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"Frontiere o barriere?": incontro col Superiore Generale dei Gesuiti
Promosso dal Centro Astalli nel quadro delle celebrazioni per la giornata MOndiale del Rifugiato
Fondazione Migrantes


334) “frontiere o barriere?” : incontro col superiore generale dei gesuiti


 


        Promosso dal Centro Astalli nel quadro delle celebrazioni per la Giornata Mondiale del Rifugiato


 


roma (Migranti-press) – Padre Adolfo Nicolás, dal gennaio scorso Superiore Generale della Compagnia di Gesù, ha incontrato operatori, volontari, amici e sostenitori del Centro Astalli in un incontro pubblico dal titolo “Frontiere o Barriere?”. E stata l’occasione per il centro Astalli – sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati – di celebrare la Giornata Mondiale del Rifugiato 2008. Il Padre Generale, intervistato da Aldo Maria Valli, giornalista del TG1 Rai, ha proposto ai presenti una riflessione sulle migrazioni nel mondo, sull’attuale concetto di frontiera, sul pericolo di chiusura da parte dei paesi industrializzati alle richieste di accoglienza dei migranti e sull’urgenza di ripensare l’educazione delle nuove generazioni.


 


Tema quest’ultimo quanto mai attuale per porre le basi di una società fondata su valori di Giustizia Sociale, capace di accogliere e di rispettare i diritti dei migranti, come ribadito dalla XXXV Congregazione della Compagnia di Gesù che ha portato all’elezione del nuovo Padre Generale.


In tale occasione i 226 gesuiti provenienti da tutto il mondo hanno discusso le sfide apostoliche che la Compagnia si troverà ad affrontare negli anni a venire. Tra queste è stata ribadita la priorità che la Compagnia dà al Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati, fondato nel 1981 dall’allora Padre Generale pedro Arrupe e oggi presente in 54 paesi in tutto il mondo, al fianco di chi, a causa di guerre e calamità naturali, persecuzioni e violazioni dei diritti umani si trova a dover scappare dalla propria terra per mettere in salvo la sua vita e quella dei propri cari.


 


Nel suo intervento Padre Nicolás si è spesso riferito alla sua lunga esperienza in Estremo oriente e particolarmente in Giappone, dove era giunto già nel 1960 prima ancora di essere sacerdote. Preziosi gli sono stati in particolare i quattro anni spesi a Tokio in una parrocchia di immigrati poveri. Il suo lavoro in questa parrocchia è stato difficile, ma è riuscito ad aiutare migliaia di immigrati provenienti dalle Filippine e da altri paesi asiatici sperimentando in prima persona le loro sofferenze.


 


I presenti hanno ascoltato con grande interesse quanto avviene nell’Estremo Oriente, ma con gli occhi fissi all’Europa.


Infatti da anni l’Europa è impegnata nella definizione di un quadro strategico in materia di immigrazione e asilo che lascia ormai poco spazio a iniziative autonome dei singoli stati. Ma quali sono i principi che ispirano queste politiche di indirizzo? E che impatto hanno sulla vita di chi fugge in cerca di protezione?


 


Arrivare in Europa è sempre più difficile, il numero dei rifugiati riconosciuti è in calo in tutta l’Unione. Eppure il numero di persone in fuga non è diminuito. E sempre più facile “morire di frontiera”, è sempre più facile restare bloccati in luoghi dove i diritti umani non sono tutelati e nessun riflettore si accende a documentare quello che accade. Anche se questi drammi avvengono all’esterno dei confini europei, essi sono in buona misura una conseguenza diretta delle politiche comunitarie.


 


L’enfasi che viene data alla gestione delle migrazioni e alla sicurezza può indurre a trascurare il fatto che la difesa dei confini ad ogni costo ha i suoi “effetti collaterali”: il sacrificio di molte vite umane, ma anche un tacito abbassamento degli standard di tutela dei diritti che dovrebbe preoccupare tutti i cittadini.