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Giornata per l'approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei - 17 gennaio 1995


La “Giornata” istituita nel settembre 1981, riveste una particolare importanza per quel cammino che la comunità cristiana deve fare per lo sviluppo di un dialogo sempre più approfondito con gli Ebrei.
Fin dallo scorso anno, i responsabili della comunità ebraica, di comune accordo con il Segretariato per lŽecumenismo e il dialogo della C.E.I., hanno posto alla riflessione un tema.
Dopo il tema sulla "creazione" dello scorso anno, in una linea di progressività secondo la storia della salvezza, viene proposto nel corrente anno il tema della "elezione".

 MESSAGGIO DEL SEGRETARIATO PER LŽECUMENISMO E IL DIALOGO LA COSCIENZA CRISTIANA DI FRONTE ALLA ELEZIONE DI ISRAELE
 
Anche questŽanno, secondo un appuntamento proposto dalla Conferenza Episcopale Italiana che sta ormai diventando tradizionale, il 17 gennaio si celebrerà la "Giornata per lŽapprofondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei".
Il tema di riflessione, scelto insieme alla comunità ebraica, è per questo anno: "La coscienza cristiana di fronte alla elezione di Israele (cf. Es 15,s-8)".
Negli scopi generali della giornata resta sempre in prima linea lŽimpegno ad eliminare, nella coscienza e nella vita di ogni persona, qualsiasi forma di antisemitismo, occulto o palese, diretto o indiretto. È un obiettivo primario, per il quale, purtroppo, cŽè ancora bisogno di lavorare, al fine di inaridire le radici stesse di sentimenti, atteggiamenti e comportamenti che sono contrari al pieno rispetto della dignità di ogni uomo e che offendono il progetto di Dio sulla storia.
Ma il tema specifico della giornata di questŽanno chiede alle comunità cristiane qualcosa di più: scoprire le ragioni positive in forza delle quali il cristiano, per fedeltà alla sua stessa fede, guarda al popolo ebraico con particolare attenzione. È questa, infatti, a dirci che Dio si è scelto questo "piccolo popolo per amore" (Es 4,22), perché in esso "fossero benedette tutte le famiglie della terra" (Gen 2,3) e diventasse "luce delle nazioni" (Is 49,6). Da questa scelta, racchiusa nel mistero dellŽamore stesso di Dio, scaturisce il ruolo specifico del popolo ebraico nella storia della salvezza di tutti i popoli e di ciascuna persona umana.
Nel popolo ebraico stanno le radici cristiane; e nessuno può vivere il presente senza conoscere ciò che lo ha preceduto. Essere fedeli a Cristo significa perciò anche assimilare ciò che Dio ha voluto da questo popolo, con il quale ha stretto unŽalleanza e che ha scelto come sua porzione eletta in mezzo a tutti i popoli della terra (cf. Dt 14,2). Il popolo ebraico, "figlio primogenito" (Es 4,22), resta ancora il popolo "scelto": "Mio servo tu sei, ti ho scelto, non ti ho rigettato ... Non temere ..." (Is 41,8). Non si può comprendere la natura della chiamata alla salvezza nella Chiesa, se non a partire da questa chiamata mai revocata del popolo ebraico al servizio dellŽumanità. Questa elezione fonda unŽalleanza che Dio non ha mai cancellato, su cui si innesta la "novità" di Cristo e della sua alleanza (cf. Rm 11,17-18).
È importante che nella giornata per il dialogo tra cattolici ed ebrei si approfondiscano tali ragioni, in modo da aiutare i fedeli, proprio in quanto cristiani, a passare dal comune e poco incisivo rispetto - del resto dovuto a ogni persona umana, a ogni popolo e a ogni religione - allŽattenzione, alla gratitudine e alla benevolenza. Con nessun. altro popolo la comunità cristiana ha rapporti così privilegiati come il popolo ebraico. Nella ricchezza della sua tradizione potremo scoprire tesori di fede, di testimonianza e di spiritualità, che sono anche per noi il dono che scaturisce dalla sua elezione.
Le diocesi hanno già ricevuto un congruo materiale per organizzare la giornata e per illustrare il significato e le mete. A partire da tale materiale ogni comunità potrà avviare un cammino di approfondimento del tema proposto, una corretta proposta catechistica, un arricchimento nel dialogo.
Gli ebrei, pur non riconoscendo in Gesù il Cristo, vivono la presenza di un Dio che è e che viene, e considerano il loro patrimonio spirituale come un bene unico, venuto dallŽalto, affidato alla loro responsabilità a vantaggio di tutti. Coscienti di essere indissolubilmente uniti a questo popolo, vogliamo condividere con loro quanto proclamano nella preghiera mattutina: "Noi che siamo il tuo popolo con i quali hai stipulato unŽalleanza ... abbiamo il dovere di lodarti, di esaltarti, di benedirti, di santificare il tuo nome e di renderti omaggio. Quale felicità è la nostra, quale straordinario destino ci è stato riservato, quale dono meraviglioso ci è stato concesso, a noi che ... ripetiamo: Ascolta, Israele, lŽEterno è nostro Dio, lŽEterno è Uno. Sia benedetto per sempre il Nome del suo regno glorioso”.
 
Roma, 10 gennaio 1995
 
+ SERGIO GORETTI
Vescovo di Assisi
Presidente del Segretariato della C.E.I.
per lŽecumenismo e il dialogo

COMMISSIONE EPISCOPALE PER L'ECUMENISMO E IL DIALOGO