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La catechesi e la strada: cose nuove e antiche (C.Simonelli)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 4/10


«La strada è immagine particolarmente capace di evocare il luogo della catechesi oggi. Tale luogo è la vita, che nel nostro mondo si presenta anzitutto come movimento, varietà di situazioni, sequenza di passi, talora di frammenti scomposti»1.
Ricordando i quaranta anni del Documento Base (DB) consegnato alla comunità ecclesiale italiana nel 1970 ci si è espressi in termini di prospettive ben più che in chiave di rievocazioni e bilanci2. Molte cose sono cambiate in questi decenni, che forse non sono sempre stati all’altezza dell’entusiasmo che li ha visti nascere. L’idea stessa del Documento base era quella di ispirare una catechesi coerente con quella sorta di “rivoluzione copernicana” rappresentata dal paradigma del Vaticano II. Il cambio di coordinate ha dato vita a un periodo di fervore creativo che ha coinciso con un’epoca “dei catechismi”, sfociata in una rinnovata attenzione agli “itinerari” e oggi orientata abbastanza decisamente verso il “primo annuncio”.
Il mondo della mobilità nei suoi diversi aspetti ha partecipato da una prospettiva molto particolare a questo percorso: si potrebbe dire che avvicinatisi, comprensibilmente, in forma un po’ marginale al periodo dei catechismi, ci si è trovati ad anticipare l’idea dei “ricomincianti” e del primo annuncio, offrendo addirittura immagini e metafore per indicare l’intero orizzonte. Proprio questa dimensione è portatrice di spiritualità profondamente umana e di umanità radicalmente spirituale: risorsa educativa ampiamente disponibile.
Principi ispiratori del rinnovamento catechistico
Caratteristica del testo e del relativo progetto è l’idea di non presentarsi come ricetta fatta, ma di indicare le linee di fondo, cosa che ha fatto del suo titolo “breve” una sorta di “cifra-base” del movimento catechistico italiano: passaggio dall’idea di “nozioni” - “dottrina” - da apprendere a quella di iniziazione alla vita cristiana, basato su una rinnovata centralità della Parola, in un atteggiamento cordiale verso “il mondo” e con una costante attenzione ai soggetti (non più denominati semplicisticamente “destinatari”).
Quasi superfluo dunque segnalare la consonanza fra queste indicazioni e la struttura concettuale rappresenta dalle Costituzioni conciliari Dei Verbum, Lumen Gentium, Gaudium et Spes. Così Biemmi, Presidente dei catecheti europei, spiega lo snodo fondamentale rappresentato dal n. 38 del Documento3: «Questo bel testo del DB è probabilmente il passo che ha maggiormente ispirato la catechesi italiana dal 1970 a oggi. Ha ridato ai trecentomila catechisti italiani il gusto di fare catechesi, ha disincagliato il catechismo dalle aride secche nozionistiche in cui era finito, ha restituito all’annuncio la sua linfa biblica e vitale. Non sempre e non dappertutto, ma in modo sicuramente significativo»4.
Questo progetto di abbandono del nozionismo non contraddice la comunicazione organica dei contenuti della fede cui richiamano il Catechismo della Chiesa Cattolica e il relativo Compendio: sarebbe infatti fuorviante utilizzarli come «riduzione cognitiva della catechesi. [Essi stessi sono] piuttosto l’invito a prendere sul serio quanto il DB stesso considera fondamentale: la fede come adesione al Signore Gesù richiede una conoscenza sempre più profonda del suo mistero, non c’è fede senza intelligenza della fede»5.
Forse a qualcuno, ingenuamente, può apparire questo il restyling più urgente della catechesi, nell’illusione che un ritorno a pochi (o molti) chiari (più o meno) asserti possa far uscire dal senso di frustrazione che accompagna da tempo catechisti e pastori. In realtà qui starebbe nascosto un vero e proprio cortocircuito la cui messa in evidenza può rappresentare già un primo elemento ma fondamentale elemento di “emergenza” educativa: abbreviare la tappe, non stimare sufficientemente la pazienza della “lunga attesa” della relazione non favorisce, come potrebbe sembrare, neanche la globalità e l’organicità dell’ “apprendimento”, tanto meno poi lo sviluppo degli atteggiamenti di vita cristiana. La riformulazione più urgente piuttosto delle finalità della catechesi appare legata al cambio di situazione: il problema non è più, come appariva negli anni ’70, quello di una «dissociazione fra fede e vita» (DB 53), ma quello di una grande distanza dalla pratica e dall’orizzonte cristiano da parte di molti, che hanno ancora presenti singoli lacerti di tradizione cattolica ma non hanno un quadro in cui collocarli. Accanto a questa situazione bisogna certo ricordare l’inedita pluralità di appartenenze religiose, dovute ai fenomeni connessi di mobilità e globalizzazione. I documenti CEI più recenti segnalano chiaramente la necessità di assumere consapevolmente una prospettiva di “annuncio” in questo “mondo che cambia”.
