Nella luce del mistero pasquale, che in questo tempo celebriamo nella liturgia, noi Vescovi italiani ci siamo riuniti a Roma, in questo Anno Santo della Redenzione, per la XXI nostra Assemblea.
Siamo venuti pellegrini alla sede di Pietro, per celebrare il Giubileo della Redenzione, portando in noi le testimonianze di fede delle nostre comunità, e insieme le preoccupazioni pastorali che riguardano il rinnovamento della vita delle nostre Chiese. Con animo fraterno e con ispirazione evangelica, abbiamo esaminato anche i gravi problemi del momento e la faticosa situazione del Paese.
Eucaristia e invito alla comunione
1. - La riflessione dominante dellŽassemblea sul tema «Eucaristia, Comunione, Comunità » ha consentito di avere più acuta consapevolezza delle comuni preoccupazioni, e insieme le ha illuminate con la speranza che deriva dalla vittoria pasquale di Gesù sul peccato, sul male, sulla morte, che ogni Eucaristia rende presente, perché diventi la nostra vittoria.
LŽEucaristia, infatti, entra profondamente nel mistero dellŽuomo e della sua storia. Essa ci svela e ci offre lŽamore misericordioso del Padre attraverso la vicenda di Gesù Figlio di Dio e nostro fratello, che nellŽofferta totale di se stesso esprime una dedizione senza condizioni e senza limiti agli uomini e ai loro problemi.
Abbiamo riconfermato la certezza di fede che lŽuomo trova la salvezza solo se si lascia raggiungere dallŽamore del Padre in Cristo e, guidato dalla forza dello Spirito, si offre come Cristo al Padre e condivide la vita dei fratelli.
In questo progetto di vita nuova, trovano piena attuazione le speranze autentiche dellŽuomo. Pertanto nel proporre questo progetto ci sentiamo in comunione con ogni uomo di buona volontà che è serenamente preoccupato delle sorti degli uomini e delle donne che vivono nel nostro Paese e godiamo di quella comunione, che ci lega a tutti i credenti in Cristo.
La ricorrenza dellAnno Santo, con il forte richiamo ad aprire le porte a Cristo Redentore, e lŽimminenza del Congresso Eucaristico Nazionale ci hanno ulteriormente aiutati a comprendere la forza benefica con cui lŽEucaristia chiede di entrare nella vita di ogni uomo e nellŽintera società per riscattarla, rinnovarla e restituirla al progetto originario del Padre.
Eucaristia e impegno di conversione
2. - La contemplazione dellŽEucaristia e la celebrazione giubilare con il Papa ci hanno portati ancora a riconoscere quanto sia sempre distante dal mistero che celebriamo la vita concreta dei credenti e degli uomini del nostro Paese. Di qui una vigorosa esigenza di permanente conversione. Essa riguarda anzitutto noi Vescovi, lŽesercizio del nostro ministero, il modo di esercitare la nostra corresponsabilità di pastori; si estende alle nostre comunità, in cui la celebrazione eucaristica, a volte abitudinaria e non trasparente, finisce per essere separata dal rinnovamento della vita e dallŽimpegno missionario; raggiunge gli uomini che vivono oggi in Italia, colpiti da una preoccupante crisi dei valori morali, tanto incerti nel trovare e nellŽintraprendere un cammino efficace verso la pace. È questo il traguardo verso cui ci orienta il prossimo Sinodo dei Vescovi con il suo invito alla riconciliazione e alla penitenza.
Eucaristia e il coraggio della pace
3. - Abbiamo voluto commemorare nellŽAssemblea la «Pacem in terris» di Papa Giovanni XXIII, ricordando anche la ricorrenza ventennale della sua morte, per riprendere e rilanciare con tutte le nostre forze il messaggio di pace. Si è elevato tra noi un coro di voci per riaffermare la «cultura della pace e per ribadire il rifiuto di ogni «cultura della morte», anche quella soggiacente alle varie forme di crimine e di violenza fisica e morale verso le persone e verso le istituzioni di cui soffre oggi il nostro Paese.
