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L’educazione vista da CEM mondialità (L.Caffagnini)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 6/10


Il sogno del Beato Guido Maria Conforti, fondatore nel 1895 del Seminario emiliano per le Missioni estere, riconosciuto nel 1898 come Pia Società di San Francesco Saverio per le Missioni estere, era “fare del mondo una sola famiglia”. Vescovo di Parma dal 1907 al 1931, Conforti unì l’attenzione alla dimensione diocesana della Chiesa alla sua vocazione universale, e un anno dopo la fondazione dell’Ordine consegnò la croce ai primi padri che avrebbero varcato i confini della Cina, Caio Rastelli e Odoardo Mainini. Annunciare l’evangelo significò per i Saveriani anche riconoscere le ricchezze dei popoli e le loro culture, e la splendida e unica collezione del Museo cinese ed etnografico - ospitato nella Casa Madre di Viale San Martino 8, a Parma - ne è testimone.

Chiamati alla mondialità
La chiamata dei Saveriani a una missione senza confini non si è limitata ai Paesi extraeuropei. In un periodo di grande conflittualità come quello del secondo conflitto mondiale, a Parma tre giovani studenti della congregazione fondata dal Beato Conforti ritennero importante portare il tema della missione nella scuola italiana. Era il 1942, anno di nascita del CEM, acronimo che inizialmente stava per Centro di Educazione alla Missionarietà, un progetto che ha avuto un’evoluzione al passo con i tempi, se non anticipatrice. “Una storia gloriosa” la definisce iperbolicamente Brunetto Salvarani, laico, teologo, attuale Direttore del mensile denominato Cem Mondialità. Gloriosa perché “molte intuizioni legate alla pedagogia nuova, a modalità originali di intervento nella scuola e altrove vengono dal CEM e dai padri Saveriani che l’hanno diretto”. Si riferisce a padre Domenico Milani, suo predecessore dal 1987 al 1998, a sua volta continuatore dell’opera del confratello Savino Mombelli, direttore dal 1960 al 1971. Fu quest’ultimo, nell’era moderna di CEM - che riveste il ruolo di movimento, rivista e portale - a sostituire alla parola “missionarietà” “mondialità”: Centro di Educazione alla Mondialità. “La parola non esisteva ancora, la inventò padre Savino, poi padre Domenico la riprese e rilanciò. Dietro la parola c’era la strategia di intervento: agire molto sui curricoli. La Carta Peters l’abbiamo importata noi, si è trattato di un modo nuovo di fare geografia. C’è stata un’interlocuzione costante con le istituzioni e il Ministero della Pubblica Istruzione; si è sviluppato un grande lavoro di base nelle scuole e in altri ambiti educativi, ad esempio con il progetto “mondialità”, il cui ideatore è Antonio Nanni, condirettore di CEM. L’onda lunga arriva fino a oggi, nelle parrocchie, nei Comuni, dove si fa formazione ed educazione”.

Il tempo della intercultura
Nel progetto dei missionari Saveriani, sollecitata da un radicale cambiamento del contesto italiano ed europeo, l’educazione alla mondialità sviluppata negli anni ’60 si è trasformata in educazione all’intercultura con un ampio ventaglio di azioni: realizzazione di strumenti scolastici, convegni, editoria. Anche la sede è cambiata: da Parma CEM si trasferisce a Brescia nel complesso conventuale di San Cristo. Ci spiega Salvarani: “Oltre alla rivista mensile, in campo editoriale operiamo attraverso tre collane edite dalla Emi - Interculturar/Si, Parole Delle Fedi, Mondialità, oltre ai Quaderni dell’Intercultura - attraverso le quali cerchiamo di far passare nella scuola e nell’extrascuola alcune traiettorie strategiche tra cui l’intercultura, l’educazione alla pace e all’ambiente, il dialogo interreligioso, tutta una serie di declinazioni con cui abbiamo cercato di svolgere il compito della mondialità”.
Una storia densa è quella del Convegno annuale di CEM, che nel 2011 giungerà alla 50a edizione, “che dagli anni ’70 ha visto passare da noi tutti i grandi nomi dei profeti della mondialità, da Bruno Hussar, a Emmanuel Lévinas, Johann Galthung, Ivan Illich, Wolfgang Sachs, Paulo Freire, Raimon Panikkar, Rita Levi Montalcini. è un appuntamento importante perché a fine agosto fornisce agli operatori la carica prima della ripresa della scuola. Numericamente ha un bel riscontro, anche se purtroppo anche noi risentiamo del disagio di questi ultimi anni. Il convegno è frequentato da insegnanti ed educatori, e ormai anche da famiglie e generazioni cresciute con noi: chi era bambino vent’anni fa e oggi è formatore. Vengono attivati laboratori mirati principalmente all’insegnamento di metodologie diverse”. Il tema del Convegno 2010 “Adesso! Dalle paure al coraggio civile per una cittadinanza globale” - in risposta alle paure reali e a quelle indotte e strumentalizzate - ha fatto perno su una formazione in grado di preparare i cittadini a vivere all’interno di contesti pluralistici e glocali, in cui si intrecciano le istanze dei territori con quelle del mondo.

