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Alla locanda di Gesł   versione testuale

Nessuno è solo. Ognuno deve pensare a se stesso non come sventura ma come dono di Dio. Lo ha detto il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, durante la veglia di preghiera celebrata in cattedrale. Allenarsi frequentando “la palestra della Confessione e dell’Eucarestia”, perché “allenare gli altri ci costringe ad allenare noi stessi”: è questo il monito che il cardinale ha lanciato ieri sera rivolgendosi agli oltre 550 tra educatori e operatori di pastorale giovanile e invitandoli a “non scoraggiarsi se non riusciamo a vedere Dio nelle cose più semplici, perché troppo presi da dolori e speranze infrante".  L’esortazione è a non cadere nella “lamentela, a non diventare polemici ringhiosi, a non incolpare gli altri” perché così facendo “tanta acqua buona viene sprecata. Ci affatichiamo e non concludiamo". Per indicare ai giovani la strada di Gesù, ha spiegato l’arcivescovo di Genova, “bisogna vedere la strada dell'invisibile, vedere la luce” e per questo è necessario alimentarsi presso “la locanda di Gesù” che è la Chiesa. “I giovani – ha concluso - possono essere distratti dallo scintillio, da mille rumori ma mantengono l'istinto della luce e del bene. Aspettano qualcuno che li accompagni. Rassicurati dalla presenza del Signore, prendiamo allora il mare con passione e ardimento e sciogliamo le vele al vento dello spirito. Su quella barca c'è Gesù”.Nessuno è solo. Ognuno deve pensare a se stesso non come sventura ma come dono di Dio. Lo ha detto il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, durante la veglia di preghiera celebrata in cattedrale. Allenarsi frequentando “la palestra della Confessione e dell’Eucarestia”, perché “allenare gli altri ci costringe ad allenare noi stessi”: è questo il monito che il cardinale ha lanciato ieri sera rivolgendosi agli oltre 550 tra educatori e operatori di pastorale giovanile e invitandoli a “non scoraggiarsi se non riusciamo a vedere Dio nelle cose più semplici, perché troppo presi da dolori e speranze infrante".  L’esortazione è a non cadere nella “lamentela, a non diventare polemici ringhiosi, a non incolpare gli altri” perché così facendo “tanta acqua buona viene sprecata. Ci affatichiamo e non concludiamo". Per indicare ai giovani la strada di Gesù, ha spiegato l’arcivescovo di Genova, “bisogna vedere la strada dell'invisibile, vedere la luce” e per questo è necessario alimentarsi presso “la locanda di Gesù” che è la Chiesa. “I giovani – ha concluso - possono essere distratti dallo scintillio, da mille rumori ma mantengono l'istinto della luce e del bene. Aspettano qualcuno che li accompagni. Rassicurati dalla presenza del Signore, prendiamo allora il mare con passione e ardimento e sciogliamo le vele al vento dello spirito. Su quella barca c'è Gesù”.