Il mondo della mobilità
Riprendendo velocemente il percorso dal punto di vista del mondo della mobilità, si deve intanto segnalare che salvo alcune eccezioni, questo orizzonte pastorale si è trovato piuttosto ai margini rispetto al grande fervore che ha accompagnato il movimento catechistico italiano, soprattutto nella produzione e sperimentazione dei catechismi.
Senza avere la pretesa di risolvere la questione, si potrebbe avanzare un’ipotesi: la condizione della mobilità, in termini generali, più che essere estranea al movimento nazionale o magari in ritardo rispetto a esso, si è trovata in una posizione anticipatrice. La condizione particolare delle persone in mobilità6, le loro provenienze culturali e religiose, in molti casi, o la loro condizione profondamente religiosa ma “da generazioni o da sempre” piuttosto esterna alla vita quotidiana delle comunità cattoliche italiane, ha fatto di loro, in pratica, dei “ricomincianti”, dei destinatari di un “primo annuncio” quando il più ampio contesto italiano era lontano da questa condizione o almeno non la viveva con consapevolezza. Per questo la pastorale relativa a questi ambienti - che spesso si è denominata “missionaria” - non vedeva la possibilità di utilizzare i percorsi catechistici “ordinari” e privilegiava, sia pure in modo diversificato, percorsi biblici.
Non diversamente dalla condizione di ogni altra forma di catechesi, anche di quella che si basava sui catechismi, la prassi si realizzava “nell’atto” e non sempre è dato trovare testimonianza scritta di questa vivente relazione. Si potrebbero però ricordare le traduzioni bibliche in diversi dialetti ròmani (=lingue parlate dai Rom) di Mario Riboldi o il tentativo di Renato Rosso di un’edizione in linguaggio “corrente” del Vangelo (Il Vangelo dei Nomadi7); le dinamiche di fondo e i principi ispiratori di percorsi di annuncio e catechesi, inoltre, sono stati spesso registrati e commentati negli Atti dei Convegni di settore, una volta “OASNI” Opera Assistenza Spirituale ai Nomadi Italiani) poi UNPReS (Ufficio Nazionale Pastorale per i Rom e Sinti).
Come si diceva, tuttavia, alcune eccezioni rendono più variegato e interessante il quadro generale: pregevole - e a nostra conoscenza unico del genere8 - il tentativo del settore “Circhi e Spettacolo viaggiante”, che realizzò, in collaborazione con l’Ufficio Catechistico Nazionale, un percorso per fanciulli, che non si limitava a semplificare il linguaggio dei due volumi del catechismo CEI per i fanciulli, ma introduceva esempi e situazioni tratte dall´esperienza di vita dei bambini e dei genitori delle giostre e del circo. Interessante anche la collaborazione da cui è nato: fu infatti preparato da una commissione - costituita da don Angelo Scalabrini, don Giovanni Pistone, le Piccole Sorelle del Luneur e don Luciano Cantini - che lavorava in costante contatto con l´Ufficio Catechistico Nazionale e in particolare con mons. Nosiglia e sr. Mazzarello; i disegni sono di Piccola Sorella di Gesù Johanna Hilda. Durante il Convegno per la Pastorale OASNI Dal Vangelo alla Comunità tenutosi a Roma il 22-25 febbraio 1988 il testo fu presentato da Mons Nosiglia come “una mediazione del catechismo dei fanciulli Venite con Me […] si parte dall’idea di fondo che anche i ragazzi del circo, del luna park abbiano in mano lo stesso catechismo, la stessa proposta di fede, le stesse formule da imparare, lo stesso itinerario di pedagogia religiosa cristiana che viene proposta dai Vescovi per tutti i ragazzi d´Italia. Non un altro catechismo, quindi, ma lo stesso catechismo, adattato alle esigenze, alla sensibilità, all´ambiente di vita proprio di questi ragazzi”.