Intercultura in crisi?
Missionarietà, mondialità, intercultura: le tre fasi del CEM da un società preda della seconda guerra mondiale a una società globalizzata che ha rimescolato popoli e culture. Come si vive la fase attuale? “Oggi l’intercultura è in crisi - risponde il Direttore -. Noi abbiamo fatto molto per favorire un salto di qualità nel nuovo contesto scolastico. C’è stata una prima risposta fatta di buona volontà, coraggio e spinta ideale ma che richiedeva una certa istituzionalizzazione, cioè aveva bisogno di diventare quella che è stata definita da Antonio Nanni la ‘fase 2 dell’intercultura’ ”.
I motivi di questo arretramento della scuola Salvarani inizia a rintracciarli nel contesto socio-politico. “Il clima socio-culturale di questo Paese non è certo di un’apertura mentale eccezionale, se non talvolta di aperto razzismo, islamofobia e ziganofobia. Ce n’è per tutti i gusti, ma influisce negativamente soprattutto il fatto che siamo ancora nella mentalità di ritenere le presenze di questi bambini - che per comodità chiamiamo ancora stranieri anche se sono nati in Italia - come transitorie, destinate a finire, e quindi non abbiamo ancora il coraggio di creare una via italiana all’intercultura nella scuola. Uso quello che pare uno slogan ma che in realtà è il titolo del documento che abbiamo contribuito a creare quand’era ministro Fioroni. Io e Nanni facevamo parte dell’Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’educazione interculturale, per il quale nel novembre 2007 contribuimmo a redigere un documento ancora presente nel sito del Ministero, ma che purtroppo non ha trovato gambe. è un bel documento, titolato La via italiana all’intercultura nella scuola, pieno di contenuti, c’è l’idea che la via italiana all’intercultura sia la normalità, o per lo meno che dovrebbe diventarla”. E invece? “Invece è a macchia di leopardo: ci sono quelli che vi hanno lavorato in passato e che non possono non continuare perché ritengono che non sia la questione di creare o no l’ora di intercultura, ma di curricoli diversi basati su un allargamento del sapere, di un nuovo canone che includa la Bibbia, ma anche il Corano e le tradizioni orientali, così come un allargamento sul piano letterario, scientifico, storico, geografico. E ci sono alcuni per i quali tutto questo è pura utopia. Inoltre gli insegnanti che conosciamo e che incontriamo, spesso sono anche molto stanchi perché stanno vivendo con estremo disagio questa crisi e questa incapacità di prendere sul serio la necessità di cambiare, e quindi c’è chi tra loro sta arrendendosi”.

Non è una questione di strumenti
Avanziamo anche l’interrogativo che potrebbe trattarsi di una questione legata agli strumenti per indagare questo mondo così grande e così connesso. Ma il Direttore risponde: “Gli strumenti ci sono, ormai c’è tutto. Per citare solo due nomi, la Editrice missionaria italiana e la Libreria dei popoli del Centro Saveriano di Animazione Missionaria di Brescia (CSAM) hanno prodotto e diffuso molto, e non solo su carta ma anche nei curricoli. Ci sono strumenti sulla storia, la geografia, la filosofia. Il problema è la volontà politica che non c’è. Non sto parlando dei tagli al bilancio, non sto ripetendo una lamentela classica a cui mi potrei unire. L’idea che mi pare informi l’attuale lettura politica della scuola è che in realtà tutte le epoche di trasformazione, a cominciare dal ‘68, sono state le epoche deleterie, quelle che hanno sbagliato tutto, quindi ci si illude di poter far finta di niente, di non cambiare nulla, di avere continuamente lo stesso curricolo, mentre non può essere così. Lo sanno benissimo i nostri giovani che sono i primi a essere testimoni di questo sfasamento culturale terribile tra una cultura che passa per internet, facebook e tutti i nuovi mezzi che conosciamo - da non santificare ma di fatto da utilizzare - e l’idea di continuare a utilizzare i metodi e contenuti tradizionali, come se questo mondo in fuga non fosse un mondo che cambia di giorno in giorno”.
E qual è il ruolo dei dirigenti scolastici in tutto ciò? “Nelle scuole c’è abbastanza autonomia da parte dei dirigenti, e in effetti qualcuno di loro questo lo vede bene, penso ad Aluisi Tosolini, che opera a Parma, e Eugenio Scaradaccione, di Bari. Nella loro attività riescono a far passare molte delle istanze educative che proponiamo. Però la maggior parte dei dirigenti sono manager che, più che individuare traiettorie didattiche e pedagogiche, devono andare a cercare i soldi per gestire la quotidianità della loro scuola o le diverse attività”.

Il metodo Bradford
Come abbiamo sentito uno degli assi di intervento di CEM in campo educativo sono le religioni e il dialogo tra di loro. In questo ambito, oltre alla collana La Parola Delle Fedi, che conta oltre trenta titoli - tra cui creazione, preghiera, Gesù, Shoà, acqua, Muhammad, sacro -, firmati da altrettanti autorevoli autori e autrici, CEM ha lavorato alla divulgazione in Italia del metodo Bradford, frutto dell’impegno che in questa città del Regno Unito ha unito i responsabili delle comunità religiose, il Comune e gli specialisti della pedagogia. “Il metodo propone un curricolo comparativo per la presentazione delle religioni a scuola a partire dal fatto che è importante imparare le religioni e contemporaneamente che è possibile imparare dalle religioni. è un’importazione che sta funzionando in alcuni esperimenti pilota, utilizzata nelle ore di religione cattolica e nelle ore di materie alternative. Anche la rivista, quest’anno, attraverso l’inserto L’ora delle religioni vuole lavorare su questo ambito rilanciando il tema dell’insegnamento delle religioni”.
Membro del comitato tecnico che sta preparando programmi per il progetto di fruizione della Bibbia a scuola in un’ottica interdisciplinare, frutto dell’intesa tra Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e l’associazione laica di cultura biblica Biblia, Salvarani è sì un grande sostenitore della valorizzazione del “Grande Codice” nella scuola, nello stesso tempo si dice, in linea con i colleghi del CEM, “consapevole che non c’è solo la Bibbia, e che occorre allargare ulteriormente il campo sui Codici delle altre religioni”. Fa parte dell’attenzione al versante interreligioso, anche se declinata diversamente, una delle campagne che impegnano CEM Mondialità: Dudal Jam, in lingua peulh “Centro per la pace”.

Campagne e dintorni
L’iniziativa, che si colloca nella regione del Sahel in Burkina Faso, si basa sulla collaborazione tra credenti cristiani, musulmani e delle religioni tradizionali, di etnia peulh, songhai, tuareg, mossi, che stanno portando avanti insieme un “dialogo della vita”. Il Centro costituisce un’esperienza scolastica di co-educazione alla pace e alla conoscenza delle rispettive religioni attraverso un metodo pedagogico-didattico. Da tre anni CEM dedica a Dudal Jam la tradizionale Agenda della pace, un tascabile che riporta i calendari, le festività civili e religiose e le principali ricorrenze delle religioni del mondo, nonché gli appuntamenti ecumenici e interreligiosi. Nell’ottica del CEM la conoscenza delle rispettive feste costituisce un primo passo verso il confronto interculturale e interreligioso. Un’altra campagna orientata al sostegno di una realtà di dialogo è stata quella dedicata a Nevé Shalom-Wahat al-salaam, come dice la denominazione “un’oasi di pace” in cui convivono credenti ebrei, cristiani e musulmani, israeliani e palestinesi. Dalla campagna scaturì poi l’impulso alla creazione dell’associazione Amici italiani di Nevé Shalom-Wahat al-salaam.
Terminiamo questa veloce esplorazione del Centro di Educazione alla Mondialità con la collaborazione di CEM con la Caritas nazionale illustrataci da Brunetto Salvarani: “L’anno scorso abbiamo avuto un’interlocuzione privilegiata con la Caritas che ci ha presi come punto di riferimento culturale e scientifico per un nuovo progetto: Zero poverty, agisci ora, per il quale abbiamo realizzato un kit edito da Città Nuova”. Si tratta di una guida multimediale che, come si evince dal sito, “colloca i percorsi formativi sulla lotta alla povertà e all’esclusione sociale entro i più recenti paradigmi pedagogico-didattici. Partendo dalla consapevolezza della cruciale sfida educativa che caratterizza la società contemporanea aiuta i formatori e gli educatori a ridefinire il proprio ruolo nell’interazione tra adulti e giovani digital natives”.
CEM Mondialità - Via Piamarta, 9 - 25121 Brescia - Tel. 030.3772780
cemsegreteria@saveriani.bs.it - www.cem.coop