio al quale prestare attenzione: quello liturgico e quello mediatico. La ripresa televisiva deve quindi preoccuparsi di mettere in dialogo due realtà: quella di una comunità convocata per celebrare il Mistero e quella degli spettatori che possono solo guardarne le immagini sullo schermo.

E’ possibile mettere in dialogo due linguaggi diversi? E’ possibile fare in modo che due “regie” entrino in dialogo? Sono queste le domande fondamentali che continuano ad accendere il dibattito su questo argomento, al quale la Chiesa continua a dedicare particolare attenzione.

Il documento della Chiesa tedesca presentato in queste pagine non ha altra finalità se non quella di un ulteriore contributo alla riflessione. Se per la Chiesa tedesca esso ha valore normativo, per la nostra Chiesa italiana esso assume i contorni di un’esperienza con la quale confrontarsi per procedere nella riflessione e giungere alla possibilità di offrire