Il valore della pace, fondato sui principi della verità, della giustizia, dellŽamore e della libertà, è talmente universale che va fiduciosamente proclamato. nuovamente promosso e coraggiosamente difeso da ogni minaccia e da ogni tipo di strumentalizzazione. A questo ci sollecita anche lŽunico «Pane» che ci fa compagni di viaggio e lŽunico «calice» che ci mette in comunione col Padre per creare comunione tra gli uomini, nostri fratelli. Non vogliamo che il nostro Paese subisca le minacce degli armamenti e delle violenze fisiche e morali; né vogliamo che si lasci illudere da facili ed effimere proposte di pace che, in realtà, nascondono progetti di supremazia e di sfruttamento. Sono troppi in mezzo a noi quelli che «curano la ferita del popolo», ma solo alla leggera, dicendo ´pace, pace´ ma pace non cŽè» (Ger 8, 11).
Per noi, fatti discepoli del messaggio evangelico e chiamati ad essere testimoni di Cristo «il Principe della pace» (Is 9, 5), la pace è e rimarrà sempre valore determinante per la «civiltà dellŽamore» e per la «cultura della vita».
Eucaristia e comunione con il Paese
4. - Abbiamo approfondito le esigenze della conversione alla quale lŽEucaristia ci richiama: essa infatti è pane spezzato e sangue versato, e come tale contesta una Chiesa che fosse chiusa in se stessa e una vita cristiana allŽinsegna dellŽindividualismo. Al contrario lŽEucaristia fonda una Chiesa che, vivificata da una crescita di tutti i suoi membri nella comunione, diventa capace di costruire comunione con ogni uomo e tra tutti gli uomini.
Le nostre riflessioni sullŽEucaristia hanno così approfondito il programma «comunione e comunità» che impegna le nostre Chiese per gli anni Ž80.
In ascolto delle istanze e aspirazioni di comunione insorgenti dal Paese e riespresse, talora con accenti commossi, dalla nostra Assemblea, la Chiesa italiana rinnova il suo impegno e la sua proposta di crescere nella comunione vera e piena; ed esprime ferma volontà di costruire spazi di comunione nei quali tutti, anche i lontani e gli indifferenti, possano trovare e riconoscere la presenza di fratelli e sorelle pronti allŽascolto e alla collaborazione.
Vivere e incrementare la comunione interna per diventare presenza credibile e feconda di comunione nella società e nel Paese: tale è il nostro primo e sommo desiderio, avvalorato e reso efficace dalla preghiera sacerdotale di Cristo: «Che tutti siano una cosa sola» (Gv 17,21).
Il mondo è dominato da tante presenze, ma nessuna di loro è così sicura come la presenza di Cristo: essa è sorgente inesauribile di comunione non solo per fare della Chiesa la casa della comunione, ma anche per metterci, da credenti, a servizio della comunione.
È da questa carica interiore che può nascere una energica volontà di comunicazione ed una coraggiosa ricerca di comunione. È dalla «pace» accolta come dono che può scaturire lŽimpegno di una continua conversione al Signore e ad una mentalità autenticamente ecclesiale, fondata e alimentata sempre dallŽEucaristia, che è il sacramento della comunione.
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NellŽEucaristia si attua la piena comunione con il mistero di Cristo e viene plasmata una vita comunitaria, espressiva delle leggi della comunione.
È con questa certezza che abbiamo accolto il nuovo Codice di Diritto Canonico come provvidenziale strumento di comunione e come stimolo a rinsaldare i vincoli della nostra fraternità. Convinti che la crisi dellŽordine minaccia la pace, noi tutti, pastori e fedeli ricondotti allŽunità da Cristo, unico «pastore e guardiano delle nostre anime» (1 Pt 2, 25), ci impegniamo a diventare costruttori della città terrena allŽinsegna della concordia perché colui che ci chiama e ci manda «non è un Dio di disordine ma di pace» (1 Cor 14, 33).
Sarà appunto una più attenta considerazione del rapporto tra comunione, comunità e missionarietà lŽimpegno che il nostro cammino pastorale intende assumersi per i prossimi anni.
Il Signore è risorto, alleluja! Il messaggio pasquale ci sorprende e ci conforta oggi come sempre. Da esso accogliamo con commozione e consegniamo con gioia il rinnovato stimolo alla missione perché tutto è possibile nella forza del Vangelo, di tutto siamo resi capaci in Cristo, che è la nostra Pasqua, la nostra Pace e la nostra salvezza.
Nel nome del Signore vi esortiamo: «Aprite le porte a Cristo Redentore!». Sostenga il nostro impegno lŽintercessione di Maria Santissima, Madre del Redentore e Madre della Chiesa.
Roma, 16 aprile 1983