Nell’edizione a stampa - In Cammino con Gesù per portare gioia e festa, Elle Di Ci, Torino 1989 - ormai per la cura della Migrantes, l’allora Direttore nazionale, Angelo Scalabrini così a propria volta lo presentava: “Siamo lieti di presentare alle famiglie dei circensi e dei lunaparkisti e agli operatori pastorali questo sussidio catechistico. [...] Questo testo vuole essere una proposta di catechesi, quale cammino di fede in preparazione ai sacramenti della prima Confessione, della prima Comunione e della Cresima per i ragazzi dei Circhi e dei Luna Park. Il sussidio segue la linea del catechismo nazionale per i fanciulli (n. 2) «VENITE CON ME», adattandolo nel linguaggio e negli esempi di vita vissuta, alla cultura particolare di questo “mondo”, alle sue condizioni di vita in costante mobilità, ai valori del lavoro che offre nei paesi e nelle città. Per i ragazzi Sinti e Rom che sono nei circhi e nei luna park, è più indicata una preparazione specifica, inerente alla loro etnia, alla loro cultura: se questo catechismo è utile per il tipo di vita che svolgono, è invece insufficiente per i loro elementi culturali, etnici, in quanto non li tocca. La preparazione di questi ragazzi ai sacramenti sarà fatta meglio se in collaborazione con coloro che si occupano pastoralmente di loro e ne hanno una conoscenza più profonda. Il testo è destinato ai ragazzi e alle loro famiglie, perché ne facciano costante e attento uso, anche al di là degli specifici momenti di catechesi”.
Naturalmente anche questo testo, di cui sarebbe interessante seguire la ricezione e verificare l’applicazione, non era pensato come “risolutivo”, e neppure come “ricetta”, ma si offriva come esempio e catalizzatore perché potesse sorgere, nel vivo dell’arte catechistica, una comunicazione appropriata9.
La strada come cifra della testimonianza
Dunque la pastorale della mobilità nelle sue diverse forme non è stata la cenerentola del percorso catechistico, ma si può a buon titolo presentare come risorsa per l’intera azione pastorale e specificamente catechistica di questo millennio. Un esempio, forse marginale ma profondamente evocativo, può provenire dal documento CEI una cui citazione, riportata in esergo, ha aperto queste pagine. Il documento è degli anni ’9010 ma è esemplare di una lettura attenta a cogliere l’evoluzione, il cambiamento, tanto che le prospettive di fondo con cui si rapporta con il contesto post/un/po’/tutto sono perfettamente adeguate anche a questi nostri vent’anni dopo. E come già sopra si diceva, parte delle buone intuizioni che ne sostengono alcuni paragrafi sono legate alla metafora della mobilità, della strada, dell’itinerario, della com-pagnia nel viaggio, della frontiera.
Le immagini, suscitate dalla lettura del contesto, non vanno a finire, inoltre, in una lamentela senza fine sul caos della situazione o in giudizi negativi e irritati o semplicemente spaventati, ma recupera, pur senza nominarla, l’idea dei “segni dei tempi”, spingendo alla speranza e alla pietas: se ci sono frammenti, quasi eucaristicamente vanno raccolti con pietà e devozione. Da qui il tratto spirituale e profondamente spendibile anche sul versante educativo: il discepolato vissuto con cordialità rende compagni di strada e solo in questa dimensione anche testimoni/maestri, maturi e affabili. è soprattutto il paragrafo 3 del capitolo III (Atteggiamenti spirituali del catechista) quello che qui interessa ed è difficile sceglierne alcuni stralci perché in realtà meriterebbe una lettura integrale. Dopo il passo già citato sulla strada come immagine appropriata in quanto luogo di varietà, movimento, frammenti, il testo prosegue citando l’incipit di GS 1 «nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore» e poi così si esprime: «I catechisti potranno avvertire la profonda umanità del loro servizio quando aiuteranno i propri fratelli a non chiudersi nella fretta della corsa d’oggi, ma a prolungare lo sguardo su una strada, quella della vita, che viene da lontano e porta lontano, popolata certo da ambiguità, fraintendimenti, ritorno all’indietro, ma anche da segnali luminosi, da ricchezze di profeti, da quel centro inesauribile che è la pasqua del Signore Gesù, sempre riconoscibile negli impulsi fecondi del suo Spirito entro la coscienza e la libertà dell’uomo». Questa posizione è per più aspetti simile alla frontiera, sia nel senso molto feriale della capacità di stare tra le situazioni abitandole in forma solidale, che nel senso più radicale dello stare tra «il donarsi di Dio e lo schiudersi della libertà dell’uomo»: «Su questa frontiera i catechisti prendono la parola situandosi nel coro di ascolto della Chiesa e accogliendo, anche esplicitando e criticando, tutte le domande di significato che la vita, nel suo dispiegarsi, pone. [...] Così per gli uomini in cammino, talora in modo frenetico e sconcertante, situati su una frontiera piena di possibilità e di inquietudini, la fede cristiana si propone, oltre che come luce ed energia, anche come casa accogliente, come chiesa che non intende trattenere, tanto meno bloccare, ma tener vivo l’orientamento, far vivere il cammino come progressivo avvicinamento al compimento».
