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Messaggio per la Giornata del Ringraziamento (14 novembre 2010)


- "Tu apri la tua mano e sazi il desiderio di ogni vivente" (Sal 144,16)


Anche quest’anno celebriamo la giornata del Ringraziamento per i frutti della terra e del lavoro dell’uomo: è un’occasione sempre preziosa per esprimere riconoscenza a quanti operano nel mondo rurale e ci procurano il nutrimento quotidiano mediante un lavoro impegnativo e spesso faticoso. Dio li benedica.

L’Anno Sacerdotale da poco concluso ci ha lasciato il profumo del pane, consacrato dalle mani del sacerdote, ma prima ancora dono della terra e del lavoro umano. Non c’è Eucaristia senza la dedizione del mondo rurale, che con noi condivide il pane. L’intero anno pastorale 2010-2011 sarà orientato verso il Congresso Eucaristico nazionale, che celebreremo nel settembre prossimo ad Ancona.

Questa giornata è anche un’occasione importante di riflessione sui problemi che il mondo rurale sta vivendo, acuiti dal protrarsi degli effetti di una crisi economica e finanziaria di portata mondiale. Tutti abbiamo toccato con mano i pericoli in una finanza disgiunta da un’economia di produzione reale. Siamo anche consapevoli della fragilità di un sistema economico che, per sostenersi, ha bisogno di accrescere a dismisura i consumi di massa. E sempre più difficile il corretto bilanciamento fra la salvaguardia dell’ambiente e la necessità di assicurare posti di lavoro alle nuove generazioni.

A partire da questi semplici spunti, ci è chiesto di riflettere su come l’agricoltura italiana, nelle differenti situazioni che la caratterizzano, possa raccogliere e affrontare la sfida imposta dalla globalizzazione. Puntando sulla multifunzionalità, cioè sulla sua capacità come settore primario di dare luogo a produzioni congiunte, la nostra agricoltura dovrà essere in grado di creare un nuovo modello di sviluppo, capace di rispondere adeguatamente alle attese del Paese.

E fondamentale che anche il lavoro agricolo e rurale si caratterizzi per una rinnovata e chiara consapevolezza etica, all’altezza delle sfide sempre più complesse del tempo presente. In questa linea, sarà importante impegnarsi nell’educazione dei consumatori. Questo legame relazionale, da basare sulla fiducia reciproca, costituisce una grande risorsa: sempre più il consumatore è chiamato a interagire con il produttore, perché la qualità diventi prevalente rispetto alla quantità. Si tratta di diffondere comportamenti etici che facciano emergere la dimensione sociale dell’agricoltura, fondata su valori perenni, da sempre fecondi, quali “la ricerca della qualità del cibo, l’accoglienza, la solidarietà, la condivisione della fatica nel lavoro” (Nota pastorale Frutto della terra e del lavoro dell’uomo, n. 14).

Troveranno così spazio di dignità tutti coloro che lavorano nel mondo rurale, in particolare i braccianti, soprattutto se provengono dall’estero, spesso ancora vittime dello sfruttamento e dell’emarginazione. Ognuno deve sentirsi accolto, rispettato e valorizzato. In tal modo il mondo agricolo sarà palestra di integrazione sociale e leva preziosa di crescita economica, quale premessa e condizione del progresso sociale.

In questo tempo di crisi, un segnale positivo è rappresentato dal ritorno all’impresa agricola di giovani laureati, che sentono questo lavoro come una “vocazione”, che dona loro dignità e piena valorizzazione. A noi la gioia di saperli accogliere, sostenendoli con motivazioni etiche, in grado di sostenerli nel tempo.

Essenziale sarà, in questa linea, l’azione delle aggregazioni laicali e delle organizzazioni di settore di ispirazione cristiana, senza le quali il fermento del Vangelo difficilmente raggiunge in maniera efficace gli snodi della vita quotidiana e penetra gli ambienti più fortemente segnati dal processo di secolarizzazione. Riemerge, così, l’importanza di una pastorale d’ambiente, attenta al mutare delle situazioni, che si affianca all’azione delle parrocchie per coinvolgere la Chiesa nelle problematiche vitali delle persone, nelle diverse questioni culturali, sociali ed economiche. Gli ambienti di vita sono l’orizzonte della missione ecclesiale, perché ogni esistenza sia resa migliore dalla forza radiosa del Vangelo di Gesù Cristo, che “ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con mente d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo” (Gaudium et spes, n. 22).

Un ulteriore segno di speranza è rappresentato dalle cooperative agricole. Sono un dono grande per la costruzione di un modello economico ispirato ai principi etici. Il pluralismo delle forme d’impresa costituisce, infatti, un elemento imprescindibile per uno sviluppo equilibrato. Al suo interno, la forma cooperativistica, per la sua struttura a rete, sa reggere meglio di altre gli effetti di una crisi anche prolungata. Spetta a noi rilanciare in alto tali motivazioni, puntando alla formazione dei giovani, dentro il solco della scelta educativa, che la Chiesa in Italia ha coraggiosamente deciso di fare propria in questo decennio.

Lo sguardo al Pane del cielo dia fecondità al nostro impegno per il pane della terra: senza cielo non si può vivere, mentre con il cielo le nostre terre diventeranno un giardino.

Ci assista la Vergine Maria, perché questi propositi siano da noi tutti tradotti in percorsi concreti di impegno solidale.


Roma, 15 agosto 2010
Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria


COMMISSIONE EPISCOPALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO, LA GIUSTIZIA E LA PACE