La Redazione del Notiziario pubblica, per documentazione, la Lettera che il Santo Padre, in data 29 aprile 1984, seconda domenica di Pasqua, ha indirizzato a tutti i Vescovi della Chiesa cattolica per ringraziarli della spirituale partecipazione e della pastorale sollecitudine con cui essi hanno celebrato lŽAnno Giubilare della Redenzione.
Carissimi Fratelli nel ministero episcopale,
La Domenica di Pasqua ho chiuso con trepida emozione la Porta Santa, che avevo aperto il 25 marzo 1983, dando inizio al Giubileo straordinario della Redenzione in spirituale unione con voi, che lo inauguravate con me nelle vostre diocesi.
Dopo la felice conclusione di questa indimenticabile esperienza ecclesiale, desidero esprimere a voi tutti la mia viva gratitudine per la spirituale partecipazione e la pastorale sollecitudine con cui avete attuato nelle vostre Chiese particolari la celebrazione giubilare. Il vostro zelo ha moltiplicato gli sforzi per aiutare i fedeli a vivere le grandi finalità soprannaturali indicate per il Giubileo, quali la conversione interiore e la riconciliazione con Dio, con se stessi e con gli altri, mediante soprattutto una più intensa partecipazione ai Sacramenti, in special modo alla Penitenza e allEucaristia, e un maggiore impegno nel religioso ascolto della Parola di Dio.
EŽ confortante e significativa la sorprendente disponibilità con cui i fedeli hanno risposto allŽinvito loro rivolto di vivere con particolare interiorità il dono del Giubileo.
Il mio ringraziamento sŽindirizza pertanto a voi, cari Fratelli nellŽepiscopato, e a tutti i Sacerdoti, vostri collaboratori, che, accogliendo con prontezza il mio annuncio, avete promosso con saggia azione pastorale opportune iniziative perché il Giubileo fosse adeguatamente attuato.
Ogni Pastore non può non rallegrarsi del vasto movimento di rinnovamento spirituale, che questa particolare occasione di grazia ha suscitato. LŽAnno Giubilare ha visto la generosa e convinta partecipazione del Laicato, soprattutto giovanile, sia a livello delle singole diocesi che della Chiesa universale. Ai giovani è stato rivolto lŽinvito ad aprire le porte a Cristo, ed essi lo hanno gioiosamente accolto; è stata data a loro fiducia, ed essi hanno dimostrato di meritarla. EŽ questa la linea su cui occorre proseguire con rinnovata speranza in questo scorcio del secolo verso il terzo Millennio dellŽera cristiana.
LŽAnno Santo ha visto pure lŽimpegno generoso dei Sacerdoti e dei Religiosi, i quali hanno potuto meglio comprendere ed apprezzare la loro specifica identità di testimoni del Regno, di annunciatori della Parola di Dio, di ministri dei Sacramenti, specialmente di quelli dellEucaristia e della Riconciliazione. Ciò si è reso particolarmente evidente nelle iniziative prese a livello parrocchiale e diocesano, come anche nei tanti pellegrinaggi da essi guidati alle tombe degli Apostoli e dei Martiri che si venerano in questa città di Roma. Sale dal cuore spontaneo lŽauspicio che lŽesperienza vissuta in questo tempo di grazia possa recare un contributo a quella ripresa delle vocazioni sacerdotali, che costituisce la costante preoccupazione di ogni Pastore.
Non vorrei, infine, passare sotto silenzio che lŽAnno Giubilare ha offerto lŽopportunità di sottolineare lŽimportanza di una specifica presenza della Chiesa nel mondo della cultura, del lavoro, della famiglia, come anche della sua partecipazione alla promozione dei grandi valori, nei quali si sostanzia lŽautentica dignità dellŽuomo. Una volta di più è apparso chiaro che « compito fondamentale della Chiesa di tutte le epoche e, in modo particolare, della nostra, è di dirigere lo sguardo dellŽuomo, di indirizzare la coscienza e lŽesperienza di tutta lŽumanità verso il mistero di Cristo » (Enc. Redemptor hominis, 10).
Mi è caro inoltre manifestarvi, amati Fratelli, il mio grato compiacimento per la generosa risposta allŽinvito, che a suo tempo vi rivolsi, ad unirvi a me in occasione della Solennità dellŽAnnunciazione, per rinnovare lŽ« Atto di affidamento » alla Vergine Santissima, atto che ho poi compiuto in Piazza San Pietro dinanzi alla venerata effige della Madonna di Fatima.
Auspico ora che, nel dare uno sguardo retrospettivo alle varie fasi del concluso Giubileo straordinario della Redenzione, riflettiamo insieme sulla impellente necessità che i germi spirituali di tale evento maturino abbondantemente in frutti di grazia per tutti. Questa deve essere la comune preoccupazione dei Vescovi, dei Sacerdoti, dei Religiosi, delle Religiose, dei Laici: la celebrazione dellAnno Santo non rimanga soltanto come lŽesaltante ricordo della magnifica risposta data da milioni e milioni di credenti in Cristo Redentore per offrire pubblicamente una testimonianza aperta e limpida della loro fede, ma - mediante adeguate iniziative di carattere spirituale e pastorale - continui ad agire nel profondo delle coscienze, per render sempre più fecondi i propositi di bene e lŽimpegno di vivere in pienezza la carità verso Dio e verso i fratelli.
Con tali voti vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica, estendendola a tutti i vostri collaboratori e fedeli.
Dal Vaticano, il 29 aprile, seconda Domenica di Pasqua « in albis », dellŽanno 1984, sesto di pontificato.
JOANNES PAULUS PP. II