Riunione del 20-21 febbraio 2013 - Intervento di Don Giuliano Brugnotto Commissione Presbiterale Italiana
Nell’incontro conclusivo della nostra Commissione volgiamo lo sguardo al futuro. Lo facciamo in continuità con le riflessioni che ci hanno aiutato a comprendere meglio il ministero presbiterale ma ponendo a tema il ministero del parroco nella trasformazioni che, in diverse regioni italiane, le parrocchie stanno conoscendo a motivo dell’istituzione delle “unità pastorali”. Utilizziamo l’espressione “unità pastorali” indicando non un istituto ben definito ma una sorta di “cifra” alla quale sono riconducibili esperienze molto differenti. 1. Il parroco di una parrocchia e le relazioni pastorali Il ministero pastorale ha conosciuto lungo la storia bimillenaria della Chiesa forme diverse di realizzazione, ma non vi è dubbio che la figura del presbitero parroco che si assume la cura di una determinata comunità cristiana ne è divenuta la “forma tipica”. La letteratura recente si è concentra-ta maggiormente, a ragione, sulla comprensione della parrocchia nelle attuali circostanze e solo in seconda battuta su coloro che assumono il servizio di presidenza della comunità . Noi oggi poniamo l’attenzione sulla figura del parroco e specificamente sulle relazioni che come pastore è chiamato a vivere. Il Concilio Vaticano II ha insegnato che «I principali collaboratori del Vescovo sono i parroci, ai quali, come a pastori propri, è commessa la cura delle anime in una de-terminata parte della diocesi, sotto l’autorità del Vescovo stesso» (Christus Dominus, n. 30). Nei documenti successivi al Concilio l’espressione “cura delle anime” è stata progressivamente sop-piantata da quella di “cura pastorale” per sottolineare maggiormente l’insieme di compiti e respon-sabilità del presbitero nei riguardi della comunità rispetto alla relazione individuale tra presbitero e singolo fedele. (...)