La prospettiva si sviluppa pertanto in una sorta di spirale, che pur non esaurendosi in pura circolarità senza progresso, mostra reciprocità del servizio e ricaduta positiva su chi lo compie: «Così discepolato e testimonianza, missionarietà e compagnia, cura delle armonie, dicono il ritmo interiore del catechista, che consente la fedeltà e la creatività del suo servizio [...] la gioia e la fatica di questi percorsi con i fratelli e per loro ritorna ai catechisti».
Un percorso di formazione reciproca
Pur senza voler stringere eccessivamente il ragionamento né semplificarlo in facili concordismi, mi sembra che il percorso tracciato possa accompagnare la transizione, che non significa “abbandono” del passato, tra la prospettiva del decennio trascorso attorno a “comunicare il Vangelo in un mondo che cambia” a quanto ci sta davanti, configurando quasi una sosta, un richiamo pacato e sereno alla dimensione della formazione, dell’educazione, della pazienza che tutto questo richiede.
L’emergenza educativa è dunque anche urgenza della sosta, della cura di relazioni, della attesa paziente e del permanere nelle domande. Ne deriva un “bene di scambio”: una formazione reciproca per la quale possono avere più strumenti coloro che anche “fisicamente” vivono la strada e la frontiera, con la fatica e le opportunità che questa comporta. In questo orizzonte la pastorale della mobilità, nel suo insieme diversificato e plurale, può rappresentare una risorsa per il più ampio percorso dell’intera Chiesa italiana.
 
 
 
1 CEI, Ufficio Catechistico Nazionale, Orientamenti e itinerari di formazione dei catechisti, III,3 - 1991).
2 Cfr. Conferenza Episcopale Italiana. Commissione episcopale per la Dottrina della Fede, Annuncio e catechesi per la vita cristiana. Lettera alle comunità, ai presbiteri e ai catechisti nel quarantesimo del Documento di base Il rinnovamento della catechesi [Roma 4.4.2010], in www.chiesacattolica.it. La Facoltà Teologica del Triveneto e la Rivista Evangelizzare (EDB) hanno organizzato un convegno (8-9 maggio 2009) i cui Atti sono in corso di stampa: La catechesi ad un nuovo bivio? A 40 anni dal Documento Base: Il rinnovamento della catechesi; cfr. anche l’editoriale di Bruno Seveso: Cose nuove e cose antiche. Quarant’anni di Documento di base in «Teologia» 35 (2010) 151-160; Visitare e riesprimere il Documento Base, a cura di Rinaldo Paganelli, EDB Bologna 2010, raccoglie una serie di articoli sintetici relativi ai capitoli dello scritto, apparsi su «Evangelizzare».
3 «Educare al pensiero di Cristo, a vedere la storia come lui, a scegliere e ad amare come lui, a sperare come insegna lui, a vivere in lui la comunione con il Padre e lo Spirito Santo. In una parola, nutrire e guidare la mentalità di fede» (DB 38).
4 Enzo Biemmi, Finalità e compiti della catechesi in Visitare e riesprimere il Documento Base, 23.
5 Biemmi, Finalità e compiti della catechesi, 26.
6 Le riflessioni che seguono sono più aderenti alla realtà di Circhi - Spettacolo viaggiante - Rom e Sinti, da cui provengo. Penso che si possano estendere anche agli altri “settori”, ma evidentemente in modo diverso, soprattutto per la situazione delle seconde/terze generazioni di italiani all’estero e la loro relazione con le comunità locali, da una parte e per la condizione interetnica e interreligiosa legata all’immigrazione.
7 «Questo libro è nato nel nostro accampamento di zingari. Perché? Perché anche noi volevamo sapere la storia di Gesù e quando qualcuno ci leggeva una pagina di quella storia non potevamo mai capire che cosa volevano dire quelle pagine che sembravano belle... Allora un amico le ha scritte per noi» (Renato Rosso, Il Vangelo dei nomadi, Gruppo con Cristo senza frontiere, Asti 19972 (orig 1976), dalla quarta di copertina). Il testo “presenta” molti passi di Luca, più Mt 25; Mc 14;15 e Gv 20.
8 Piccola Sorella Anna Amelia ha pubblicato, con l´Ufficio Nazionale, trenta schede dal titolo Il mio Amico Gesù per gruppi del Vangelo, su altrettanti brani biblici, che furono pubblicate nel 2006 nella rivista In Cammino e successivamente raccolti in un proprio contenitore.
9 Nel 1993 il testo è stato tradotto e utilizzato dalla Conferenza Episcopale negli USA.
10 CEI - Ufficio Catechistico nazionale, Orientamenti e itinerari di formazione dei catechisti, 1991.