1. - Ricorre, domenica 8 novembre, la 42ª Giornata nazionale del Ringraziamento.
È una Giornata che si propone come una “festa di riconoscenza" al Signore per l´abbondanza dei suoi doni. Attesa e celebrata con viva partecipazione, in modo speciale dalle popolazioni rurali, essa richiama tutta la comunità cristiana alla lode ed alla gratitudine per tutti i doni di Dio, segni vivi del suo amore di Creatore e Padre.
La fede cristiana e il senso religioso ci chiedono di saper guardare con amore ed ammirazione, con stupore e gratitudine le bellezze del creato e le risorse della terra, imparando a rispettarle ed a valorizzarle con il genio della mente e la fatica solidale del lavoro, affinché ogni uomo e ogni popolo possa assidersi alla mensa del banchetto comune.
La Giornata del Ringraziamento ci ricorda inoltre la presenza operosa e continua del Signore nel cammino della Chiesa e dell´umanità, accanto a ciascuno di noi: "Dio è con noi. Dio resta il Signore della storia. Il Vangelo è sempre nuovo: pone nelle nostre mani le sementi che non cessano di fecondare la terra per renderla più abitabile" (Giovanni Paolo II, 27 febbraio 1991).
2. - Volgendo tuttavia lo sguardo alla situazione economica mondiale, osserviamo con particolare preoccupazione come la produzione e la distribuzione dei beni sulla terra non sempre riconoscano e premino la capacità e l´impegno lavorativo di intere categorie di uomini e donne - tra cui le categorie "rurali" -, ma anzi spesso le penalizzino, compromettendone la stessa libertà di iniziativa e di impresa.
Anche le attuali forti tensioni economiche sul piano interno e internazionale, come le stesse turbolenze monetarie che affaticano la vita dei governi e dei popoli, documentano i limiti di una concezione economica fondata unicamente sull´ "etica del profitto" e che trascura le esigenze globali della persona umana e del suo lavoro.
Urge allora superare il peso dell´ "imperialismo internazionale del denaro", come già scriveva Pio XI nell´enciclica Quadragesimo anno" (n.109)) e contrastare la cieca fiducia nel "libero mercato" con un sicuro ed affidabile contesto giuridico e sociale (secondo le indicazioni dell´enciclica Centesimus annus, nn. 48-49) inteso a salvaguardare il bene comune e a tutelare la sopravvivenza dignitosa dei settori economici più deboli, tra i quali si pone ovunque l´agricoltura.
Anche l´imminente, più ampia liberalizzazione del commercio e degli scambi in Europa, secondo precisi criteri di solidarietà e di sussidiarietà, va orientata, guidata ed accompagnata da una considerazione attenta delle situazioni e delle peculiarità delle singole nazioni, anche di quelle più deboli, in modo da perseguire traguardi e livelli di maggiore giustizia ed equità nella costruzione dell’Europa dei popoli, che auspichiamo e desideriamo unita e solidale.
In questa prospettiva le politiche economiche sono chiamate a tener conto non solo delle convenienze di mercato, ma anche e soprattutto dei valori e delle esigenze umane che riguardano i lavoratori, il futuro delle loro imprese, la vita delle famiglie, la sorte delle popolazioni che vivono ed operano in un determinato territorio o settore produttivo. Nel contempo, le stesse politiche economiche devono permettere, garantire e sollecitare una più operosa e generosa assunzione di responsabilità da parte di tutti e di ciascuno, anche se questo può comportare maggiore sobrietà e qualche sacrificio personale, di categoria o di gruppo; è necessario infatti che, nonostante dannose spinte contrarie, riemerga e si consolidi la determinazione di impegnarsi per il bene comune.
Interpreti delle attese di tutti, chiediamo un rinnovato impegno dei responsabili della vita politica ed economica: così, nonostante tutto, non verrà meno la fiducia, convinti che "le attuali difficoltà, se affrontate con il coraggio e i sacrifici di tutti possono diventare occasione e stimolo per una ripresa più concorde e vigorosa del Paese" (Comunicato dei lavori del Consiglio Permanente, 2 1-24 settembre 1992).
Ma l´impegno è aperto a tutti: occorre, in particolare, che le forze sociali, le organizzazioni professionali e sindacali offrano il loro prezioso contributo, specialmente sul piano educativo e culturale, per la creazione di un´opinione pubblica più decisamente aperta alle esigenze dell´uomo e ai valori della solidarietà.
3. - In questo spirito la Giornata del Ringraziamento non è solo un doveroso gesto di gratitudine e di riconoscenza, o, ancor meno, una semplice celebrazione esteriore. È occasione per tutti di rinnovare un impegno di responsabilità e di solidarietà, tanto più necessario in quest´ora grave della nostra storia.
La Giornata del Ringraziamento rappresenta un forte appello alle coscienze perché, nel ricupero degli autentici valori della fede cristiana e della tradizione religiosa, morale e civile del nostro popolo, ritrovino le ragioni e le risorse della speranza, per un avvenire sereno e fecondo della società.
Roma, 12 ottobre 1992
LA COMMISSIONE EPISCOPALE
PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO