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Cronaca Migrantes


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 2/10


Incontro dei Direttori regionali Migrantes
Il 24-25 febbraio 2010, presso la Migrantes, si è tenuto l’incontro annuale dei Direttori regionali Migrantes con all’ordine del giorno un’ampia serie di argomenti da trattare e di attività da fare. Nell’introduzione ai lavori, il nuovo Direttore Generale Migrantes, mons. Giancarlo Perego, ha sottolineato come “la mobilità sta cambiando gli stili di vita, le relazioni, la cultura” e ci chiede una “conversione pastorale” alla luce del Concilio Vaticano II e del Magistero Sociale della Chiesa.
“Non c’è luogo e tempo della vita di una comunità cristiana che non sia fortemente provocata dall’incontro e dal confronto con persone e storie di mobilità”: giovani che partono, come studenti o professionisti, per diverse parti dell’Europa; 4 milioni e mezzo di immigrati in Italia; le comunità di Rom e Sinti ripetutamente contrastate ed obbligate a mutare residenza dietro obbligo di sgombero; 5 milioni di persone che ogni anno transitano per i porti italiani; emigrati italiani all’estero o anche i circensi e lunaparkisti che “vediamo periodicamente nelle piazze e in tanti luoghi delle nostre città”.“Sono queste alcune delle storie che chiedono una rilettura dei nostri atteggiamenti”.
Nel dibattito, che ne è seguito, è emersa una variegata panoramica delle iniziative pastorali realizzate e programmate nelle diverse regioni ecclesiastiche a proposito di mobilità umana. Come le iniziative promosse dagli uffici sia diocesani che regionali della Migrantes per dare la possibilità di conoscere e incontrare comunità cristiane etniche e famiglie di immigrati o le attenzioni ai rom anche con iniziative formative, ad esempio esercizi spirituali in Piemonte al santuario Grotta N. S. di Lourdes di Coazze a Forno di Torino o i pellegrinaggi con gli immigrati come al santuario di Caravaggio per gli immigrati in Lombardia o alla Madonna del Buon Consiglio a Genazzano (Rm) per gli albanesi. Presso l’Istituto di Scienze religiose di Torino si è tenuto un corso di pastorale migratoria. Diverse anche le regioni fortemente interessate al fenomeno dell’emigrazione interna ed all’estero come l’Abruzzo, il Molise, la Basilicata, la Campania, la Sardegna, mentre la Calabria sta preparando uno specifico contributo alla prossima Settimana Sociale (Reggio Calabria, ottobre 2010).
Particolare attenzione al mondo marittimo sono state segnalate nel Triveneto, in Liguria, nel Lazio, in Sicilia e nelle Marche e nella Puglia. Iniziative per i Rom si registrano in Umbria e Lazio. E la Migrantes Toscana pubblica, insieme ad altre associazioni, due pagine mensili sul tema migratorio nel settimanale “ToscanaOggi”.
Ad Agrigento la “settimana dell’integrazione”
Gli Uffici diocesani della Caritas, Cooperazione missionaria tra le Chiese e Migrantes di Agrigento, assieme ad USMI (Unione Superiore Maggiori d’Italia) e all’ ufficio scolastico locale, hanno promosso in aprile una “Settimana dell’integrazione” nel pieno coinvolgimento dei cittadini e degli stessi immigrati allo scopo di “sensibilizzare la società civile e religiosa ai temi della tolleranza e del rispetto degli immigrati, soprattutto di quelli attualmente residenti nella nostra provincia”. “In un periodo - hanno dichiarato i promotori dell’iniziativa - in cui si addita lo straniero come una minaccia o qualcuno dal quale difendersi è necessaria una riflessione sulla presenza di queste figure all’interno della nostra società per dare loro un ruolo e un’identità nella vita civile”.
Iniziata con una fiaccolata, la Settimana ha alternato momenti di preghiera e di riflessione ad incontri sociali come il torneo di calcetto “Un calcio all’intolleranza” con squadre miste composte da ragazzi italiani e stranieri.
Queste iniziative hanno coinvolto numerosi soggetti istituzionali , sia pubblici che privati, tra cui la Prefettura e il Comune di Agrigento, in particolare gli assessorati alla solidarietà sociale e pubblica istruzione, il dipartimento pastorale della curia di Agrigento e gli enti privati che si occupano di immigrazione e che fanno parte del coordinamento provinciale per l’immigrazione, ma anche le stesse comunità di immigrati presenti nel territorio e gli istituti scolastici.
Momento significativo delle varie manifestazioni l’incontro al Palacongressi con il laboratorio “Giovanintegrati” che vi ha invitato gli scolari ed i giovani per approfondire il loro ruolo nel cammino verso l’integrazione, con testimonianze dirette di immigrati sulla loro storia di esodo e di integrazione e la proiezione del film documentario “Come un uomo sulla terra”. Il Direttore Generale della Migrantes, mons. Perego, intervenendo sul tema “Giovanintegrati”, ha ricordato lo slogan di Giovanni Paolo II “Non abbiate paura” agli studenti e docenti delle scuole primarie e secondarie, del corso in Scienze sociali della città e provincia siciliana ivi convenuti. Una presenza di oltre 700 persone. “Se gli adulti in Italia e in Europa - 6 su 10 - hanno paura degli immigrati - ha detto tra l’altro - solo due giovani italiani ed europei hanno paura dei fratelli immigrati. Questo dato è un segno di speranza nella costruzione di una città più costruita sull’incontro, sulla mediazione che sulla conflittualità”. Particolarmente toccante e seguita la testimonianza di Tarek, un giovane somalo sbarcato alcuni anni fa a Lampedusa dopo un lungo e devastante viaggio nel deserto per raggiungere Tripoli ed oggi mediatore cultura di una organizzazione umanitaria che si occupa di minori: una storia di riscatto iniziata proprio dalla provincia e città di Agrigento.
Nel salone Don Guanella di Agrigento, gremito da operatori pastorali e sociali, il Vescovo di Agrigento Mons. Franco Montenegro, ha qualificato Agrigento “porta del Mediterraneo” con vocazione storica all’accoglienza, ma nei tempi non sempre capace di integrazione. La dott.ssa Maria Paola Nanni, redattrice del Dossier Immigrazione Caritas-Migrantes, ha esposto i numeri dell’immigrazione, rimuovendo alcuni pregiudizi frequenti, mons. Perego, ha illustrato che “l’integrazione ‘con gli occhi della fede’ diviene un segno dell’amore di Dio che, Uno e Differente e rende l’uomo anche capace di riconoscere la dignità di ognuno e al tempo stesso la differenza”. Le caratteristiche dell’integrazione- libertà, integraità, complessità- esigono che essa sia opera di una educazione , che rifiuta assimilazione e marginalizzazione sociale, perchè guarda sia alla singola persona sia alle comunità etniche. E cresce quindi nell’incontro, nel dialogo e nello scambio culturale, nella costruzione di legami, nel dono e nella gratuità, nella costruzione di mediazioni sociali”.
Incontro regionale a Bologna
Riprende con vigore il Centro Regionale Migrantes dell’Emilia Romagna. Su convocazione del Direttore regionale don Sergio Aldigeri (Parma) e sotto la presidenza del Vescovo di San Marino-Montefeltro, Mons. Luigi Negri, delegato della Conferenza Episcopale Regionale dell’Emilia-Romagna per i problemi delle migrazioni, ha avuto luogo a Bologna il 16 aprile 2010 un incontro dei Direttori diocesani Migrantes della Regione e loro collaboratori.
La relazione di don Aldigeri, impossibilitato a partecipare per ragioni di salute, è servita da base alla discussione e al dialogo in questa riunione che aveva la finalità di riprendere un cammino di possibili ed opportune azioni comuni su scala regionale a partire dalla vicendevole conoscenza e dallo scambio di esperienze. Anche se non tutte le diocesi erano rappresentate, lo svolgimento della mattinata ha rivelato una ricchezza di attività ed un fervore di impegno superiore a quanto si poteva presupporre. Modena, ad esempio, ha sviluppato la “cura pastorale dei migranti 2010” su un promettente e documentato percorso (cittadini; lavoratori; celebranti; familiari e lottatori, sempre e tutto “insieme”).
Forlì-Bertinoro ha studiato in profondità il “valore della esperienza religiosa” e avviato con la Caritas un percorso biblico sull’accoglienza. Rimini ha sviluppato una vasta e ben consolidata gamma di servizi ed interventi facilitati dall’avere un unico e medesimo responsabile sia per la Caritas sia per la Migrantes ed ha proposto al clero un discernimento pastorale. A Ferrara sono sorti diversi gruppi di cooperatori tra di loro coordinati per le esigenze dell’accoglienza e dell’inserimento. Cesena si è maggiormente dedicata alla diffusione dei principi della Dottrina Sociale della Chiesa ed Imola ha seguito un percorso pratico di presenza sul territorio. Bologna era presente con alcuni sacerdoti etnici. Sono quindi emerse alcune problematiche concernenti la loro presenza ed attività. Certo, in questa prima tornata di dialogo l’immigrazione ha avuto comprensibilmente le maggiori attenzioni.
Mons. Negri, che già inizialmente aveva chiarito la simultanea attenzione a due aspetti od esigenze delle migrazioni (uno preponderatamente sociale di accoglienza ed integrazione da seguire assieme alla società civile e l’altro tipicamente nostro, quello pastorale), ha poi riassunto i principali compiti del Centro Regionale Migrantes nella circolazione di informazioni ed esperienze, nella ricerca di momenti e temi unitari (come l’ecumenismo alla base), nella animazione diocesana ed ha prospettato un incontro allargato a settembre ove fare discernimento sulle esperienze emerse.
Quanto alla informazione, è stato ricordato di conoscere, di servirsi e, fin dove possibile, di collaborare alle due pubblicazioni annuali Dossier Statistico Immigrazione a cura di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, e Rapporto Italiani nel mondo a cura della Fondazione Migrantes, nonché di cooperare con tempestive informazioni o analisi alla rivista Servizio Migranti e all’agenzia di stampa settimanale Migranti-press, editi anche questi dalla Fondazione Migrantes.
Siccome don Sergio Aldigeri, nominato Direttore regionale dalla Conferenza Episcopale dell’Emilia-Romagna nel 1994 e riconfermato poi fino al 2010, ha chiesto di essere sollevato da questo impegno, anche per ragioni di salute, Mons. Negri ha manifestato il proposito di proporre a succedergli l’attuale Direttore diocesano di Ferrara, don Domenico Bedin (cfr. Migranti-press, n. 17).
“L’Europa delle persone in movimento”: VIII Congresso CCEE
“L’Europa delle persone in movimento. Superare le paure. Disegnare prospettive”. Su questo tema si è svolto dal 27 aprile al 1° maggio 2010 l’ottavo Congresso europeo sulle migrazioni promosso dal Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE) a Malaga, in Spagna. Per cinque giorni un centinaio di delegati, vescovi, il Presidente del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti, Mons. Antonio Maria Vegliò, i Direttori nazionali per la pastorale dei migranti (per l’Italia il Presidente della Commissione CEI per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes, Mons. Bruno Schettino, e il Direttore dell’Ufficio nazionale immigrati e profughi della Migrantes, p. Gianromano Gnesotto) ed operatori pastorali hanno discusso e lavorato sul fenomeno migratorio in Europa scambiandosi esperienze avviate dalle Chiese sul campo e delineando prospettive di impegno future.
Messaggio del Papa
I congressisti hanno ricevuto anche un messaggio di Papa Benedetto XVI che - in un telegramma a firma del Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone e indirizzato all’Arcivescovo Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti - incoraggia a proseguire l’impegno per una “adeguata azione pastorale” verso tutti coloro che “soffrono le conseguenze di aver dovuto lasciare la propria terra”. In risposta al S. Padre i partecipanti al Congresso hanno scritto: “Vogliamo ribadire che donne e uomini in emigrazione rappresentano una preziosa risorsa per lo sviluppo dell’intera famiglia dei popoli, grazie alle potenzialità umano-spirituali e culturali, di cui ciascuno è depositario” e proseguono: “desideriamo raccogliere la sfida di considerare le migrazioni moderne in luce positiva, come evento che interpella in modo particolare la responsabilità dei cristiani a svolgere un ruolo attivo nei progetti di accoglienza e di integrazione, promuovendo la cooperazione di tutti negli ambiti della politica e dell’economia” ed infine che “siamo consapevoli dell’importanza di puntare su strategie di integrazione, rispettando adeguati itinerari di intercultura e di dialogo e salvaguardando le legittime aspirazioni di tutti alla sicurezza e alla legalità”.
Messaggio alle Chiese e società europee
A conclusione del Congresso i partecipanti hanno inviato alle Chiese di Europa ed alla intera società un messaggio con il quale hanno inteso confermare ai migranti “ la nostra fraternità e la nostra solidarietà” affinché possano disporre di una “vita più umana e più degna per voi e per i vostri cari” e “testimoniare che è possibile considerare la presenza dei migranti in Europa come una carta vincente per il presente e per l’avvenire”.
“Rifiutando ogni atteggiamento di esclusione, - continua il messaggio- noi vogliamo dirvi che intendiamo costruire insieme l’avvenire d’Europa”, convinti che la loro presenza in Europa va considerata “come una risorsa per il presente e il futuro”. Infatti “in molti Paesi i migranti apportano un contributo positivo, e non solo economico, alle società che li sanno accogliere”. Pur nella consapevolezza che tale presenza “risveglia paure nelle opinioni pubbliche europee”, sollecitando talvolta “atteggiamenti di chiusura e di xenofobia, rafforzati dalla crisi economica che stiamo attraversando”. Ed il “pluralismo culturale” in atto, creatosi nel vecchio continente, è possibile gestirlo positivamente “ mediante l’incontro e il dialogo interculturale”. “La Chiesa cattolica nel suo insieme - prosegue il messaggio - con le sue tradizioni e i suoi differenti riti, porta il suo contributo per servire l’unità della famiglia umana, in Europa e al di là di essa”. E vengono indicati tre ambiti “dove è possibile forgiare la fraternità che noi vogliamo servire nel nome del Vangelo”: anzitutto la famiglia, “cellula di base della società” che “gioca un ruolo essenziale per l’integrazione” dei migranti, rappresentando “un clima di sicurezza e la stabilità affettiva dei suoi componenti”; in secondo luogo le comunità ecclesiali, particolarmente le parrocchie, che sono “invitate a rafforzare l’accoglienza dei fratelli e delle sorelle giunti da altri orizzonti culturali e religiosi” ed i movimenti cattolici che “divengano un segno profetico per le società chiamate a promuovere il dialogo interculturale”; infine come terzo ambito in cui creare “fraternità” la società, chiamata a gestire le migrazioni, “realtà complessa che include aspetti culturali, economici, giuridici, politici, sociali e religiosi”.
Il documento specifica che tutte le nazioni devono “impegnarsi nell’elaborazione di un quadro giusto affinché la dignità umana sia rispettata. E necessario anche che la comunità internazionale s’impegni a ridurre le cause di una migrazione forzata”.
Durante il Congresso i partecipanti hanno “ripreso coscienza insieme della realtà delle migrazioni in Europa”. Si contano oggi 34 milioni di immigrati, di cui 12 milioni di migranti interni, provenienti dai paesi dell’Unione Europea. Ma al di là delle cifre “ misuriamo- ci tiene a precisare il documento- il peso della sofferenza, della miseria e dello sconforto portato dai migranti”.
Il messaggio si conclude con un appello: “Vogliamo rivolgerci a voi, fratelli e sorelle migranti in Europa, particolarmente a coloro che vivono in situazioni precarie. Vi accogliamo perché crediamo che ogni essere umano abbia il diritto di essere accolto. Non ci importa la vostra origine, la vostra religione o la vostra cultura: voi siete stimati e amati da Dio. Tutti noi abbiamo dei doni da scambiare”.
Interventi
Il Congresso ha affrontato, con una riflessione realistica e minuziosa, la problematica della migrazioni in Europa, nella prospettiva e alla luce dell’antropologia cristiana. Il Card. Antonio Maria Rouco Varela, Arcivescovo di Madrid e Presidente della Conferenza Episcopale Spagnola (CES), nell’omelia conclusiva del 1° maggio ha constatato che a Malaga l’VIII Congresso europeo sulle migrazioni ha voluto “aprire i canali della carità di Cristo a quella che è già una moltitudine di nostri fratelli, gli emigranti”. Ed ha esortato le Chiese d’Europa a fare in modo che la vita degli immigrati e quella delle loro famiglie “si sviluppino con quel minimo di benessere che è proprio della dignità umana, in condizioni più propizie di quelle che riescono a ottenere nei loro Paesi di provenienza”.
Mons. Antonio Maria Vegliò ha parlato di una specie di “deriva etnica istituzionalizzata, che certamente non favorisce né l’approccio sereno degli autoctoni verso gli immigrati e neppure il processo di integrazione degli immigrati nel tessuto delle società di arrivo”. Ciò che preoccupa Mons. Vegliò è che “l’Europa sentendosi fortezza assediata, affronta sulla difensiva il fenomeno della mobilità. Viene, così, proposta e ribadita la trilogia inaccettabile immigrazione - criminalità e terrorismo - insicurezza”. Ne conseguono un atteggiamento e mentalità restrittive. Ma - ha ammonito -“ le misure punitive non bastano, spesso nemmeno scoraggiano nuove partenze, le rendono solo più pericolose o costose”. Ed è ancora “più dannoso - ha proseguito - portare avanti una strumentalizzazione politica delle migrazioni” tanto da sentire qualche affermazione come ‘ci vuole cattiveria con i clandestini’. Mentre “ci si dovrebbe chiedere come far incontrare la domanda e l’offerta di manodopera senza che i lavoratori stranieri debbano sempre passare per la porta dell’irregolarità”.
Il Card. Josip Bozanic, Arcivescovo di Zagabria (Croazia) e Vice-Presidente del CCEE, ha detto che “il cristiano non teme l’incontro con persone, culture e religioni. Egli per primo si riconosce raggiunto, incontrato da Cristo”. Il quadro che emerge dai flussi migratori in Europa “è complesso, in alcuni casi si fa addirittura preoccupante”. Ma il cristiano “non teme l’incontro” e la sua testimonianza “passa sempre attraverso l’esigente cammino di ricerca del bene per i fratelli, che ci spinge a conformare il nostro comportamento in base ai principi di fraternità e responsabilità, a promuovere l’incontro, il dialogo, l’accoglienza, l’ospitalità e a guardare soprattutto al bene integrale della persona, al bene della famiglia, alla ricerca della vera pace”.
Interventi sul tema della famiglia
La famiglia? E la realtà sociale più fortemente colpita e ferita dalla migrazione. Le comunità cristiane? Sono le prime ad impegnarsi per testimoniare che la fratellanza universale è possibile anche a costo di essere oggetto di stupore e di contestazione. La società? Deve prendere atto che il fenomeno migratorio non è una fase passeggera di un processo di integrazione, ma un fenomeno permanente. Così è emerso durante il Congresso promosso dal CCEE.
Mons. Cornel Damian, Vescovo ausiliare di Bucarest (Romania), ha detto che “in alcuni Paesi, come quelli recentemente usciti dalla dittatura o quelli della regione balcanica (Sud-Est Europa), la famiglia è solitamente numerosa e di conseguenza povera, senza prospettive di miglioramento delle condizioni di vita”. In genere, e sempre più spesso “è la giovane madre ad emigrare” che purtroppo poi “spesso cade nelle mani dei trafficanti”. Povertà, quindi, e poi violenza in famiglia, mancanza di un’educazione adeguata, l’influsso negativo di alcune persone… “La famiglia - ha concluso - richiede in genere una cura pastorale speciale sia nel Paese d’origine, sia nel luogo d’arrivo”.
Padre Gianromano Gnesotto, Direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale degli immigrati e profughi della Fondazione Migrantes, citando Convenzioni e Trattati internazionali, ha trattato il tema della famiglia migrante a partire dal diritto soggettivo dell’unità familiare ed ha specificato: “l’urgenza di disegnare prospettive per l’Europa delle persone in movimento, trova nella famiglia ricongiunta nei territori di accoglienza il superamento di almeno due prospettive fuorvianti: ritenere che l’immigrazione sia un fenomeno temporaneo e che sia un fenomeno da trattare con una logica emergenziale”. Ha ricordato i riferimenti essenziali al diritto soggettivo per la promozione e la tutela della famiglia migrante.
Per Mons. Jean-Luc Brunin, Vescovo di Ajaccio (Francia), una Chiesa che vuole essere accogliente nei confronti delle persone immigrate diventa, nelle nostre società europee, “oggetto di stupore, talvolta di incomprensione e di contestazione”. Ciò nonostante, “la Chiesa intende assumersi la propria responsabilità per elaborare una parola di speranza e promuovere un approccio positivo al fenomeno migratorio”. Le Chiese possono trovarsi “oggetto di accuse quando scelgono di fare eco alle parole di sofferenza e di disperazione dei migranti in situazioni difficili presso i responsabili politici, i servizi amministrativi o l’opinione pubblica”. Tuttavia “i cristiani devono avere il coraggio di trasformare la prova della migrazione in un’opportunità da cogliere per un avvenire armonioso…” anche se è un discorso “non immediatamente compreso”, anzi “controcorrente rispetto alle opinioni pubbliche ed alle posizioni politicamente corrette”.