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Giornata Nazionale del Ringraziamento - 14 novembre 1993


Si pubblica, per documentazione, il Messaggio che la Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro ha rivolto alle comunità cristiane, allo scopo di sensibilizzare i fedeli al ringraziamento a Dio per i beni che la sua Provvidenza concede di godere e di usare mediante il lavoro umano.
 
MESSAGGIO
 
1. - Domenica 14 novembre ´93 ricorre la Giornata del ringraziamento.
È una "Giornata" che ha un significato profondamente religioso. Essa rappresenta, per tutte le comunità ecclesiali, urbane e rurali, l´occasione di un solenne atto di ringraziamento a Dio, per i beni che la sua Provvidenza, mediante il lavoro umano, ci concede di usare e godere.
"Come nella preghiera di domanda, ogni avvenimento e ogni necessità può diventare motivo di ringraziamento. Le Lettere di San Paolo spesso cominciano e si concludono con un´azione di grazie e sempre vi è presente il Signore Gesù. "In ogni cosa rendete grazie: questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi" (Ts 5, 18). "Perseverate nella preghiera e vegliate in essa, rendendo grazie" (Col 4,2) [Catechismo della Chiesa cattolica, n. 2638].
La Parola di Dio, proclamata e commentata, la preghiera universale, adattata alle intenzioni e motivazioni particolari del mondo del lavoro, l´offerta all´altare dei frutti della terra, l´Eucarestia intensamente partecipata: sono questi i momenti essenziali della celebrazione liturgica. Ad essi si possono aggiungere, soprattutto in ambiente rurale, la benedizione dei campi, dei semi, degli attrezzi del lavoro, utilizzando il nuovo e prezioso Benedizionale.
A nessuno deve sfuggire l´importanza pedagogica e sociale della Giornata del ringraziamento.
Essa costituisce di fatto una pubblica professione di fede, e ripropone la visione cristiana dell´impegno umano nelle attività terrene, ordinato alla promozione del bene delle persone, delle famiglie e dell´intera comunità.
2. - La società italiana vive un momento di forti spinte disgreganti. Importanti settori dell´economia soffrono gli effetti di una grave recessione.
Anche l´agricoltura "è segnata da una fase di dura crisi, sia per i contraccolpi del riassetto economico collegato alle prospettive dell´unità europea, sia per i risvolti di un mercato internazionale, in cui le scelte dei grandi gruppi economici finanziari multinazionali, non di rado guidate da criteri di puro profitto, sembrano non assicurare all´agricoltura prospettive di sviluppo e di stabilità "(Giovanni Paolo II, 19 marzo ´93).
Ci riferiamo, ad esempio, a quelle misure o direttive impopolari, che limitano la produzione dei beni, sottraggono al lavoro terreni fertili, e di fatto mortificano la vita delle imprese.
Si deve sempre ricordare che al di sopra delle regole di mercato c´è l´uomo, la sua professionalità, la sua famiglia, realtà queste che non possono mai essere sacrificate sull´altare di nessun compromesso o trattato commerciale.
Ci rendiamo sempre più consapevoli che solo una concezione veramente umana dell´economia, con una lungimirante, partecipata e concertata programmazione dello sviluppo, può fermare quel forzato abbandono di feconde attività produttive che ha per effetto, in molti casi, un crescente degrado territoriale ed umano.
Se infatti l´evoluzione tecnica e l´incremento produttivo rendono possibile una quantità di beni in misura eccedente, ciò avviene con gravi disuguaglianze fra Paesi e fra Continenti, con una distribuzione e commercializzazione dei prodotti che continua a penalizzare i popoli più poveri.
L´agricoltura moderna non può disattendere la dimensione umana e cristiana della cooperazione e della solidarietà internazionale, cosi come è stata proposta dalla dottrina sociale della Chiesa (cf Sollicitudo rei socialis), n. 45).
Perciò i responsabili della vita economica e politica dovranno essere solleciti "a suscitare nuove forme di imprenditorialità ea rivedere i sistemi di commercio, di finanza e di scambi tecnologici" (Christifideles laici, n. 43).
3.- Confidiamo che la comunità civile e la comunità cristiana sapranno attivare, in modo solidale e convergente, energie culturali, risorse economiche e volontà politica progettuale, in modo da offrire migliori prospettive a milioni di lavoratori, la cui serena attività
professionale costituisce un servizio al bene comune e garantisce la pace sociale.
La Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro invoca la benedizione del Signore su tutti coloro che operano nel settore dell´agricoltura e rivolge loro un pressante appello affinché, sostenuti dai valori della fede cristiana e della tradizione morale e civile del popolo, sappiamo sempre coltivare quella speranza che apre all´impegno e rende sereno l´avvenire del nostro Paese.
 
Roma, 28 ottobre 1993
 
COMMISSIONE EPISCOPALE
PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO

COMMISSIONE EPISCOPALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO, LA GIUSTIZIA E LA PACE