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L'INIZIAZIONE CRISTIANA ALLE PERSONE DISABILI
Orientamenti e Proposte
Anno 2004


Ufficio Catechistico Nazionale

PRESENTAZIONE


Giovanni Paolo II – nel messaggio inviato in occasione del giubileo della comunità con le persone disabili – prospetta a tutta la Chiesa una nuova "esigenza missionaria", oggi ritenuta improrogabile: è ormai maturo il tempo in cui tutte le nostre comunità parrocchiali assumano il coraggio di vincere la paura delle varie diversità, accogliendo nel proprio grembo di “madre” che nutre con la fede tutti i suoi figli, ogni persona con difficoltà esistenziale, e tra queste in modo privilegiato i fratelli disabili. 
In continuità con le precedenti indicazioni offerte dalla Conferenza Episcopale Italiana circa le persone disabili, l´Ufficio Catechistico Nazionale, con il suo Settore della catechesi dei disabili, ha promosso nelle diocesi varie iniziative di formazione catechistica e pastorale per l´animazione della comunità cristiana anche nei confronti di questi nostri fratelli e sorelle, secondo l’insegnamento dei Vescovi che ricordano come "il cristiano apprezza e ama la propria vita e quella degli altri, anche quando è sfigurata dalla sofferenza e appare assurda. Anzi, nella povertà e nella debolezza, riconosce una speciale presenza di Cristo e una possibilità preziosa di crescita e di fecondità spirituale" (CEI, "La verità vi farà liberi", 1024). 
Da tempo la cura pastorale delle persone disabili era quasi naturalmente affidata ad operatori specializzati, che spesso esprimevano uno specifico carisma nella Chiesa. La coscienza della Chiesa matura oggi il convincimento che tale  compito pastorale non può essere delegato solo ad alcuni. La comunità nel suo insieme dà voce a chi non ce l´ha, sa ascoltare chi non sente, solleva chi è caduto, sostiene chi è debole.
 E’ giunto il tempo per la comunità parrocchiale di riflettere sul significato ecclesiale della "presenza" delle persone disabili per accoglierle nel suo seno, per dar vita ad una sua "naturale" completezza: non si tratta solo di riconoscimento dei loro diritti di credenti; è soprattutto un bene per ogni credente, in cui far nascere il desiderio di instaurare relazioni di continuità e significatività, che fa superare il solo momento liturgico o catechistico o sacramentale, fino a farsi carico della persona disabile nella globalità dei suoi bisogni umani e religiosi. "Ogni battezzato, per il solo fatto stesso del battesimo, possiede il diritto di ricevere dalla chiesa un insegnamento ed una formazione che gli permettono di raggiungere una vera vita cristiana" (CT 14). L´integrazione nella comunità dei fratelli disabili rende veramente "integra la comunione ecclesiale". La comunità cristiana si fa profezia nel mondo della presenza di Cristo che porta la salvezza a tutti e stimola la comunità civile per interventi legislativi più pertinenti e garanti dei diritti di tutti.
 In tale prospettiva sarà proprio la fede a favorire una crescita in umanità, perché – come dice Giovanni Paolo II nella Redemptoris missio: "L´uomo è la principale via a Cristo". Estendendo questa attenzione ad ogni persona disabile, ci si deve far carico sempre di più della promozione umana e cristiana delle persone in situazione di difficoltà esistenziali.
 
Nell´anno internazionale dell´handicappato (1981), con un importante documento inviato alle Nazioni Unite, la Santa Sede affermava con coraggio: "è giunto il momento di ridefinire la libertà di un popolo, la sua adeguatezza nel rispetto dei diritti, proprio a partire dalla capacità di accogliere persone in difficoltà".
 In continuità con la cura materna espressa dalla Chiesa e mentre si riflette sul necessario “ripensamento” della pastorale della Iniziazione Cristiana, si vuole nuovamente sottolineare che i disabili sono nel cuore e al centro della Chiesa. L’attenzione si rivolge verso coloro che si trovano a vivere in situazioni di handicap, da considerare membri a pieno titolo della Chiesa, cioè soggetti non passivi all’interno della comunità cristiana, ma testimoni di fede ed annunciatori essi stessi del messaggio evangelico.
E’ un invito a non lasciare sole le persone disabili, ad essere loro vicine e a creare un clima nel quale tutti senza eccezione possano sentirsi a casa loro: in chiesa, nelle feste della comunità, nella preparazione e nella celebrazione dei sacramenti, in specie dell’Iniziazione Cristiana. Il “giorno del Signore” potrà così manifestare la variegata ricchezza e la presenza “in festa” di tutti i credenti in Cristo.